giovedì 12 febbraio 2009

Il caso

Londra vietata a Wilders, «nemico dell'Islam». Il deputato populista olandese non si piega: «Parto lo stesso. Vediamo se mi arrestano»

BRUXELLES — «La prossima settimana, il film sarà proiettato al Parlamento italiano»,
annuncia sicuro l'onorevole Geert Wilders dal suo sito Internet. E «il film» è quello che lui, deputato populista olandese, ha prodotto in proprio; lo stesso per cui, in queste ore, si vede ufficialmente rifiutato l'ingresso in Gran Bretagna: «Fitna», «Lo scontro», documentario che paragona il Corano, libro sacro dell'Islam, al «Mein Kampf» di Adolf Hitler. Il Parlamento europeo aveva già rifiutato il permesso per la proiezione, chiesta dal parlamentare leghista Mario Borghezio, e ora il ministero degli Interni britannico ha fatto lo stesso: bloccando il film ma anche il suo produttore, che aveva ricevuto un invito da un parlamentare inglese, lord Malcolm Pearson, del «partito indipendentista». Niente proiezione in una saletta-convegni della Camera dei Lord, com'era stato previsto, e niente via libera per il viaggio a Londra. Spiega una lettera spedita a Wilders da «Apollo House, Dipartimento Frontiere», e firmata da Irving N. Jones del ministero degli Interni: «Caro Signor Wilders... la sua presenza nel Regno Unito comporterebbe una minaccia presente, reale e sufficientemente seria contro uno dei fondamentali interessi della società... le sue dichiarazioni sui musulmani e le loro convinzioni, così come espresse nel suo film Fitna e altrove, minaccerebbero l'armonia della comunità e perciò la sicurezza pubblica». Lord Nazir Ahmed, un altro parlamentare britannico, di fede musulmana, aveva promesso di portare «diecimila fedeli» davanti allo storico edificio: e ripete che lo farà, se solo Wilders comparirà sulla riva del Tamigi. Ma come, protesta lord Pearson, quello inglese è «la madre di tutti i Parlamenti», e in Gran Bretagna, la culla della democrazia, non era mai accaduto che si chiudesse la frontiera a un parlamentare di un altro Paese europeo! Protesta anche il ministero degli Esteri olandese. E c'è chi chiede un intervento del primo ministro Balkenende. In Olanda, però, c'è anche chi ricorda certi violenti discorsi di Wilders, e il processo che gli pende sul capo ad Amsterdam per «incitamento all'odio e alla discriminazione contro i musulmani e la loro religione». Quanto a lui, ora annuncia: «Parto lo stesso, domani. Vedremo se mi ammanettano all'arrivo». E farà di tutto per partire, infatti, non si sa ancora se scortato o no: guardiaspalle armati lo accompagnano da quando denunciò di aver ricevuto minacce da parte di terroristi islamici, subito dopo l'omicidio del regista Theo Van Gogh. Su quella che sarà l'accoglienza all'arrivo, la lettera speditagli da Londra non lascia molti dubbi: «...Se l'agente dei controlli di frontiera lo riterrà opportuno, giudicando la sua esclusione dal territorio britannico motivata da ragioni di pubblica sicurezza, le sarà rifiutata l'ammissione a norma dell'articolo 19. Ha il diritto di presentare ricorso, al di fuori del Regno Unito». In Israele, dicono gli uomini di Wilders, non c'era stato invece nessun problema, e così sarà in Italia. Dove l'associazione che ha invitato Wilders lo definisce come «un antislamista vero, coriaceo».

Luigi Offeddu

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