ROMA - Il governo intende anticipare - tramite un decreto da approvare al prossimo Consiglio dei ministri - alcune misure contenute nel disegno di legge sulla sicurezza approvato dal Senato, tra cui quella che esclude la possibilità della concessione degli arresti domiciliari a chi è accusato di stupro (articolo 26 del ddl, un emendamento presentato dalla Lega). Lo ha anticipato il ministro dell’Interno Roberto Maroni, durante un colloquio telefonico con il sindaco di Roma Gianni Alemanno. Il ddl, approdato alla Camera dopo il via libera del Senato, sarà probabilmente modificato a Montecitorio, poi dovrà tornare nuovamente a Palazzo Madama per l'ok definitivo. Il governo intenderebbe, invece, dare una risposta immediata. Da qui l'anticipo dell'entrata in vigore della norma, che rende obbligatoria la custodia cautelare in carcere per chi commette questo tipo di reati, oltre ad altre misure come il gratuito patrocinio alle vittime e alla possibilità per i sindaci di avvalersi di «ronde» di volontari non armati (vedi la scheda con le misure previste dal decreto).
ALEMANNO: CERTEZZA DELLA PENA - Il provvedimento, secondo quanto si apprende, vuole essere un segnale forte dopo gli ultimi fatti di cronaca, con il moltiplicarsi dei casi di violenze sessuali in strada: solo nelle ultime ore i casi di Bologna, Roma e Milano. «Lunedì il ministero dell'Interno prenderà un'iniziativa molto forte, chiedendo di anticipare una serie di norme che sono garanzia della certezza della pena», ha annunciato Alemanno. Il sindaco di Roma, insieme al ministro delle Politiche comunitarie Andrea Ronchi, ha effettuato un sopralluogo al parco della Caffarella, teatro dell'ultimo stupro. Ronchi ha portato la «solidarietà del governo ad Alemanno, che sta facendo tantissimo per combattere la delinquenza». E contro le violenze sessuali, ha concluso, «il governo nelle prossime ore farà sentire la sua voce».
LE REAZIONI POLITICHE - Mentre la Lega annuncia una raccolta di firme per la castrazione chimica degli stupratori, dall'opposizione si moltiplicano le voci di critica per l'inadeguatezza delle misure del governo, mentre dalla maggioranza si levano voci in difesa del decreto sicurezza e accuse alla magistratura, accusata di eccessivo lassismo. Il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini parla apertamente di «fallimento»: «Nessuno può strumentalizzare gli atti di violenza che si ripetono nelle più grandi città italiane. Ma la frequenza con cui essi avvengono, a partire da Roma, dimostra che è giunto il momento della riflessione e dell'autocritica nella gestione della sicurezza. Le misure prese dal governo sono un fallimento o nella migliore delle ipotesi acqua fresca». Di fallimento parla anche Massimo Donadi, capogruppo dell’Italia dei Valori alla Camera: «Gli ultimi episodi di stupro sono terribili e dimostrano che il piano del governo per la sicurezza è fallito. Non faremo sciacallaggio come a suo tempo fece il centrodestra. È però evidente che gli spot del governo non bastano a risolvere i problemi. Questo governo da un lato fa demagogia, dall'altro taglia i fondi alle forze dell'ordine. È indispensabile, invece, aumentare finanziamenti e risorse per le forze dell'ordine».
DI PIETRO: «SERVONO LE INTERCETTAZIONI» - Il leader dell'Idv Antonio Di Pietro accusa governo e maggioranza di «predicare bene e di razzolare male»: «Siccome con il ddl del governo per intercettare ci dovranno essere "gravi indizi di colpevolezza", di fatto sarà impossibile usare questo indispensabile strumento di indagine per la violenza sessuale». Di Pietro fa notare che, nei casi di stupro, il più delle volte non si sa chi è il responsabile, e che per i reati commessi da ignoti il ddl prevede che il magistrato possa disporre l'intercettazione solo se è la vittima a farne richiesta e solo sulle sue utenze. «Nel caso delle ultime due ragazze violentate, ad esempio, mi sembra davvero difficile che gli stupratori si rifacciano vivi per telefono», commenta sarcastico Di Pietro.
BRUNETTA: MANCA COORDINAMENTO - Una voce fuori dal coro è quella del ministro della Pubblica amministrazione e Innovazione Renato Brunetta, che alla consueta rubrica radiofonica «Il Brunetta della domenica» su Rtl 102.5 ha lanciato una provocazione sullo scarso coordinamento delle forze dell'ordine. «A loro va il nostro plauso - ha precisato Brunetta -, ci sono però troppi corpi di polizia, spesso non coordinati tra loro. Tutti straordinari, ma è proprio necessario in questo paese avere tanti corpi di polizia con propri apparati, propria organizzazione e propri sistemi? Non sarebbe preferibile avere coordinamenti forti e non unici corpi, e poi via via specializzarli rispetto alle funzioni? Molto probabilmente, lo vedo anche da economista, si raggiungerebbe maggiore efficienza, minori costi, più operatività e più poliziotti e carabinieri per strada».
MINNITI: PRONTI A COLLABORARE - Molto critico contro il governo che ha praticato «tagli proprio sulla sicurezza», ma pronto al tempo stesso a tendere una mano per un «piano straordinario del territorio»: questa la posizione di Marco Minniti, ministro ombra Pd dell'Interno: «C'è una vera e propria emergenza nazionale nel campo della sicurezza e in particolare per la violenza contro le donne. Si è sbagliato a sottovalutare e si sta continuando a farlo. È evidente che prima di tutto c'è un problema di controllo del territorio in aree cruciali del Paese. La strada finora perseguita non ha dato risultati». Per Minniti, occorre «un piano straordinario per il controllo del territorio a partire dalle città, impegnando le forze di polizia e dotandole, anche attraverso un decreto legge, dei mezzi e degli uomini che possano renderlo concretamente operativo. Se il governo imboccherà questa strada, l'opposizione farà fino in fondo la sua parte».
VATICANO: NO REAZIONI A CALDO - Infine la posizione del Vaticano sull'argomento è stata espressa da monsignor Agostino Marchetto, segretario del Pontificio Consiglio per i Migranti: sì a leggi severe verso chi commette reati come lo stupro, ma «le reazioni a caldo non vanno bene» e l'emotività non deve prendere il sopravvento. «Credo sia lo Stato a dover decidere come reagire e le reazioni a caldo non sono in genere sempre le più opportune. Comprendo i sentimenti delle famiglie e dei cari, ma un governo certamente deve tener conto di un bene comune, nel contesto della ragionevolezza di una legge». L’arcivescovo esprime «grande pena verso le persone colpite e vittime di tali affronti e violenze». Monsignor Marchetto ritiene «giusto che coloro che commettono questi abusi siano puniti dalla legge. Ma la gente non cominci a farsi giustizia da sola, perché è un gravissimo danno per il bene comune ed è un infrangimento di quello che lo Stato è e deve essere, ovvero il difensore dei cittadini, specialmente dei più deboli. Occorre punire queste angherie, questi abusi, ma sarebbe sbagliato generalizzare. Non sono soltanto gli stranieri che fanno queste cose. E credo che il governo considererà tutti, tenendo presente che il male non è solo caratteristica degli stranieri».
3 commenti:
Ora si mobilitano tutti. Poi, passato lo stupro, gabbato il santo. L'ipocrisia vaticana sui "migranti" (che loro stessi sostengono, sennò bye bye ONG)è nauseante.
Leggi, ancora nuove leggi: speciali, eccezionali, ad personam! L'unico luogo dove verranno fatte valere saranno le aule delle facoltà di giurisprudenza: l'ennesima cattiveria contro gli studenti. Invece di fare ancora leggi, qualcuno prenda un bell'evidenziatore, metta bene in rilievo l'art. 101 Cost.; ci attacchi vicino un bel Post-it su cui farà notare che "soggetti soltanto alla legge" significa che alla legge bisogna sottomettersi, anche se soltanto ad essa; infine spedisca a tutti i signori magistrati una bella copia commentata del codice penale!
O se proprio non riescono a star senza legiferare, che abroghino le attenuanti generiche: dopo la (pessima) riforma (buonista) delle circostanze, tenere anche le generiche significa regalare le chiavi del carcere ai condannati!
Anzi, anzi: che si possano raccogliere le firme per un referendum abrogativo direttamente su internet?
Ma è inutile fare nuove leggi quando non si applicano nemmeno quelle già esistenti. Bisogna togliere di mezzo i magistrati che sbagliano anche soltanto una volta. E vediamo se poi cambiando gli esecutivi, le leggi funzionano.
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