Roma - Cambiare la normativa sul diritto di sciopero. Il governo ha fissato il prossimo traguardo e discuterà già domani in consiglio dei ministri si discuterà della bozza messa a punto dal ministro del Welfare, Maurizio Sacconi. Pareri positivi dal presidente della Camera, Gianfranco Fini, e, quel che è più importante, dal presidente della commissione di vigilanza sugli scioperi, Antonio Martone. Stop immediato, invece, da parte di Guglielmo Epifani, leader della Cgil.
La bozza Sacconi. "Entro un anno potrebbero già essere a regime le nuove regole per la proclamazione degli scioperi nel settore dei trasporti". Ad auspicarlo è il ministro Sacconi che si appresta a presentare il testo del ddl delega al governo che potrebbe iniziare il suo iter parlamentare a stretto giro di posta. "Entro un anno, se tutto andrà come deve andare, le nuove regole saranno a regime. Spero che il parlamento acceleri l’iter sulla base anche di una attenta valutazione delle esigenze delle parti sociali".
Fini apre. "È sempre più urgente avviare una riflessione sulla tenuta della vigente disciplina di settore per individuare lacune e prospettare ipotesi di adeguamento". Così il presidente della Camera interviene a proposito della riforma. Fini ha spiegato che: "Non si tratta ovviamente di soffocare il diritto di sciopero, ma di armonizzarlo con l’esercizio degli altri diritti di tutti i cittadini in un opera di bilanciamento che deve tenere conto dell’evoluzione sociale". Per Fini, infatti assumono sempre più rilevanza azioni di sciopero "di ampie dimensioni" per soddisfare pretese o che non rientrano nella disponibilità del datore di lavoro o frutto di astensioni spontanee "per reagire al mancato pagamento delle retribuzioni": due indici di un quadro "che tende a diventare sempre più critico" e dentro il quale trova difficoltà lo stesso sindacato. "La sfida che la politica deve saper affrontare consiste nel far progredire il nostro Paese sul piano dell’efficienza della qualità dei servizi assicurando - ha concluso Fini -, forme sempre più avanzate di effettivo godimento dei diritti costituzionali nel loro contenuto essenziale".
Il Garante d'accordo con Sacconi. Nel biennio 2007-08 sono arrivate alla commissione oltre 4mila dichiarazioni di sciopero (2.017 nel 2007 e 2.195 nel 2008) mentre gli scioperi effettivamente realizzati sono stati nel complesso 2.625, oltre la metà dei proclamati (1.286 nel 2007 e 1.339 nel 2008). Allo sciopero generale in particolare "si è fatto ricorso in misura come mai avvenuto in precedenza". Il presidente della commissione Antonio Martone di Vigilanza sugli scioperi ha citato gli scioperi dei lavoratori dell'Alitalia per sottolineare le "anomalie" e "l’inadeguatezza" della disciplina vigente. Il 30 novembre 2007 - ha ricordato Martone - sono stati soppressi 220 voli nonostante l’assenza di adesione allo sciopero dei lavoratori in turno. "Risultavano invece assenti per altri motivi - dice Martone - 263 lavoratori su 790 in turno e 749 assistenti di volo su 1.750 unità". Gli altri numeri parlano da soli. Nel 2008 sono stati effettuati 1.339 scioperi tra nazionali e locali, il 39% dei quali nei trasporti. La crescita complessiva rispetto ai 1.286 del 2007 è stata del 4%. Gli stop del lavoro con rilevanza nazionale sono stati 201, 77 dei quali nei trasporti con una crescita significativa rispetto ai 165 del 2007. Hanno scioperato soprattutto i lavoratori del trasporto aereo con 130 fermate nel complesso e 57 di rilevanza nazionale (quasi una ogni sei giorni) in forte crescita rispetto alle 39 del 2007 soprattutto a causa della vicenda Alitalia.
Lo stop della Cgil. Altolà della Cgil al governo sulla riforma del diritto di sciopero. "Stia attento - dice il leader, Guglielmo Epifani - perché in materia di libertà del diritto di sciopero costituzionalmente garantito bisogna procedere con molta attenzione. Se c’è qualcosa da aggiustare rispetto a una normativa già rigida eventualmente lo si può vedere - aggiunge -. Ma se si vogliono introdurre forzature che limitano poteri e prerogative è altra questione. Se intende, partendo dal problema del rispetto dei diritti degli utenti, ridurre una libertà fondamentale, la Cgil si opporrà ora e dopo". Fa esempi concreti il leader della Cgil: "Non si può decidere con il 51% uno sciopero perché così l’altro 49% non può mai scioperare - spiega -, lo sciopero virtuale non può essere mai sostitutivo ma aggiuntivo. Il fatto poi di dichiarare prima individualmente la propria adesione può essere un modo di rendere inutile lo sciopero. Attorno ai questi nodi ruoterà il confronto se il governo intende aprirlo che su questo terreno deve stare molto attento".
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