martedì 17 febbraio 2009

Finalmente...


... la buona notizia è arrivata. Forza, ora non gli resta che salire a bordo di un aereo che lo porterà direttamente in Africa.

Dal Lingotto alle dimissioni: 20 mesi di passione.

Roma
- E' durata venti mesi l’avventura di Walter Veltroni: candidatosi nel giugno del 2007 alla guida del Pd, vincitore delle primarie nell’ottobre 2007, Veltroni si è dimesso oggi, dopo un ciclo di sconfitte aperto dal voto del 9 aprile 2008 e chiuso dalle regionali in Sardegna.

AL LINGOTTO: UNIRE GLI ITALIANI. Il 27 giugno 2007, Veltroni si candida alla segreteria del Pd con un discorso al Lingotto di Torino. Per Veltroni, il partito sarà la forza riformista che l’Italia non ha mai avuto; tra le righe c’è già la rottura con la sinistra.

LA VOCAZIONE MAGGIORITARIA DEL PD. Il 24 agosto 2007, Veltroni avverte gli alleati: il suo Pd andrà al voto da solo se non sarà possibile concludere un’alleanza politicamente omogenea.

IL TRIONFO DELLE PRIMARIE. Il 14 ottobre 2007 si tengono le primarie del Pd. Veltroni ottiene il 75,81 per cento. "Già oggi penso che siamo il primo partito italiano. Ora dobbiamo andare avanti".

INCORONATO DALL’ASSEMBLEA COSTITUENTE. Il 27 otobre 2007, l’assemblea costituente del Pd elegge Veltroni segretario del Pd, con Dario Franceschini vice. Il segretario conferma la vocazione maggioritaria e il rifiuto di alleanze non omogenee.

INCONTRO CON BERLUSCONI PER NUOVO BIPOLARISMO. Il 30 novembre 2007, Veltroni e Berlusconi trovano vari punti di convergenza in un incontro sulla legge elettorale, per un nuovo bipolarismo.

'SI PUÒ FARE' E' LO SLOGAN ELETTORALE. Il 10 febbraio 2008, a Spello (in Umbria), Veltroni lancia la campagna del Pd. "Si può fare" è lo slogan che ricalca lo "Yes, we can" di Obama. Il segretario conferma che l’Unione è finita. Il 13 febbraio, conclude accordo per l’apparentamento con l’Idv di Di Pietro, il 21 febbraio intesa sulle candidature dei radicali nel Pd.

"IL CAPO DELLO SCHIERAMENTO A NOI AVVERSO". Il primo aprile, in un comizio a Frosinone, Veltroni afferma che "a novembre eravamo sotto di 22 punti, ora siamo lì lì", come dimostra il nervosismo del "leader dello schieramento a noi avverso", come chiama Berlusconi per tutta la campagna elettorale.

LA SCONFITTA. Il 14 aprile 2008 il Pd perde le elezioni: Veltroni rivendica «una grande rimonta» e promette un’opposizione "riformista" e "di responsabilità nazionale".

PROVE DI DIALOGO CON BERLUSCONI. Il 14 maggio 2008, in occasione del dibattito sulla fiducia alla Camera, Veltroni promette "un’opposizione civile e non pregiudiziale". Berlusconi risponde che non ci sarà alcun rifiuto pregiudiziale alle proposte del Pd. Il 16 maggio, quaranta minuti di colloquio fra i due a Palazzo Chigi.

INDIETRO NON SI TORNA. Il 15 maggio 2008, alla direzione del Pd, Veltroni difende le sue scelte ed in particolare la rottura con la sinistra radicale. "Indietro non si torna".

SI TORNA IN PIAZZA. Il 20 giugno 2008, davanti all’assemblea del Pd, Veltroni conferma la rottura del dialogo con il governo e annuncia una manifestazione contro il governo per l’autunno. L’assemblea, cui partecipano 562 delegati su circa 2800 componenti, elegge la direzione del partito. Resta fuori Parisi.

"L’ITALIA È MIGLIORE DELLA DESTRA CHE GOVERNA". Il 25 ottobre 2008 si tiene la manifestazione al Circo Massimo a Roma. Il Pd dichiara due milioni e mezzo di presenti. Per Veltroni, l’Italia è migliore della destra che la governa.

VINCE OBAMA, L’ARIA È CAMBIATA. Il 5 novembre 2008 Veltroni saluta la vittoria di Obama alla presidenza degli Stati Uniti con forte ottimismo. E afferma: "L’aria è cambiata".

INNOVARE O SCOMPARIRE. Il 19 dicembre 2008, dopo la sconfitta in Abruzzo e le inchieste su diversi amministratori locali, Veltroni afferma alla direzione del partito che il Pd deve innovarsi profondamente, se non vuole soccombere. Per D’Alema, finora il Pd è un amalgama mal riuscito.

LE DIMISSIONI DOPO SCONFITTA IN SARDEGNA. Oggi pomeriggio Veltroni, mette a disposizione il mandato dopo la sconfitta in Sardegna. Il coordinamento del partito gli chiede di restare, ma lui conferma le dimissioni.

6 commenti:

Massimo ha detto...

Eh no ! Eh no ! Ma quando mai lo ritroveremo un "condottiero" della sinistra cosi' felicemente (per noi) perdente ? :-)

Eleonora ha detto...

Ma dai, morto un papa se ne fa un altro. Gira gira sono tutti uguali in quel partito. ;)

Nessie ha detto...

Quoto Massimo. Un perdente è sempre meglio di un vincente e di un innovatore. Vedrete che si farà avanti la sinistra delle toghe capeggiata da Di Pietro. E allora saranno guai seri.

demiurgo77 ha detto...

Ora c'è la speranza (debole, inconsistente, illusoria) che l'Italia possa avere una opposizione capace di proporre alternative costruttive e che non sia solo un'antitesi sterile, un'ombra del governo. La speranza è l'ultima a morire. Ma, guardandosi intorno, con gli alfieri della sinistra che ci sono oggi, forse è meglio interrompere l'alimentazione assistita!

demiurgo77 ha detto...

Nessie mi ha preceduto di 2 minuti: così il mio intervento precedente suona in modo strano! Sento il bisogno di un'aggiustatina.
Di Pietro rappresenta l'ala radicale, giustizialista, massimalista, guerrafondaia. Non è nè a sinistra nè a destra: è contro! Certo ha un certo seguito nell'italiano col paraocchi e lo specchio davanti: esemplare molto diffuso a sinistra (lo sarebbe anche a destra se non ci costringessero quotidianamente a tenere alta la difesa e a guardarci costantemente intorno).
Ma non so se ci siano i numeri per far di Di Pietro una maggioranza di Governo o un partito trainante: il rischio peggiore in questo momento è D'Alema! Farabutto doppiogiochista, terzomondista, filopalestinese e, Massimo male, rivolto alla sinistra extraparlamentare (cioè tutti i trombati dalle ultime elezioni). Il rischio è un ritorno al passato più triste: a Prodi o a un suo fac simile!

Eleonora ha detto...

Ma infatti, penso anche io che Di Pietro non ha i numeri. Si, forse il pericolo è proprio D'Alema ma tanto, come dicevo a Massimo, gira gira è un casino che non si aggiusta