venerdì 20 febbraio 2009

Stupro

Primo interrogatorio in carcere per Karol Racz, 36 anni, che ha respinto ogni addebito. Domani l'udienza di convalida del fermo dei due uomini accusati di violenza sessuale e rapina aggravata. Roma, stupro al parco della CaffarellaUn romeno nega: "Queste cose non le faccio"

ROMA - "Io queste cose non le faccio. Quel pomeriggio ero nel campo di Torrevecchia, i miei amici lo possono confermare". Ha respinto ogni addebito Karol Racz, il 36enne romeno accusato di essere uno dei due stupratori della ragazzina di 14 anni nel parco della Caffarella mentre era in compagnia del suo fidanzato il giorno di San Valentino e sul quale pende anche il sospetto di essere l'aggressore di un precedente episodio a Primavalle. Interrogato nel pomeriggio nel carcere di Regina Coeli dal pm Vincenzo Barba il romeno, assistito dall'avvocato Lorenzo Lamarca, ha negato qualunque responsabilità nonostante sia stato tirato in ballo dal connazionale Alexandru Isztoika Loyos, 20 anni, che ha confessato dopo il confronto con le vittime. L'interrogatorio di oggi prelude a quello che ci sarà domani sempre nel carcere di Regina Coeli davanti al giudice delle indagini preliminari Valerio Savio che dovrà convalidare l'arresto dei due romeni accusati della gravissima aggressione. All'atto istruttorio parteciperà anche il pubblico ministero Vincenzo Barba il quale, dopo che la coppia sarà ascoltata dal giudice, proporrà le sue richieste. Oggi pomeriggio verso le 15.30 Barba si è recato nel carcere di Regina Coeli e ha interrogato Racz per circa un'ora. L'uomo, secondo quanto si è appreso, è apparso molto tranquillo confermando che la sera in cui avvenne il fatto era rimasto a casa sua nel campo rom di via Cesare Lombroso nella zona di Torrevecchia. Era in compagnia di amici i quali, secondo quanto ha detto al magistrato, potranno confermare le sue parole. Il pubblico ministero gli ha contestato però che l'altro indagato Loyos lo ha chiaramente accusato, ma lui ha detto di non capire perché lo abbia fatto, considerato che tra loro non c'è stato mai alcuno screzio e che si frequentavano. Hanno sempre abitato infatti nello stesso campo anche se in baracche diverse. Il magistrato gli ha chiesto allora perché il giorno dopo il fatto abbia deciso di lasciare Roma per raggiungere Livorno. "Ero alla ricerca di un lavoro, sapevo che da quelle parti c'era la possibilità di trovare qualcosa. Non stavo scappando da nulla". Si è appreso intanto che Racz non presenta alla mano alcuna menomazione (come invece era stato detto al momento dell'arresto) né avrebbe precedenti penali in Italia (si era però parlato di una sua condanna a tre anni di reclusione tra il '99 e il 2002 per furto, scontata in Romania). Circostanze e alibi riferiti da Racz sono ora al vaglio degli inquirenti che devono verificare che le sue parole corrispondano al vero.

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