martedì 24 febbraio 2009

Guantanamo

Nemici combattenti. Guantanamo, il detenuto liberato da Obama fu addestrato da Al Qaeda di Bernardino Ferrero

Tutti parlano di Binyam Mohamed, il primo detenuto di Guantanamo che sarà riconsegnato al governo inglese in ossequio al nuovo corso legalista del presidente Obama. Mohamed ha detto che in questi anni è stato torturato con “metodi medievali”. Non è nostra intenzione minimizzare la serietà degli abusi che il cittadino di origine etiopica può aver ricevuto durante la sua detenzione. Se è stato sottoposto al trattamento che descrive dobbiamo chiamarla con il suo nome. Tortura. Il “Weekly Standard” scrive che Mohamed è stato tagliuzzato con rasoi e coltelli in “aree sensibili” del corpo. La rivista americana avrebbe potuto risparmiarsi questo giro di parole per chiamare la parte ‘sensibile’ con il suo nome e cognome: il pene, il petto, lo stomaco. Ed è anche un po' meschino addossare tutta la colpa delle torture al Marocco, visto che gli avvocati del prigioniero hanno fatto sapere che il momento peggiore – per il loro assistito – fu quando si accorse che i suoi carceriere avevano ricevuto documenti e richieste precise dal governo inglese e da quello americano. Non possiamo verificare quanto siano fantasiose le memorie del prigioniero. Mohamed considera “tortura” anche l’essere stato costretto ad ascoltare musica rap ed heavy metal sparate ad alto volume. Probabilmente per un musulmano ortodosso sentire Bon Jovi è la cosa peggiore al mondo e, anche in questo caso, non è giusto scadere in uno spietato cinismo. In fondo anche per molti occidentali l’heavy metal è una tortura. Ma il punto è un altro. Dobbiamo ricordare perché Mohamed è stato arrestato, trasportato da un carcere all’altro, sottoposto a pressioni, interrogatori ed eventuali torture. Ci sono buone ragioni per ritenere che, prima della cattura, stava preparando un attacco sul suolo americano. Adesso sarà libero di fare propaganda a Londra, ma fino a qualche anno fa si aggirava al confine tra Pakistan e Afghanistan, preparandosi al Jihad. E chissà che in futuro non ci ripensi. Apprendiamo che Mohamed, nell’estate del 2001, raggiunse l’Afghanistan per disintossicarsi dalla scimmia di eroina. Questo l’alibi fornito in un primo momento agli investigatori. Quanto sia verosimile che un drogato scelga di recarsi nella patria dell’oppio per disintossicarsi è un mistero. In realtà, come ha ammesso sotto interrogatorio, era andato in Afghanistan per essere addestrato nei campi di Al Qaeda. Non era partito con l’intenzione di uccidere americani ma per ricevere un’istruzione militare per la guerra in Cecenia. Un suo avvocato ha detto che “Mohamed desiderava vedere con i suoi occhi i campi dei Talebani”. Il campo di al Farouq era uno dei centri di smistamento del terrorismo quaedista. Qui venivano educati i martiri per gli attacchi contro l’Occidente ed è da qui che passarono alcuni membri della cellula di Amburgo prima dell’attacco alle Torri Gemelle. Bin Laden visitava spesso il campo insieme a Khaled Sheik Mohammed che si occupava del reclutamento e di finanziare le missioni dei kamikaze all’estero, fornendogli qualche migliaio di dollari. Khaled Sheik Mohammed non è stato rilasciato. E’ ancora rinchiuso a Guantanamo. Qualche settimana fa ha dichiarato di voler essere condannato a morte: “Il mio sarà il primo Jihad giudiziario contro l’America”. Tornando al Mohamed che sarà liberato, è chiaro che nel campo non si veniva addestrati soltanto alla guerriglia in Cecenia ma anche, e soprattutto, a condurre operazioni contro gli Stati Uniti e i loro alleati. Lo stesso Bin Laden avrebbe avvertito Mohamed nell’estate del 2001: “Sta per succedere qualcosa di grosso”. Lasciato il campo, il giovane continuò a fare esperienza in Afghanistan combattendo a fianco dei Taliban contro l’Alleanza del Nord guidata dal generale Massud. Al suo ritorno a Kabul, avrebbe frequentato una scuola di perfezionamento sull’uso degli esplosivi, incrociandosi con Richard Reid, altra firma storica del terrorismo bombarolo. Infine, l’incontro con Abu Zubaydah. Secondo il governo americano, il gruppo di fuoco messo in piedi da Zubaydah – di cui faceva anche parte Mohamed – aveva come obiettivo di colpire per la seconda volta gli Usa dopo l’11/9. L’accusa parla di una “bomba sporca”, fatta di esplosivo e radiazioni, destinata al popolo americano. Durante il training, Mohamed avrebbe proposto l’idea di “attaccare le stazioni delle metropolitane americane”. Pensiamoci un attimo. La gravità di questi piani viene riportata difficilmente dai media, dai giornali e dalle agenzie stampa che stanno seguendo la notizia della liberazione di Mohamed. Ovviamente i suoi difensori controbattono che la confessione è stata estorta sotto tortura e quindi non vale niente. Eppure Mohamed ha conosciuto Khaled Sheik. Non era capitato per caso in Afganistan. Sottoposto ad interrogatorio tramite waterboarding, Khaled Sheik ha ammesso che esisteva un piano per colpire le metropolitane degli Usa e che ne aveva discusso proprio con Zubaydah e lo stesso Mohamed.

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