martedì 17 febbraio 2009

Sicurezza

Il testo anti-violenze. Aumenta da due a sei mesi la permanenza nei Cie. Il Colle frena, stop alle ronde. Immigrati trattenuti nei centri. Napolitano: sulle pattuglie serve l’ok del Pd. La norma via dal decreto

ROMA
—Via libera alla norma sulle espulsioni, frenata sulle ronde dei cittadini. Roberto Maroni sale al Quirinale per illustrare il decreto antistupri e dal capo dello Stato arriva un invito chiaro a trovare un accordo con l’opposizione prima di inserire nel provvedimento l’articolo che consente ai volontari il controllo del territorio. Il «no» del Partito Democratico e dell’Udc è esplicito, ma in realtà anche dalla maggioranza si levano numerose voci contrarie. E così al momento si è deciso di lasciarlo nel disegno di legge all’esame della Camera nelle prossime settimane. Sarà invece possibile la permanenza dei clandestini nei Cie, i centri di identificazione ed espulsione, per sei mesi e non due come previsto attualmente. Si tratta della norma che era stata bocciata dal Senato— in quel caso la previsione era di 18 mesi in base a quanto stabilito da una direttiva europea— e dunque era necessario avere un parere favorevole del Colle prima di riproporla in via d’urgenza, per non rischiare la bocciatura. Il ministro dell’Interno ha sottolineato al presidente Giorgio Napolitano la necessità di avere maggior tempo a disposizione per identificare gli stranieri che arrivano senza documenti e rimpatriarli. «Dobbiamo evitare—ha ribadito— che siano liberi di girare per le nostre città». Ed ha ottenuto un consenso di massima. Il testo che sarà portato al Consiglio dei ministri vieterà la concessione degli arresti domiciliari e di altri benefici a chi è accusato di violenza sessuale. Se la vittima ha meno di 14 anni scatteranno anche ulteriori aggravanti, in ogni caso sarà lo Stato ad accollarsi le spese legali delle parti civili. Saranno istituite strutture per l’assistenza e il sostegno a chi subisce uno stupro. Al capo dello Stato Maroni ha assicurato che verranno stanziate maggiori risorse per le forze di polizia, così come sollecitato dall’opposizione che ne ha fatto una pregiudiziale per votare la conversione in legge del decreto. Proprio ieri a Roma si è deciso di chiudere tre commissariati e sia il sindaco Gianni Alemanno, sia il presidente della Provincia Nicola Zingaretti hanno chiesto spiegazioni a Maroni sottolineando la «necessità di garantire uomini e mezzi per un controllo efficace del territorio». Una vigilanza che non si vuole invece affidare ai cittadini. Contro le ronde — fortemente sostenute dalla Lega—si schierano i partiti dell’opposizione con Massimo D’Alema che le definisce «un imbarbarimento del Paese con il rischio di far aumentare la violenza» e Antonio Di Pietro che parla di «grandissima eco mediatica e scarsissima efficacia sul campo». Netto è il «no» di Pier Ferdinando Casini, ma anche da numerosi parlamentari del Pdl si levano critiche dure, nonostante la norma — inserita nel disegno di legge — abbia già ottenuto nei giorni scorsi l’approvazione di Palazzo Madama. Il presidente del Senato Renato Schifani non è esplicito, ma sottolinea la necessità di «tenere i nervi saldi per evitare che qualcuno pensi di farsi giustizia da sé», mentre il ministro della Pubblica Amministrazione Renato Brunetta è chiaro: «Ronde? Ne amo solo una, ed è quella di Rembrandt, che è ad Amsterdam». Secondo il sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano, «si tratta di un provvedimento utile, visto che i cittadini non saranno armati e dovranno sempre ottenere l’autorizzazione del prefetto». Alemanno si dice invece «convinto che le ronde non servono ed è inaccettabile qualsiasi idea di giustizia fai da te».

Fiorenza Sarzanini

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