mercoledì 8 luglio 2009

Tutti contro tutti

«Gattopardi». «Notabili». Nel Pd volano pietre. Giorni di aspre polemiche e di accuse tra i Democratici. Il «caso Serracchiani» e la «nausea» di Marino.

Dice Piero Fassino, ex dalemiano pro-Franceschini: «Perché D’Alema si definisce uno statista e ha paura della Serracchiani?» e «perché (i dalemiani- bersaniani, ndr) hanno paura delle primarie?». Dice il dalemiano Pierluigi Bersani, pro-Bersani: «Basta con la storia dei signori delle tessere. Un partito senza tessere, che c... di partito è?». Nel Pd ci si insulta da settimane, gente perbene usa parolacce. Ex e non-ex si sono rimescolati in tre fazioni; e la litigiosità precongresso è intensa, e pubblica. Di volta in volta gli «altri» sono dei Gattopardi, dei soci di bocciofile disorganizzate, dei vecchi notabili cattivi, degli svaporati. E’ un «confronto franco», come auspicato da Dario Franceschini.

Molto franco, più che un’«alternativa culturale al berlusconismo», pare un’alternativa a Uomini e Donne di Canale 5. Chissà come faranno i partecipanti a ricompattarsi a fine ottobre. Perché entro il 10 i tesserati sceglieranno tre candidati; e poi, il 25, alle primarie, potranno votare tutti i simpatizzanti (negli Usa si fa il contrario; ma così è più divertente, forse). E già ora ci si attacca con passione, più che da partito a vocazione maggioritaria, da Sinistra Arcobaleno post-tracollo (e c’è chi si preoccupa, da lì son nati circa seicento micropartiti). E si discute su alcune aree tematiche, come: YouDario e gli altri Franceschini si è candidato con un videomessaggio: «Per cambiare. Per non riconsegnare il partito a quelli che c’erano prima di me». YouDario ha «stupito e dispiaciuto» dalemiani come Barbara Pollastrini: «Scarso stile».

E’ rimasto male anche D’Alema. Domenica ha detto: «E’ un vertice modesto se fa la guerra alle grandi personalità (come D’Alema, ndr) del partito, altro che innovatore». E gli amici americani di D’Alema si sono sganasciati sulle primarie Pd. Intanto Luciano Violante, aveva già attaccato: «Neanche in una bocciofila il segretario viene eletto da chi passa di lì, bisogna cambiare lo statuto». E via così. Caccia al perdente Secondo i dalemiani-bersaniani, il perdente è il segretario in carica. Il leader Max dopo le regionali perse nel 2000 si era dimesso da premier. Sottinteso: Franceschini sarebbe dovuto sparire dopo le Europee. I franceschiniani dissentono. La più cattiva, all’evento pro-Dario di Roma, è stata la sarda Francesca Barracciu. Per lei i rivali i sono «una classe dirigente col futuro alle spalle».

Per cui: «I morti seppelliscano i loro morti e sia consentito a questo partito di spiccare il volo». Poco dopo Sergio Chiamparino ammetteva triste: «Non abbiamo più l'orgoglio di essere dalla parte giusta». Ci sono troppe parti, in effetti. I vecchi e i nuovi Anche l’erodeputato ex Tg1 David Sassoli si preoccupava del team Bersani: «Non vorrei che girassero una nuova versione del "Gattopardo": notabili travestiti da innovatori». Intanto, veniva maltrattata Debora Serracchiani, diva al primo scivolone: «Sto con Franceschini perché è simpatico». Doveva essere una battuta, è successo il finimondo, Serracchiani ha fatto una figura da peso leggero, e poi «anche Totò e Tina Pica erano simpatici», ha notato il presidente della provincia di Roma Luca Zingaretti.

E poi la novità non è più Debora S., da qualche giorno. Marino, Marino, Marino E’ chirurgo-senatore-cattolico adulto Ignazio Marino, combattente per il testamento biologico e ora terzo candidato. Senza mezzi termini: «I nostri elettori sono stufi, delusi, nauseati dalle incertezze del Pd». Il suo sponsor nel partito è l’ex veltroniano Goffredo Bettini, la sua squadra (perplessa su Bettini) è quella dei "piombini", giovani o quasi, da Pippo Civati a Ivan Scalfarotto a Paola Concia. I suoi elettori potenziali — i delusi dal Pd — hanno qualche chance di sparigliare alle primarie aperte; così l’appoggio di Marino diventerebbe essenziale per il futuro segretario. I critici di Marino, ex popolari come Pierluigi Castagnetti, dicono che vuole solo «spostare (verso il laicismo, ndr) l’asse culturale del Pd». L’asse per la verità non si è ancora vista, o meglio ce ne sono svariate. Anche per questo si litiga (e i fans di Serracchiani su Facebook si consolano scrivendo che «simpatia», vuol dire «patire insieme»; ma anche divisi, ora, nel Pd).

Maria Laura Rodotà

2 commenti:

minimo ha detto...

Insomma un bel ginepraio, risibile direi. Se ci fosse un'altra stampa in Italia e una maggiore visibilità sui media, il catastrofico declino delle sinistre italiane accompagnate dalla polvere e dai frammenti di squillo e quotidiani stranieri sarebbe ancora più rumoroso. Ciao Eleonora

Anonimo ha detto...

Quoto Minimo. Stanno all'ammazzacaffè e manco se ne sono accorti. Rimane solo una bella partita a bocce...
Nico