BANGKOK - Una storia d'amore da rotocalco, un giovane sultano ereditario del Kelantan malese che incontra un'attraente modella sedicenne considerata tra le "cento donne più preziose dell'Indonesia" e la sposa nell'agosto 2007 alla presenza delle più alte personalità della politica e dell'aristocrazia malese. Ma la realtà era un'altra. Dopo un anno di clausura e sevizie, la ragazza fugge dalla stretta sorveglianza del potente marito e delle sue bodyguard dentro l'ascensore di un grattacielo di Singapore monitorato da telecamere collegate alla polizia. Ed è così che finisce l'inquietante fiaba del moderno Barbablù asiatico, al secolo principe Tengku Temenggong Mohammad Fakhry, 31 anni, e di Manohara Odelia Pinot, che oggi ne ha 17, figlia di una donna indonesiana e di un imprenditore franco-americano che tentò inutilmente di opporsi al matrimonio. La storia delle violenze subite dalla ragazza e dei suoi tentativi di fuga dalla reggia dell'isolata provincia nord orientale della Malesia circolava già da più di due mesi, sebbene gli annunci di querele e l'influenza della famiglia di lui (il padre Ismail Shah II è governatore del Kelantan e vanta una parentela con l'attuale premier malese) fossero riusciti finora a contenere lo scandalo. Ieri Manohara, "Colei che ruba il cuore", è ricomparsa però a Giakarta per raccontare in tv la drammatica vita di consorte-bambina chiusa in una stanza da letto regale e sorvegliata a vista da guardie armate, mentre il governo malese negava addirittura a sua madre Daisy il visto per visitarla ("sono fatti privati", aveva commentato un ministro di Kuala Lumpur). "Abusi e violenze sessuali erano una specie di routine quotidiana, e (il principe) lo faceva ogni volta che rifiutavo di avere rapporti...", ha rivelato l'ex modella. A un cronista che le domandava se fossero vere le voci di numerose ferite al seno, un'intimidita Manohara ha ammesso anche questo dettaglio: "Sì, è vero, certe parti del mio corpo sono state tagliate con un rasoio". La modella ha raccontato anche di iniezioni di potenti droghe ogni volta che tentava di scappare dalla reggia di Kota Bharu. Una sola volta Manohara era riuscita a fuggire e a raggiungere sua madre in Indonesia, ma venne rintracciata, rapita e riportata dal sadico consorte. Da allora usciva dal castello solo per partecipare a feste dell'alta società "con il sorriso stampato in volto - ha detto - per timore di ritorsioni violente". Finalmente a fine maggio l'occasione propizia, durante un viaggio medico a Singapore con il marito e il suocero-Sultano. Manohara fugge in ascensore lasciando le guardie del corpo reali con un palmo di naso sotto gli occhi delle telecamere collegate alla polizia già preavvisata. "Ora spero che anche altre ragazze segregate nelle case degli aristocratici malesi possano liberasi come me".
martedì 2 giugno 2009
Sultani
La malese Manohara fugge e racconta in tv la sua odissea". Mi tagliava parti del corpo con il rasoio". Come è scappata. Il sultano e la modella in fuga "Seviziata per un anno intero" di Raimondo Bultrini
BANGKOK - Una storia d'amore da rotocalco, un giovane sultano ereditario del Kelantan malese che incontra un'attraente modella sedicenne considerata tra le "cento donne più preziose dell'Indonesia" e la sposa nell'agosto 2007 alla presenza delle più alte personalità della politica e dell'aristocrazia malese. Ma la realtà era un'altra. Dopo un anno di clausura e sevizie, la ragazza fugge dalla stretta sorveglianza del potente marito e delle sue bodyguard dentro l'ascensore di un grattacielo di Singapore monitorato da telecamere collegate alla polizia. Ed è così che finisce l'inquietante fiaba del moderno Barbablù asiatico, al secolo principe Tengku Temenggong Mohammad Fakhry, 31 anni, e di Manohara Odelia Pinot, che oggi ne ha 17, figlia di una donna indonesiana e di un imprenditore franco-americano che tentò inutilmente di opporsi al matrimonio. La storia delle violenze subite dalla ragazza e dei suoi tentativi di fuga dalla reggia dell'isolata provincia nord orientale della Malesia circolava già da più di due mesi, sebbene gli annunci di querele e l'influenza della famiglia di lui (il padre Ismail Shah II è governatore del Kelantan e vanta una parentela con l'attuale premier malese) fossero riusciti finora a contenere lo scandalo. Ieri Manohara, "Colei che ruba il cuore", è ricomparsa però a Giakarta per raccontare in tv la drammatica vita di consorte-bambina chiusa in una stanza da letto regale e sorvegliata a vista da guardie armate, mentre il governo malese negava addirittura a sua madre Daisy il visto per visitarla ("sono fatti privati", aveva commentato un ministro di Kuala Lumpur). "Abusi e violenze sessuali erano una specie di routine quotidiana, e (il principe) lo faceva ogni volta che rifiutavo di avere rapporti...", ha rivelato l'ex modella. A un cronista che le domandava se fossero vere le voci di numerose ferite al seno, un'intimidita Manohara ha ammesso anche questo dettaglio: "Sì, è vero, certe parti del mio corpo sono state tagliate con un rasoio". La modella ha raccontato anche di iniezioni di potenti droghe ogni volta che tentava di scappare dalla reggia di Kota Bharu. Una sola volta Manohara era riuscita a fuggire e a raggiungere sua madre in Indonesia, ma venne rintracciata, rapita e riportata dal sadico consorte. Da allora usciva dal castello solo per partecipare a feste dell'alta società "con il sorriso stampato in volto - ha detto - per timore di ritorsioni violente". Finalmente a fine maggio l'occasione propizia, durante un viaggio medico a Singapore con il marito e il suocero-Sultano. Manohara fugge in ascensore lasciando le guardie del corpo reali con un palmo di naso sotto gli occhi delle telecamere collegate alla polizia già preavvisata. "Ora spero che anche altre ragazze segregate nelle case degli aristocratici malesi possano liberasi come me".
BANGKOK - Una storia d'amore da rotocalco, un giovane sultano ereditario del Kelantan malese che incontra un'attraente modella sedicenne considerata tra le "cento donne più preziose dell'Indonesia" e la sposa nell'agosto 2007 alla presenza delle più alte personalità della politica e dell'aristocrazia malese. Ma la realtà era un'altra. Dopo un anno di clausura e sevizie, la ragazza fugge dalla stretta sorveglianza del potente marito e delle sue bodyguard dentro l'ascensore di un grattacielo di Singapore monitorato da telecamere collegate alla polizia. Ed è così che finisce l'inquietante fiaba del moderno Barbablù asiatico, al secolo principe Tengku Temenggong Mohammad Fakhry, 31 anni, e di Manohara Odelia Pinot, che oggi ne ha 17, figlia di una donna indonesiana e di un imprenditore franco-americano che tentò inutilmente di opporsi al matrimonio. La storia delle violenze subite dalla ragazza e dei suoi tentativi di fuga dalla reggia dell'isolata provincia nord orientale della Malesia circolava già da più di due mesi, sebbene gli annunci di querele e l'influenza della famiglia di lui (il padre Ismail Shah II è governatore del Kelantan e vanta una parentela con l'attuale premier malese) fossero riusciti finora a contenere lo scandalo. Ieri Manohara, "Colei che ruba il cuore", è ricomparsa però a Giakarta per raccontare in tv la drammatica vita di consorte-bambina chiusa in una stanza da letto regale e sorvegliata a vista da guardie armate, mentre il governo malese negava addirittura a sua madre Daisy il visto per visitarla ("sono fatti privati", aveva commentato un ministro di Kuala Lumpur). "Abusi e violenze sessuali erano una specie di routine quotidiana, e (il principe) lo faceva ogni volta che rifiutavo di avere rapporti...", ha rivelato l'ex modella. A un cronista che le domandava se fossero vere le voci di numerose ferite al seno, un'intimidita Manohara ha ammesso anche questo dettaglio: "Sì, è vero, certe parti del mio corpo sono state tagliate con un rasoio". La modella ha raccontato anche di iniezioni di potenti droghe ogni volta che tentava di scappare dalla reggia di Kota Bharu. Una sola volta Manohara era riuscita a fuggire e a raggiungere sua madre in Indonesia, ma venne rintracciata, rapita e riportata dal sadico consorte. Da allora usciva dal castello solo per partecipare a feste dell'alta società "con il sorriso stampato in volto - ha detto - per timore di ritorsioni violente". Finalmente a fine maggio l'occasione propizia, durante un viaggio medico a Singapore con il marito e il suocero-Sultano. Manohara fugge in ascensore lasciando le guardie del corpo reali con un palmo di naso sotto gli occhi delle telecamere collegate alla polizia già preavvisata. "Ora spero che anche altre ragazze segregate nelle case degli aristocratici malesi possano liberasi come me".
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