Atene è in balia dell’estremismo musulmano, ma potrebbe diventare come Kabul, con giovani islamici pronti a farsi saltare per aria in reazione alla presunta dissacrazione del Corano da parte di un poliziotto greco. Non si capisce bene se sia un avvertimento o una minaccia, ma Naim al Ghandour, presidente dell’Unione musulmana greca, ha ipotizzato scenari di terrore. «Come possiamo controllare degli arrabbiati ventenni afghani, che scendono in piazza cercando di morire in nome di Allah?», ha sentenziato il rappresentante della comunità islamica locale. Alla vigilia delle elezioni europee la situazione è degenerata con violenze in nome dell’islam e rappresaglie contro gli immigrati musulmani. La scintilla che ha fatto divampare le proteste è la denunciata dissacrazione dei versi del Corano, il libro sacro dei musulmani, da parte di un agente di polizia. Tutto ha avuto inizio durante un controllo in un caffè gestito da siriani ad Atene. Uno degli avventori, Mohammad Ateeq, di origini irachene, aveva una copia del Corano o una riproduzione dei suoi versi. Un agente di polizia, non ancora identificato, avrebbe strappato alcune pagine e gettato a terra i versi sacri dell’Islam. Infine ci sarebbe salito sopra con i piedi in segno di disprezzo. «Quest’atto ha creato odio in un paese che non aveva la reputazione di essere “nemico” nel mondo arabo e musulmano», si è messo subito a denunciare al Ghandour. Venerdì 22 maggio, giorno di preghiera e di lotta per i musulmani, circa 1.500 islamici sono scesi in piazza ad Atene armati di pietre e bastoni. I facinorosi puntavano al Parlamento e protestavano per la dissacrazione del Corano. Dal corteo si alzava il grido di guerra dei mujaheddin “Allah o akbar” (Dio è grande). Alcuni striscioni intimavano: «Giù le mani dagli immigrati». Solo ad Atene e dintorni si calcola che ci siano 400mila islamici legali o clandestini. Gli scontri del venerdì di passione sono iniziati con un assalto al cordone di poliziotti che difendeva il Parlamento. Gli agenti hanno risposto con candelotti lacrimogeni e granate assordanti. Respinto l’assalto, i mujaheddin d’importazione si sono scatenati distruggendo negozi, banche e ribaltando vetture in mezzo alla strada. I turisti fuggivano terrorizzati cercando rifugio negli alberghi. La guerriglia urbana in nome di Allah ha provocato l’arresto di 46 manifestanti. Sette islamici sono rimasti feriti ed altrettanti agenti hanno subito lesioni durante gli scontri. I soliti “cattivi maestri” hanno preso formalmente la distanze dalle violenze dei mujaheddin di Atene. Poi, però, sono partiti gli avvertimenti sempre più simili a minacce. I musulmani di Atene pregano in 120 luoghi di culto non riconosciuti. La richiesta di una moschea avanza a rilento, in uno dei paesi simbolo dei cristiani ortodossi. L’ancestrale avversità nei confronti della Turchia islamica non aiuta. Il vero problema, però, è la dilagante ondata di clandestini musulmani che arrivano non solo dal Nord Africa, ma pure dall’Irak, dal Pakistan e dall’Afghanistan. In Grecia vivono un milioni di immigrati, centomila dei quali sono clandestini secondo il ministero degli Interni. In città come Patrasso i giovani afghani in fuga dal loro paese sopravvivono in bidonville. In attesa di riuscire a nascondersi sotto i camion che si imbarcano sui traghetti diretti in Italia. Chi non ha nulla da perdere e proviene da una società fondamentalista non ci pensa due volte a scatenare la sua rabbia in piazza. Soprattutto se aizzato ad arte. Per questo Al Ghandour ha ventilato l’ipotesi dei giovani afghani pronti a morire nelle strade delle città greche in nome di Allah. Benzina sul fuoco viene lanciata dalle rappresaglie di cellule di estrema destra contro immigrati e islamici. Due settimane fa una delle pseudomoschee di Atene è stata incendiata e cinque immigrati del Bangladesh, che dormivano all’interno, sono rimasti feriti. I mujaheddin di Atene vogliono continuare le proteste ogni venerdì. Durante l’ultima manifestazione, il 29 maggio, appariva sempre più evidente l’infiltrazione di gruppi legati all’estrema sinistra. Sotto la copertura di associazioni antirazziste e pro immigrati tentano di cavalcare la protesta islamica per scagliarsi contro il governo greco di centrodestra in vista delle elezioni europee.
martedì 2 giugno 2009
Civiltà islamica
Atene come Kabul: la città in ostaggio degli estremisti islamici di Fausto Biloslavo
Atene è in balia dell’estremismo musulmano, ma potrebbe diventare come Kabul, con giovani islamici pronti a farsi saltare per aria in reazione alla presunta dissacrazione del Corano da parte di un poliziotto greco. Non si capisce bene se sia un avvertimento o una minaccia, ma Naim al Ghandour, presidente dell’Unione musulmana greca, ha ipotizzato scenari di terrore. «Come possiamo controllare degli arrabbiati ventenni afghani, che scendono in piazza cercando di morire in nome di Allah?», ha sentenziato il rappresentante della comunità islamica locale. Alla vigilia delle elezioni europee la situazione è degenerata con violenze in nome dell’islam e rappresaglie contro gli immigrati musulmani. La scintilla che ha fatto divampare le proteste è la denunciata dissacrazione dei versi del Corano, il libro sacro dei musulmani, da parte di un agente di polizia. Tutto ha avuto inizio durante un controllo in un caffè gestito da siriani ad Atene. Uno degli avventori, Mohammad Ateeq, di origini irachene, aveva una copia del Corano o una riproduzione dei suoi versi. Un agente di polizia, non ancora identificato, avrebbe strappato alcune pagine e gettato a terra i versi sacri dell’Islam. Infine ci sarebbe salito sopra con i piedi in segno di disprezzo. «Quest’atto ha creato odio in un paese che non aveva la reputazione di essere “nemico” nel mondo arabo e musulmano», si è messo subito a denunciare al Ghandour. Venerdì 22 maggio, giorno di preghiera e di lotta per i musulmani, circa 1.500 islamici sono scesi in piazza ad Atene armati di pietre e bastoni. I facinorosi puntavano al Parlamento e protestavano per la dissacrazione del Corano. Dal corteo si alzava il grido di guerra dei mujaheddin “Allah o akbar” (Dio è grande). Alcuni striscioni intimavano: «Giù le mani dagli immigrati». Solo ad Atene e dintorni si calcola che ci siano 400mila islamici legali o clandestini. Gli scontri del venerdì di passione sono iniziati con un assalto al cordone di poliziotti che difendeva il Parlamento. Gli agenti hanno risposto con candelotti lacrimogeni e granate assordanti. Respinto l’assalto, i mujaheddin d’importazione si sono scatenati distruggendo negozi, banche e ribaltando vetture in mezzo alla strada. I turisti fuggivano terrorizzati cercando rifugio negli alberghi. La guerriglia urbana in nome di Allah ha provocato l’arresto di 46 manifestanti. Sette islamici sono rimasti feriti ed altrettanti agenti hanno subito lesioni durante gli scontri. I soliti “cattivi maestri” hanno preso formalmente la distanze dalle violenze dei mujaheddin di Atene. Poi, però, sono partiti gli avvertimenti sempre più simili a minacce. I musulmani di Atene pregano in 120 luoghi di culto non riconosciuti. La richiesta di una moschea avanza a rilento, in uno dei paesi simbolo dei cristiani ortodossi. L’ancestrale avversità nei confronti della Turchia islamica non aiuta. Il vero problema, però, è la dilagante ondata di clandestini musulmani che arrivano non solo dal Nord Africa, ma pure dall’Irak, dal Pakistan e dall’Afghanistan. In Grecia vivono un milioni di immigrati, centomila dei quali sono clandestini secondo il ministero degli Interni. In città come Patrasso i giovani afghani in fuga dal loro paese sopravvivono in bidonville. In attesa di riuscire a nascondersi sotto i camion che si imbarcano sui traghetti diretti in Italia. Chi non ha nulla da perdere e proviene da una società fondamentalista non ci pensa due volte a scatenare la sua rabbia in piazza. Soprattutto se aizzato ad arte. Per questo Al Ghandour ha ventilato l’ipotesi dei giovani afghani pronti a morire nelle strade delle città greche in nome di Allah. Benzina sul fuoco viene lanciata dalle rappresaglie di cellule di estrema destra contro immigrati e islamici. Due settimane fa una delle pseudomoschee di Atene è stata incendiata e cinque immigrati del Bangladesh, che dormivano all’interno, sono rimasti feriti. I mujaheddin di Atene vogliono continuare le proteste ogni venerdì. Durante l’ultima manifestazione, il 29 maggio, appariva sempre più evidente l’infiltrazione di gruppi legati all’estrema sinistra. Sotto la copertura di associazioni antirazziste e pro immigrati tentano di cavalcare la protesta islamica per scagliarsi contro il governo greco di centrodestra in vista delle elezioni europee.
Atene è in balia dell’estremismo musulmano, ma potrebbe diventare come Kabul, con giovani islamici pronti a farsi saltare per aria in reazione alla presunta dissacrazione del Corano da parte di un poliziotto greco. Non si capisce bene se sia un avvertimento o una minaccia, ma Naim al Ghandour, presidente dell’Unione musulmana greca, ha ipotizzato scenari di terrore. «Come possiamo controllare degli arrabbiati ventenni afghani, che scendono in piazza cercando di morire in nome di Allah?», ha sentenziato il rappresentante della comunità islamica locale. Alla vigilia delle elezioni europee la situazione è degenerata con violenze in nome dell’islam e rappresaglie contro gli immigrati musulmani. La scintilla che ha fatto divampare le proteste è la denunciata dissacrazione dei versi del Corano, il libro sacro dei musulmani, da parte di un agente di polizia. Tutto ha avuto inizio durante un controllo in un caffè gestito da siriani ad Atene. Uno degli avventori, Mohammad Ateeq, di origini irachene, aveva una copia del Corano o una riproduzione dei suoi versi. Un agente di polizia, non ancora identificato, avrebbe strappato alcune pagine e gettato a terra i versi sacri dell’Islam. Infine ci sarebbe salito sopra con i piedi in segno di disprezzo. «Quest’atto ha creato odio in un paese che non aveva la reputazione di essere “nemico” nel mondo arabo e musulmano», si è messo subito a denunciare al Ghandour. Venerdì 22 maggio, giorno di preghiera e di lotta per i musulmani, circa 1.500 islamici sono scesi in piazza ad Atene armati di pietre e bastoni. I facinorosi puntavano al Parlamento e protestavano per la dissacrazione del Corano. Dal corteo si alzava il grido di guerra dei mujaheddin “Allah o akbar” (Dio è grande). Alcuni striscioni intimavano: «Giù le mani dagli immigrati». Solo ad Atene e dintorni si calcola che ci siano 400mila islamici legali o clandestini. Gli scontri del venerdì di passione sono iniziati con un assalto al cordone di poliziotti che difendeva il Parlamento. Gli agenti hanno risposto con candelotti lacrimogeni e granate assordanti. Respinto l’assalto, i mujaheddin d’importazione si sono scatenati distruggendo negozi, banche e ribaltando vetture in mezzo alla strada. I turisti fuggivano terrorizzati cercando rifugio negli alberghi. La guerriglia urbana in nome di Allah ha provocato l’arresto di 46 manifestanti. Sette islamici sono rimasti feriti ed altrettanti agenti hanno subito lesioni durante gli scontri. I soliti “cattivi maestri” hanno preso formalmente la distanze dalle violenze dei mujaheddin di Atene. Poi, però, sono partiti gli avvertimenti sempre più simili a minacce. I musulmani di Atene pregano in 120 luoghi di culto non riconosciuti. La richiesta di una moschea avanza a rilento, in uno dei paesi simbolo dei cristiani ortodossi. L’ancestrale avversità nei confronti della Turchia islamica non aiuta. Il vero problema, però, è la dilagante ondata di clandestini musulmani che arrivano non solo dal Nord Africa, ma pure dall’Irak, dal Pakistan e dall’Afghanistan. In Grecia vivono un milioni di immigrati, centomila dei quali sono clandestini secondo il ministero degli Interni. In città come Patrasso i giovani afghani in fuga dal loro paese sopravvivono in bidonville. In attesa di riuscire a nascondersi sotto i camion che si imbarcano sui traghetti diretti in Italia. Chi non ha nulla da perdere e proviene da una società fondamentalista non ci pensa due volte a scatenare la sua rabbia in piazza. Soprattutto se aizzato ad arte. Per questo Al Ghandour ha ventilato l’ipotesi dei giovani afghani pronti a morire nelle strade delle città greche in nome di Allah. Benzina sul fuoco viene lanciata dalle rappresaglie di cellule di estrema destra contro immigrati e islamici. Due settimane fa una delle pseudomoschee di Atene è stata incendiata e cinque immigrati del Bangladesh, che dormivano all’interno, sono rimasti feriti. I mujaheddin di Atene vogliono continuare le proteste ogni venerdì. Durante l’ultima manifestazione, il 29 maggio, appariva sempre più evidente l’infiltrazione di gruppi legati all’estrema sinistra. Sotto la copertura di associazioni antirazziste e pro immigrati tentano di cavalcare la protesta islamica per scagliarsi contro il governo greco di centrodestra in vista delle elezioni europee.
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