giovedì 5 febbraio 2009

La possibilità...

... di dover vegetare a forza su un lettino d'ospedale. Mi domando e domando a chi passa da qui anche per caso, che cos'è la VITA?
La vita per me è: avere la possibilità di lavorare, di amare qualcuno, di poter stare coi miei cari, di poter uscire con gli amici, di meravigliarmi davanti ad un tramonto, di rabbrividire perchè fa freddo, di poter guardare il mare, di viaggiare, di poter parlare con la gente, di poter mangiare ciò che voglio, di poter giocare col mio cane e col mio criceto, di andare a pagare le bollette, gustarmi un gelato... Eluana queste cose le può fare?

4 commenti:

sinedie ha detto...

No Eluana non le può fare. Senti è un argomento terribile in tutti i sensi: comunque lo si giri è troppo intimo, affettivo, tocca l'etica di ognuno di noi. Questo è il problema che lo rende tanto "scandaloso"; però certe affermazioni che puoi leggere in giro sul web o sul sito degli UAAR http://www.uaar.it/news/ sono incredibili: Il silenzio è d'oro in certi momenti.

Eleonora ha detto...

No, no, su quel sito non ci vado. Sicuramente diranno grosse cretinate. Gli estremismi mi piacciono poco. Io posso dirti che sono assolutamente contro l'accanimento terapeutico in ogni sua forma. E il caso di Eluana è accanimento terapeutico. In 17 anni non è mai migliorata, e anzi. Non credo stia bene come vogliono farci credere. E' un tema scottante. Sono solidale col padre. E' giusto lasciarla andare? Non lo sa nessuno. E' giusto dal punto di vista umano, non credo sia una leggerezza vedere la propria figlia ridotta in quelle condizioni. E non è giusto usarla come cavia.

demiurgo77 ha detto...

A Eluana serve acqua e nutrimento: per il resto il suo corpo provvede a se stesso. Certo non mostra una vita attiva e interattiva ma non ha bisogno di un polmone d'acciaio, di una macchina cardiaca, di un'emodialisi. Tutto questo fa sì che non si possa parlare di accanimento terapeutico: il suo è un caso di alimentazione assistita. E interromperla significa lasciar morire di fame e di sete un corpo vivente. A parte questo?
Il caso è veramente problematico e insiste su una domanda esistenziale fondamentale: al di là della sua dimensione biomeccanica e biochimica, cos'è la vita? E ancora: cos'è l'anima? Dove risiede? La scienza può lecitamente intervenire e rispondere là dove non può scientificamente arrivare?
Certo è che in una società elementare Eluana sarebbe morta di fame e di sete; in una società senza le possibilità scientifiche che a noi sembrano più scontate, Eluana sarebbe morta, di fame e di sete.
Ancora un problema: in nessun caso la legge italiana permette ai medici di praticare l'eutanasia; quindi i magistrati hanno violato la legge per l'ennesima volta? Però la legge italiana tutela la libertà del cittadino di fronte alla cura che non può essere imposta: quindi i magistrati han fatto rispettare la volontà di Eluana? Ma la volontà deve essere autentica e personale nel momento della cura: qual è stato l'ultimo pensiero di Eluana prima di perdere coscienza, è stato conforme a tutte le discussioni avute in famiglia sul tema o, nel momento della verità, sperava di potersi risvegliare un giorno grazie alla scienza o ad un miracolo?
E ancora: la vita umana, il pensiero, i sentimenti si esprimono tutti attraverso il cervello? O il cervello è un organo fondamentale che però riassume vibrazioni e stimoli che sono la vita come sintesi di moti di ogni singola cellula?
Siamo di fronte a una tragedia moderna: quindi il silenzio è d'obbligo. Però, di tutta questa storia, troppa gente ha approfittato per sventolare bandiere: troppe a sinistra dove non si risparmiano mai di rispolverare i logori abiti positivisti e materialisti; troppe a Transtevere, dove tuttavia certi argomenti sembrano la risposta difensiva a una fretta culturale, una superficialità filoeutanasica. Anche il padre di Eluana, in tutta questa storia, mi ha dato un po' fastidio. Quali che siano le risposte alle varie domande esistenziali, Eluana era da sola con queste risposte, chiusa in una verità incomunicabile, l'unica ad aver voce in capitolo. Quali che fossero il dolore, il disagio, i motivi del padre di Eluana, egli avrebbe dovuto essere il primo a dimostrare il silenzio che chiedeva a tutti, posto che sua figlia era sola e avrebbe dovuto rispettare il mistero della sua solitudine, portando avanti la sua battaglia legale ma evitando di mostrarsi al pubblico come alfiere di una causa non sua.

Eleonora ha detto...

Infatti, il silenzio sarebbe d'obbligo in casi come questo. Ma se si mobilita prima un ministro e poi anche un premier, allora il silenzio non serve più anche a fronte di una decisione del tribunale. Purtroppo, Beppe Englaro risulta ancora essere il padre di Eluana, quindi è conseguenza alfiere di una sua causa e di nessun altro. Mi chiedo però, come mai adesso sappiamo che Eluana è "viva e vegeta"? Siamo così sicuri che ci stiano raccontando sia la verità? O si fa solo in modo di ritardare la sua sofferenza? Perchè in pochi lo sanno ma "vivere" stesa su un lettino è a tutti gli effetti una sofferenza.