martedì 3 febbraio 2009

Giustizia

A maggio 2003 sparò diversi colpi, ferendo anche il secondo malvivente. «Agì per vendetta»: chiesti 9 anni e mezzo per il tabaccaio che uccise un rapinatore. Il pm: vittima colpita mentre stava scappando. La Lega: «Indegno. Liberi stupratori, in cella onesto lavoratore»

MILANO - Nove anni e mezzo di carcere. È la condanna chiesta dal pm Laura Barbaini per Giovanni Petrali, il tabaccaio che il 17 maggio 2003 ha sparato contro due rapinatori, uccidendone uno e ferendo l'altro. Secondo l'accusa l'uomo, che deve rispondere di omicidio volontario e tentato omicidio, ha agito «per esercitare la sua vendetta personale». Il processo si svolge nell'aula della prima Corte d'Assise di Milano.

LEGA: «ONESTO LAVORATORE» - Un'ipotesi, quella della condanna a nove anni e mezzo di carcere, che non piace alla Lega. «Leggiamo con sgomento e incredulità la richiesta della pm Barbaini di una condanna a 114 mesi di reclusione per Giovanni Petrali, onesto lavoratore milanese che ebbe il torto di essere rapinato e picchiato da due balordi, dal cui attacco difese sé e la sua famiglia - attacca Matteo Salvini -. In un paese che lascia liberi terroristi e stupratori è indegno che ci sia qualche uomo di giustizia che vorrebbe far marcire in galera un uomo di 74anni più volte colpito e non difeso da nessuno».

LA RAPINA E L'OMICIDIO - A maggio del 2003 due malviventi, Alfredo Merlino e Andrea Solaro, tentarono di rapinare il bar-tabaccheria di Petrali, in piazzale Baracca a Milano. Il tabaccaio, oggi 74enne, reagì uccidendo Merlino e ferendo Solaro e la vicenda fece molto discutere. Nella requisitoria il pm ha parlato di una «reazione non necessitata» da parte di Petrali, nonostante le «modalità odiose» della rapina (i due spintonarono, schiaffeggiarono e colpirono con un pugno il tabaccaio). Secondo la ricostruzione del pm, Merlino è stato ucciso quando era all'esterno del locale e stava scappando. Opposta la versione della difesa, secondo cui il ladro sarebbe stato colpito dentro il locale. Anche il complice, secondo l'accusa, era sulla soglia e stava scappando quando è stato ferito a un polmone. Secondo il pm dunque non si può parlare di legittima difesa o di eccesso colposo in legittima difesa, in quanto mancano gli elementi di concretezza del pericolo e di necessità dell'azione. Nell'azione del tabaccaio Barbaini vede «una sconfitta dello stato di diritto» e la volontà di «farsi giustizia da se». Nella richiesta della condanna sono state comunque riconosciute le attenuanti generiche e della provocazione.

FRASI E GESTI DI VITTORIA - Nel parlare della «volontà omicidiaria» di Petrali, il pm ha citato le parole, riportate da testimoni, che il tabaccaio avrebbe pronunciato davanti ai due rapinatori a terra («Spero che moriate, questa volta ho colpito giusto») e di un «gesto furioso in segno di soddisfazione e vittoria» che avrebbe fatto alzando le mani. Il magistrato ha riferito di sette colpi esplosi dal revolver di Petrali (quattro dentro il locale e tre fuori), sparati anche a una distanza di cento metri dal bar, durante l'inseguimento. Per il pm i due «se ne stavano andando con i loro miserevoli mille euro (il bottino della rapina, ndr)». Petrali dunque avrebbe avuto «l'intervallo di tempo necessario per rendersi conto che stavano andando via, che il rapinatore ucciso era disarmato e che l'altro armato si era già allontanato». La sentenza del processo è attesa per il 12 febbraio. L'avvocato Stefano Ardizzoia, che rappresenta la famiglia di Alfredo Merlino, ha chiesto 50mila euro di provvisionale a carico dell'imputato e che venga confermato l'impianto accusatorio del pm. Stessa richiesta, ma con 20mila euro di provvisionale, da Chiara Antola, che rappresenta Andrea Solaro. Nella prossima udienza prenderà la parola la difesa dell'imputato, poi la Corte presieduta da Luigi Cerqua si ritirerà in camera di consiglio per il verdetto.

Mi congratulo con il MISEREVOLE pm che ha condannato chi giustamente ha cercato di difendere la sua proprietà. E gli auguro le peggiori cose del mondo. Continuo a ripetere che dei test psicologici prima di cominciare le loro carriere, dovrebbero essere obbligatori. Chè se qui si difendono e si scagionano le bestie, c'è più di qualcosa che non funziona. Oltre alla giustizia, anche i cervelli di troppi magistrati.

1 commenti:

Massimo ha detto...

Chi delinque deve mettere in conto la reazione delle vittime che non possono sapere cosa sia necessario per neutralizzarli. Ovvia la solidarietà al tabaccaio che, vista l'età, tanto non andrà in galera (a meno che non si applichi a lui la "teoria Priebke" ... ;-)