Roma - Il governo va avanti sul contributo per gli immigrati che richiedono il permesso di soggiorno: la tassa «è prevista in tutta Europa», ha chiarito ieri il ministro dell’Interno Roberto Maroni. Ma il balzello per gli extracomunitari è previsto anche da un emendamento (ritirato) del Pd. Colpo di scena. Mentre ieri Walter Veltroni commentava così il «contributo»: «Pagare i permessi di soggiorno? Uno spot demagogico». Scartabellando le correzioni al disegno di legge sicurezza in discussione al Senato, il presidente del gruppo leghista, Federico Bricolo, ha trovato una pepita parlamentare: «Siamo certi che rientreranno tutte le polemiche, anche quelle sul contributo a carico degli stranieri che chiedono e rinnovano il permesso di soggiorno - ha commentato divertito -. D’altra parte ci risulta che anche il Pd ha fatto una richiesta simile con un emendamento...». La carta preziosa è per l’appunto un emendamento, il numero 39.106 così come risulta agli atti del Senato, ritirato dal Partito democratico questa settimana ma depositato fino all’altro ieri e che infatti risulta ancora nell’elenco con titolo e nomi. Il primo firmatario è il senatore Alberto Maritati, a seguire compaiono le firme di Nicola Latorre, Felice Casson, Gerardo D’Ambrosio, Enzo Bianco per citarne alcuni. Non senatori di primo pelo, insomma. L’emendamento del Pd chiede di istituire il «fondo nazionale rimpatri» per finanziare i programmi di riaccompagnamento «volontario e assistito» dei clandestini che accettano di tornare nel loro Paese con un sostegno. Un incentivo all’autoespulsione. Ebbene, questo fondo rimpatri, secondo la proposta del Pd, sarà alimentato da «un contributo a carico dei datori di lavoro e degli stranieri richiedenti il rilascio o il rinnovo del permesso di soggiorno». La stessa «tassa» prevista dalla Lega, anzi, la stessa parola: «contributo» degli immigrati. E quindi di chi è lo «spot»? Del governo o dell’opposizione? Anzi, il Pd potrebbe chiedere i diritti di copyright al governo Berlusconi. Dopo aver previsto l’esborso per gli immigrati, nell’emendamento ritirato infatti si legge: «Con decreto del ministro dell’Interno, di concerto con il ministro dell’Economia e delle Finanze, sono determinati l’importo e le forme di versamento». Esattamente quello che prevede l’emendamento del governo al disegno di legge, che nella versione depositata al Senato non indica un ammontare preciso, ma parla genericamente del «versamento di un contributo». L’importo verrà fissato (come aveva suggerito anche il Pd) «con decreto del ministro dell’Economia e delle Finanze, di concerto con il ministero dell’Interno». L’emendamento del governo istituisce egualmente un «fondo rimpatri», anche se non viene inteso come cassaforte degli incentivi, ma come budget da distribuire alle questure per il riaccompagnamento dei clandestini. Il fondo rimpatri verrà alimentato dal 50% delle entrate arrivate dal «contributo» sui permessi. Ieri Maroni ha aggiunto qualche dettaglio in attesa della scrittura del decreto che fisserà i termini: il contributo «si aggirerà sui 200 euro al massimo». Una cifra lontana da quella richiesta da altri Paesi come l’Olanda, «che arriva al record di 800 euro. Noi ci adeguiamo a quello che fa l’Europa». Duecento euro è anche il contributo richiesto (già votato dal Senato) a chi fa domanda per la carta di soggiorno. Con un altro emendamento al disegno di legge sicurezza, il governo conferma inoltre l’introduzione del permesso di soggiorno a punti. Sarà questa la seconda novità sull’immigrazione del voto di febbraio (la discussione viene sospesa per lasciare il posto al federalismo fiscale). I «crediti» nel permesso di soggiorno erano già stati inseriti nel ddl, ma ora, con un emendamento, il governo conferma e fa un eccezione: questo sistema non coinvolgerà i richiedenti asilo. Lo straniero che presenta domanda dovrà sottoscrivere un «accordo di integrazione» con l’Italia che sarà «articolato per crediti», con l’impegno a sottoscrivere «specifici obbiettivi di integrazione». La «perdita integrale dei crediti» determina la «revoca del permesso di soggiorno».
venerdì 16 gennaio 2009
Tassa sull'immigrazione
La tassa per gli extracomunitari? Sorpresa: l’aveva proposta il Pd Emanuela Fontana
Roma - Il governo va avanti sul contributo per gli immigrati che richiedono il permesso di soggiorno: la tassa «è prevista in tutta Europa», ha chiarito ieri il ministro dell’Interno Roberto Maroni. Ma il balzello per gli extracomunitari è previsto anche da un emendamento (ritirato) del Pd. Colpo di scena. Mentre ieri Walter Veltroni commentava così il «contributo»: «Pagare i permessi di soggiorno? Uno spot demagogico». Scartabellando le correzioni al disegno di legge sicurezza in discussione al Senato, il presidente del gruppo leghista, Federico Bricolo, ha trovato una pepita parlamentare: «Siamo certi che rientreranno tutte le polemiche, anche quelle sul contributo a carico degli stranieri che chiedono e rinnovano il permesso di soggiorno - ha commentato divertito -. D’altra parte ci risulta che anche il Pd ha fatto una richiesta simile con un emendamento...». La carta preziosa è per l’appunto un emendamento, il numero 39.106 così come risulta agli atti del Senato, ritirato dal Partito democratico questa settimana ma depositato fino all’altro ieri e che infatti risulta ancora nell’elenco con titolo e nomi. Il primo firmatario è il senatore Alberto Maritati, a seguire compaiono le firme di Nicola Latorre, Felice Casson, Gerardo D’Ambrosio, Enzo Bianco per citarne alcuni. Non senatori di primo pelo, insomma. L’emendamento del Pd chiede di istituire il «fondo nazionale rimpatri» per finanziare i programmi di riaccompagnamento «volontario e assistito» dei clandestini che accettano di tornare nel loro Paese con un sostegno. Un incentivo all’autoespulsione. Ebbene, questo fondo rimpatri, secondo la proposta del Pd, sarà alimentato da «un contributo a carico dei datori di lavoro e degli stranieri richiedenti il rilascio o il rinnovo del permesso di soggiorno». La stessa «tassa» prevista dalla Lega, anzi, la stessa parola: «contributo» degli immigrati. E quindi di chi è lo «spot»? Del governo o dell’opposizione? Anzi, il Pd potrebbe chiedere i diritti di copyright al governo Berlusconi. Dopo aver previsto l’esborso per gli immigrati, nell’emendamento ritirato infatti si legge: «Con decreto del ministro dell’Interno, di concerto con il ministro dell’Economia e delle Finanze, sono determinati l’importo e le forme di versamento». Esattamente quello che prevede l’emendamento del governo al disegno di legge, che nella versione depositata al Senato non indica un ammontare preciso, ma parla genericamente del «versamento di un contributo». L’importo verrà fissato (come aveva suggerito anche il Pd) «con decreto del ministro dell’Economia e delle Finanze, di concerto con il ministero dell’Interno». L’emendamento del governo istituisce egualmente un «fondo rimpatri», anche se non viene inteso come cassaforte degli incentivi, ma come budget da distribuire alle questure per il riaccompagnamento dei clandestini. Il fondo rimpatri verrà alimentato dal 50% delle entrate arrivate dal «contributo» sui permessi. Ieri Maroni ha aggiunto qualche dettaglio in attesa della scrittura del decreto che fisserà i termini: il contributo «si aggirerà sui 200 euro al massimo». Una cifra lontana da quella richiesta da altri Paesi come l’Olanda, «che arriva al record di 800 euro. Noi ci adeguiamo a quello che fa l’Europa». Duecento euro è anche il contributo richiesto (già votato dal Senato) a chi fa domanda per la carta di soggiorno. Con un altro emendamento al disegno di legge sicurezza, il governo conferma inoltre l’introduzione del permesso di soggiorno a punti. Sarà questa la seconda novità sull’immigrazione del voto di febbraio (la discussione viene sospesa per lasciare il posto al federalismo fiscale). I «crediti» nel permesso di soggiorno erano già stati inseriti nel ddl, ma ora, con un emendamento, il governo conferma e fa un eccezione: questo sistema non coinvolgerà i richiedenti asilo. Lo straniero che presenta domanda dovrà sottoscrivere un «accordo di integrazione» con l’Italia che sarà «articolato per crediti», con l’impegno a sottoscrivere «specifici obbiettivi di integrazione». La «perdita integrale dei crediti» determina la «revoca del permesso di soggiorno».
Roma - Il governo va avanti sul contributo per gli immigrati che richiedono il permesso di soggiorno: la tassa «è prevista in tutta Europa», ha chiarito ieri il ministro dell’Interno Roberto Maroni. Ma il balzello per gli extracomunitari è previsto anche da un emendamento (ritirato) del Pd. Colpo di scena. Mentre ieri Walter Veltroni commentava così il «contributo»: «Pagare i permessi di soggiorno? Uno spot demagogico». Scartabellando le correzioni al disegno di legge sicurezza in discussione al Senato, il presidente del gruppo leghista, Federico Bricolo, ha trovato una pepita parlamentare: «Siamo certi che rientreranno tutte le polemiche, anche quelle sul contributo a carico degli stranieri che chiedono e rinnovano il permesso di soggiorno - ha commentato divertito -. D’altra parte ci risulta che anche il Pd ha fatto una richiesta simile con un emendamento...». La carta preziosa è per l’appunto un emendamento, il numero 39.106 così come risulta agli atti del Senato, ritirato dal Partito democratico questa settimana ma depositato fino all’altro ieri e che infatti risulta ancora nell’elenco con titolo e nomi. Il primo firmatario è il senatore Alberto Maritati, a seguire compaiono le firme di Nicola Latorre, Felice Casson, Gerardo D’Ambrosio, Enzo Bianco per citarne alcuni. Non senatori di primo pelo, insomma. L’emendamento del Pd chiede di istituire il «fondo nazionale rimpatri» per finanziare i programmi di riaccompagnamento «volontario e assistito» dei clandestini che accettano di tornare nel loro Paese con un sostegno. Un incentivo all’autoespulsione. Ebbene, questo fondo rimpatri, secondo la proposta del Pd, sarà alimentato da «un contributo a carico dei datori di lavoro e degli stranieri richiedenti il rilascio o il rinnovo del permesso di soggiorno». La stessa «tassa» prevista dalla Lega, anzi, la stessa parola: «contributo» degli immigrati. E quindi di chi è lo «spot»? Del governo o dell’opposizione? Anzi, il Pd potrebbe chiedere i diritti di copyright al governo Berlusconi. Dopo aver previsto l’esborso per gli immigrati, nell’emendamento ritirato infatti si legge: «Con decreto del ministro dell’Interno, di concerto con il ministro dell’Economia e delle Finanze, sono determinati l’importo e le forme di versamento». Esattamente quello che prevede l’emendamento del governo al disegno di legge, che nella versione depositata al Senato non indica un ammontare preciso, ma parla genericamente del «versamento di un contributo». L’importo verrà fissato (come aveva suggerito anche il Pd) «con decreto del ministro dell’Economia e delle Finanze, di concerto con il ministero dell’Interno». L’emendamento del governo istituisce egualmente un «fondo rimpatri», anche se non viene inteso come cassaforte degli incentivi, ma come budget da distribuire alle questure per il riaccompagnamento dei clandestini. Il fondo rimpatri verrà alimentato dal 50% delle entrate arrivate dal «contributo» sui permessi. Ieri Maroni ha aggiunto qualche dettaglio in attesa della scrittura del decreto che fisserà i termini: il contributo «si aggirerà sui 200 euro al massimo». Una cifra lontana da quella richiesta da altri Paesi come l’Olanda, «che arriva al record di 800 euro. Noi ci adeguiamo a quello che fa l’Europa». Duecento euro è anche il contributo richiesto (già votato dal Senato) a chi fa domanda per la carta di soggiorno. Con un altro emendamento al disegno di legge sicurezza, il governo conferma inoltre l’introduzione del permesso di soggiorno a punti. Sarà questa la seconda novità sull’immigrazione del voto di febbraio (la discussione viene sospesa per lasciare il posto al federalismo fiscale). I «crediti» nel permesso di soggiorno erano già stati inseriti nel ddl, ma ora, con un emendamento, il governo conferma e fa un eccezione: questo sistema non coinvolgerà i richiedenti asilo. Lo straniero che presenta domanda dovrà sottoscrivere un «accordo di integrazione» con l’Italia che sarà «articolato per crediti», con l’impegno a sottoscrivere «specifici obbiettivi di integrazione». La «perdita integrale dei crediti» determina la «revoca del permesso di soggiorno».
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