Uno, cento, mille clandestini. Accomunati dalla protesta. Una protesta paradossale, perché nasce da persone fuorilegge: gente che non dovrebbe nemmeno trovarsi nel nostro Paese, ma che - non si sa in forza di quale «diritto» - si sente legittimata a scendere in piazza, minacciare, scagliarsi contro le forze dell’ordine. Sullo sfondo, il grande ricatto: «Riconoscete il nostro status di rifugiati politici, altrimenti...». E dietro quell’«altrimenti» c’è tutto il rischio di trasformare i centri di prima accoglienza in bombe pronte a esplodere il loro potenziale di violenza. È già accaduto in passato, accadrà ancora in futuro. Gli ultimi episodi? A Castel Volturno, Milano, Lampedusa e, appena ieri, a Massa. È la conseguenza di un problema-immigrazione diventato, strumentalmente, elemento di guerra politica tra fazioni. Chi chiede regole severe passa per «razzista», l’aggettivo preferito da quelli che, dopo ogni manifestazione (pacifica o no), si schierano dalla parte degli stranieri. Una forma di buonismo verso i «più deboli» che si trascina da anni con la sinistra sempre pronta a soffiare sul fuoco. E così, soffia oggi e soffia domani, i clandestini ora si sentono pienamente di «dovere» di far sentire la propria voce. Voce si fa per dire, considerato che nelle ultime 48 ore, a Lampedusa e a Massa, si è passati dalle parole ai fatti, con polizia e carabinieri costretti a caricare per arginare le intemperanze dei clandestini. Mentre sull'isola siciliana cresce la tensione a tal punto da spingere il Viminale a intensificare le misure di sicurezza, a Massa ieri e esplosa una rivolta nel centro della Croce rossa dove una cinquantina di clandestini erano stati trasferiti dal Centro di prima accoglienza (Cpa) di Lampedusa. I profughi hanno manifestato (senza autorizzazione) occupando piazza della Liberazione, nel centro di Massa, intorno alle 11, bloccando il traffico. Dopo essere stati più volte avvertiti di sgombrare la piazza, le forze dell'ordine hanno caricato i manifestanti che hanno cercato di opporsi sedendosi a terra. Durante l'intervento alcuni poliziotti sono rimasti feriti così come diversi manifestanti. Alcuni di questi sono stati prelevati dai carabinieri e dalla polizia, mentre una parte è stata scortata al centro della Croce rossa dove sono ospiti dal 3 agosto scorso 103 profughi: «Manifestiamo per il ritardo con cui le autorità italiane procedono nel riconoscimento dello status di rifugiato politico. Da oggi inizieremo anche lo sciopero della fame». Loro, i clandestini, pretendono che la questura gli consegni «subito» la patente di «perseguitato politico»; magari evitando inutili «perdite di tempo» in adempimenti burocratici come verifiche e accertamenti... Le cose non vanno meglio a Lampedusa: dopo la clamorosa fuga in massa dal centro di accoglienza di sabato scorso, si temono nuove rivolte. Sono state infatti rafforzate le misure di sicurezza per evitare ulteriori «evasioni» da parte dei 1318 ospiti della struttura: da ieri due camionette della polizia non perdono d’occhio il centro. Destinate a rilanciare la polemica sono anche le parole pronunciate ieri sera a Lodi dal ministro dell’Interno, Roberto Maroni: «In italia non esiste un’emergenza sicurezza, non esiste un’emergenza criminalità organizzata, esiste invece una emergenza immigrazione clandestina. Bisogna evitare inutili allarmismi e chiedere alle forze politiche di concentrarsi sulle emergenze vere e di evitare di polemizzare o creare allarmismi». Un discorso zeppo di parole come «emergenza», «allarmi» e «allarmismi» che la dice lunga sul caos del momento. Il responsabile del Viminale ha quindi evidenziato che nel 2008 la delittuosità generale in Italia è scesa dell’11,4% con una diminuzione del 20% delle rapine. In diminuzione anche le violenze sessuali che nel 2008 sono calate a 4.465 dell’8,8% con una discesa in valore assoluto di 432 unità. «L’immigrazione clandestina rimane una emergenza, dobbiamo agire con una forza straordinaria contro il traffico di esseri umani - ha continuato Maroni - e contro i reati connessi a questa immigrazione. Oggi sarò a Tunisi per la prima tappa di un giro tra i Paesi del Mediterraneo per rafforzare i nostri rapporti proprio al fine di contrastare l’immigrazione clandestina. I trafficanti devono sapere che chi arriva in Italia sarà rimpatriato. Noi garantiamo il diritto di asilo, ma chi non ha i requisiti per chiederlo sarà rimpatriato». Il commento della sinistra? Sempre lo stesso: «Misure di stampo razzista».
martedì 27 gennaio 2009
La colonizzazione
Ecco come i clandestini sono diventati i padroni delle piazze di Nino Materi
Uno, cento, mille clandestini. Accomunati dalla protesta. Una protesta paradossale, perché nasce da persone fuorilegge: gente che non dovrebbe nemmeno trovarsi nel nostro Paese, ma che - non si sa in forza di quale «diritto» - si sente legittimata a scendere in piazza, minacciare, scagliarsi contro le forze dell’ordine. Sullo sfondo, il grande ricatto: «Riconoscete il nostro status di rifugiati politici, altrimenti...». E dietro quell’«altrimenti» c’è tutto il rischio di trasformare i centri di prima accoglienza in bombe pronte a esplodere il loro potenziale di violenza. È già accaduto in passato, accadrà ancora in futuro. Gli ultimi episodi? A Castel Volturno, Milano, Lampedusa e, appena ieri, a Massa. È la conseguenza di un problema-immigrazione diventato, strumentalmente, elemento di guerra politica tra fazioni. Chi chiede regole severe passa per «razzista», l’aggettivo preferito da quelli che, dopo ogni manifestazione (pacifica o no), si schierano dalla parte degli stranieri. Una forma di buonismo verso i «più deboli» che si trascina da anni con la sinistra sempre pronta a soffiare sul fuoco. E così, soffia oggi e soffia domani, i clandestini ora si sentono pienamente di «dovere» di far sentire la propria voce. Voce si fa per dire, considerato che nelle ultime 48 ore, a Lampedusa e a Massa, si è passati dalle parole ai fatti, con polizia e carabinieri costretti a caricare per arginare le intemperanze dei clandestini. Mentre sull'isola siciliana cresce la tensione a tal punto da spingere il Viminale a intensificare le misure di sicurezza, a Massa ieri e esplosa una rivolta nel centro della Croce rossa dove una cinquantina di clandestini erano stati trasferiti dal Centro di prima accoglienza (Cpa) di Lampedusa. I profughi hanno manifestato (senza autorizzazione) occupando piazza della Liberazione, nel centro di Massa, intorno alle 11, bloccando il traffico. Dopo essere stati più volte avvertiti di sgombrare la piazza, le forze dell'ordine hanno caricato i manifestanti che hanno cercato di opporsi sedendosi a terra. Durante l'intervento alcuni poliziotti sono rimasti feriti così come diversi manifestanti. Alcuni di questi sono stati prelevati dai carabinieri e dalla polizia, mentre una parte è stata scortata al centro della Croce rossa dove sono ospiti dal 3 agosto scorso 103 profughi: «Manifestiamo per il ritardo con cui le autorità italiane procedono nel riconoscimento dello status di rifugiato politico. Da oggi inizieremo anche lo sciopero della fame». Loro, i clandestini, pretendono che la questura gli consegni «subito» la patente di «perseguitato politico»; magari evitando inutili «perdite di tempo» in adempimenti burocratici come verifiche e accertamenti... Le cose non vanno meglio a Lampedusa: dopo la clamorosa fuga in massa dal centro di accoglienza di sabato scorso, si temono nuove rivolte. Sono state infatti rafforzate le misure di sicurezza per evitare ulteriori «evasioni» da parte dei 1318 ospiti della struttura: da ieri due camionette della polizia non perdono d’occhio il centro. Destinate a rilanciare la polemica sono anche le parole pronunciate ieri sera a Lodi dal ministro dell’Interno, Roberto Maroni: «In italia non esiste un’emergenza sicurezza, non esiste un’emergenza criminalità organizzata, esiste invece una emergenza immigrazione clandestina. Bisogna evitare inutili allarmismi e chiedere alle forze politiche di concentrarsi sulle emergenze vere e di evitare di polemizzare o creare allarmismi». Un discorso zeppo di parole come «emergenza», «allarmi» e «allarmismi» che la dice lunga sul caos del momento. Il responsabile del Viminale ha quindi evidenziato che nel 2008 la delittuosità generale in Italia è scesa dell’11,4% con una diminuzione del 20% delle rapine. In diminuzione anche le violenze sessuali che nel 2008 sono calate a 4.465 dell’8,8% con una discesa in valore assoluto di 432 unità. «L’immigrazione clandestina rimane una emergenza, dobbiamo agire con una forza straordinaria contro il traffico di esseri umani - ha continuato Maroni - e contro i reati connessi a questa immigrazione. Oggi sarò a Tunisi per la prima tappa di un giro tra i Paesi del Mediterraneo per rafforzare i nostri rapporti proprio al fine di contrastare l’immigrazione clandestina. I trafficanti devono sapere che chi arriva in Italia sarà rimpatriato. Noi garantiamo il diritto di asilo, ma chi non ha i requisiti per chiederlo sarà rimpatriato». Il commento della sinistra? Sempre lo stesso: «Misure di stampo razzista».
Uno, cento, mille clandestini. Accomunati dalla protesta. Una protesta paradossale, perché nasce da persone fuorilegge: gente che non dovrebbe nemmeno trovarsi nel nostro Paese, ma che - non si sa in forza di quale «diritto» - si sente legittimata a scendere in piazza, minacciare, scagliarsi contro le forze dell’ordine. Sullo sfondo, il grande ricatto: «Riconoscete il nostro status di rifugiati politici, altrimenti...». E dietro quell’«altrimenti» c’è tutto il rischio di trasformare i centri di prima accoglienza in bombe pronte a esplodere il loro potenziale di violenza. È già accaduto in passato, accadrà ancora in futuro. Gli ultimi episodi? A Castel Volturno, Milano, Lampedusa e, appena ieri, a Massa. È la conseguenza di un problema-immigrazione diventato, strumentalmente, elemento di guerra politica tra fazioni. Chi chiede regole severe passa per «razzista», l’aggettivo preferito da quelli che, dopo ogni manifestazione (pacifica o no), si schierano dalla parte degli stranieri. Una forma di buonismo verso i «più deboli» che si trascina da anni con la sinistra sempre pronta a soffiare sul fuoco. E così, soffia oggi e soffia domani, i clandestini ora si sentono pienamente di «dovere» di far sentire la propria voce. Voce si fa per dire, considerato che nelle ultime 48 ore, a Lampedusa e a Massa, si è passati dalle parole ai fatti, con polizia e carabinieri costretti a caricare per arginare le intemperanze dei clandestini. Mentre sull'isola siciliana cresce la tensione a tal punto da spingere il Viminale a intensificare le misure di sicurezza, a Massa ieri e esplosa una rivolta nel centro della Croce rossa dove una cinquantina di clandestini erano stati trasferiti dal Centro di prima accoglienza (Cpa) di Lampedusa. I profughi hanno manifestato (senza autorizzazione) occupando piazza della Liberazione, nel centro di Massa, intorno alle 11, bloccando il traffico. Dopo essere stati più volte avvertiti di sgombrare la piazza, le forze dell'ordine hanno caricato i manifestanti che hanno cercato di opporsi sedendosi a terra. Durante l'intervento alcuni poliziotti sono rimasti feriti così come diversi manifestanti. Alcuni di questi sono stati prelevati dai carabinieri e dalla polizia, mentre una parte è stata scortata al centro della Croce rossa dove sono ospiti dal 3 agosto scorso 103 profughi: «Manifestiamo per il ritardo con cui le autorità italiane procedono nel riconoscimento dello status di rifugiato politico. Da oggi inizieremo anche lo sciopero della fame». Loro, i clandestini, pretendono che la questura gli consegni «subito» la patente di «perseguitato politico»; magari evitando inutili «perdite di tempo» in adempimenti burocratici come verifiche e accertamenti... Le cose non vanno meglio a Lampedusa: dopo la clamorosa fuga in massa dal centro di accoglienza di sabato scorso, si temono nuove rivolte. Sono state infatti rafforzate le misure di sicurezza per evitare ulteriori «evasioni» da parte dei 1318 ospiti della struttura: da ieri due camionette della polizia non perdono d’occhio il centro. Destinate a rilanciare la polemica sono anche le parole pronunciate ieri sera a Lodi dal ministro dell’Interno, Roberto Maroni: «In italia non esiste un’emergenza sicurezza, non esiste un’emergenza criminalità organizzata, esiste invece una emergenza immigrazione clandestina. Bisogna evitare inutili allarmismi e chiedere alle forze politiche di concentrarsi sulle emergenze vere e di evitare di polemizzare o creare allarmismi». Un discorso zeppo di parole come «emergenza», «allarmi» e «allarmismi» che la dice lunga sul caos del momento. Il responsabile del Viminale ha quindi evidenziato che nel 2008 la delittuosità generale in Italia è scesa dell’11,4% con una diminuzione del 20% delle rapine. In diminuzione anche le violenze sessuali che nel 2008 sono calate a 4.465 dell’8,8% con una discesa in valore assoluto di 432 unità. «L’immigrazione clandestina rimane una emergenza, dobbiamo agire con una forza straordinaria contro il traffico di esseri umani - ha continuato Maroni - e contro i reati connessi a questa immigrazione. Oggi sarò a Tunisi per la prima tappa di un giro tra i Paesi del Mediterraneo per rafforzare i nostri rapporti proprio al fine di contrastare l’immigrazione clandestina. I trafficanti devono sapere che chi arriva in Italia sarà rimpatriato. Noi garantiamo il diritto di asilo, ma chi non ha i requisiti per chiederlo sarà rimpatriato». Il commento della sinistra? Sempre lo stesso: «Misure di stampo razzista».
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