MILANO - Ore di tensione in città dopo lo sgombero, all'alba, di uno dei più noti centri sociali della città, il «Cox 18» di via Conchetta, zona Navigli. Circa 300 sostenitori, radunati da un appello online, hanno opposto resistenza alle forze dell'ordine e hanno improvvisato barricate con cassonetti e cartelli divelti sulla circonvallazione, per poi sfilare in corteo non autorizzato fino a Palazzo Marino, dov'era in corso la riunione del consiglio comunale. Il presidio ha bloccato piazza Scala, fermando i tram.
IL BLITZ - Al momento del blitz, avvenuto intorno alle 6.30 del mattino, nel complesso non c'era nessuno, ma dalle 9 in poi, all'esterno dello stabile, hanno cominciato a radunarsi esponenti dei centri sociali, raggiunti dal tam tam su Internet: «Non permettiamo l’ennesimo sgombero a Milano. Proviamo a opporci. Venite tutti». Ci sono state urla, spintoni, fumogeni e lancio di uova, bottiglie di vetro e rifiuti contro polizia e carabinieri che, in tenuta antisommossa, hanno formato un cordone all'esterno del centro sociale. Sono arrivati anche il consigliere regionale del Prc Luciano Muhlbauer e il consigliere provinciale di Sinistra critica Piero Maestri. A metà mattina si è formato un corteo composto da circa 300 persone, che hanno bloccato il traffico in piazza Serafino Belfanti con campane per la raccolta differenziata del vetro, cestini della spazzatura e altri materiali. Bloccata anche via Segantini con cartelli stradali e cestini divelti.
AGENTI CONTUSI - Nel corso di un’azione «di alleggerimento», un vicequestore aggiunto della polizia è rimasto leggermente contuso da un corpo contundente lanciato dai dimostranti. Il vicesindaco Riccardo De Corato ha comunicato che anche un vigile urbano è rimasto ferito dal lancio di un petardo ed è stato ricoverato per accertamenti.
IL CORTEO - Alle 15.30 circa è partito un corteo improvvisato composto da circa 300 partecipanti, che si sono diretti alla sede del Comune di Milano dietro lo striscione «Conchetta è nostra e la riprenderemo». Arrivati in piazza Scala, i manifestanti si sono diretti verso il cordone di poliziotti e agenti davanti all'ingresso del Comune; a dividere forze dell'ordine e manifestanti, due file di transenne. Ci sono stati fumogeni e lancio di petardi. «Siamo nello stabile di via Conchetta 18 da 32 anni, da quando lo abbiamo occupato mentre era di proprietà di un privato, dunque è nostro per usucapione», ha affermato Pino, dell’associazione «Cox Milano 2000», che gestisce la libreria e l’archivio Primo Moroni. Impegnato nella mediazione anche il segretario cittadino dei Ds Pierfrancesco Majorino. I partecipanti hanno chiesto, senza ricevere risposta, di essere ascoltati dal Consiglio Comunale; hanno quindi deciso di riunirsi in assemblea.
LA STORIA - Il «Cox 18» è uno dei luoghi di riferimento della cosiddetta sinistra antagonista e dell'anarchia milanese. Occupato nel 1989, ha una lunga storia di episodi, politici e di cronaca, tra sgomberi e rioccupazioni. Il 7 agosto 2004 fu teatro di una gigantesca rissa, che coinvolse circa un centinaio di persone per l'aggressione di un folto gruppo di naziskin. Nello scontro venne gravemente ferito a coltellate un giovane dei centri sociali. Per questo episodio vennero poi arrestati tre esponenti dell'estrema destra cittadina. Il centro sociale, comunemente chiamato «Conchetta», è noto tra l'altro per la nascita al suo interno di uno dei primi gruppi di hacker conosciuti in città. La Questura ha precisato che tutti gli oggetti che appartengono agli attivisti del centro sociale verranno tenuti da parte e messi nuovamente a loro disposizione. I locali verranno poi riconsegnati alla proprietà, il Comune di Milano.
L'APPELLO DI PERGOLA TRIBE - In coincidenza con lo sgombero del Cox 18, arriva l'appello del centro sociale Pergola Tribe, che il 30 Gennaio 2009 perderà lo stabile di via Angelo della Pergola. Lo stabile, occupato da un gruppo di ragazze nel 1990, è di proprietà di un privato, che tentò di rientrarne in possesso subito dopo l'occupazione ma alla fine stipulò un contratto di affitto. Il contratto è scaduto nel dicembre del 2006; da quel momento il centro sociale ha intrapreso una battaglia legale per resistere il più a lungo possibile allo sfratto, e contemporaneamente cercare un finanziamento per acquisire lo stabile. «Abbiamo trovato un finanziatore privato, che era disponibile a fare questo grosso investimento, con la garanzia di mantenere la destinazione d'uso a centro di aggregazione e culturale per il quartiere», scrive Pergola Tribe in una nota. «Ma anche davanti a questa nuova offerta, la proprietà ci ha detto picche, forte anche della sentenza di appello del tribunale, che non solo ribadiva che dovevamo abbandonare l'immobile, ma ci imponeva anche di pagare tutti i canoni d'affitto, anche se il contratto era scaduto, per tutto il tempo in cui eravamo rimasti nello stabile, un debito di quasi 100 mila euro (...). Per questa ragione non abbiamo potuto fare altro che accettare la proposta della proprietà, che azzera i debiti e tutte le pendenze legali a carico dei garanti, in cambio del rilascio dell'immobile, che avverrà il prossimo 30 gennaio. Un'altra vittoria per chi ha da anni messo le mani sulla città». Pergola Tribe organizza un ultimo open party, in tutti gli spazi della casa, per salutare tutti i suoi sostenitori.
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