Genova - «Là dove c’era l’erba ora c’è... una moschea». Ha fatto tutto da sola, con qualche suo collaboratore e senza consultare il consiglio comunale, il municipio di riferimento né i partiti di maggioranza che la sostengono. Marta Vincenzi, sindaco di Genova, dopo due anni e mezzo passati senza prendere una decisione strategica per la città ha pensato bene di cominciare con quello che la città non vuole: la moschea. La farà realizzare nel quartiere popolare del Lagaccio, sulle alture di Genova dove la visione del mare è «tappata» da una serie di palazzoni costruiti negli anni Settanta. In quell’area c’è un quartiere che attendeva da tempo una strada nuova, un centro sociale che potesse ospitare gli anziani e un’area attrezzata per i bambini. Proprio nella porzione di terra che il sindaco ha deciso di concedere in dote alla comunità islamica doveva nascere la nuova bocciofila. «Cadiamo dalle nuvole. I lavori sarebbero dovuti iniziare nelle prossime settimane, almeno così ci è stato detto pochi giorni fa dall’architetto del Comune che segue il progetto - racconta Francesco Risso presidente dell’associazione “Amici di via Napoli” -. Ci aveva detto che se il cantiere non era ancora partito è stato per colpa del tempo». Falso. Altro che bocce, invece dei campi in ghiaia arriverà una moschea sullo stile di quella di Roma: 650 metri quadrati divisi su tre piani. Avrà un minareto alto 15 metri e sulla sommità una mezza luna d’oro. Poi al piano terra una biblioteca, uffici, aule didattiche e spazi per negozi. Quindi la grande sala dove l’imam guiderà la preghiera. Insomma, niente che assomigli al gioco delle bocce. Anche se c’era un accordo nero su bianco che localizzava in quella zona una struttura per il quartiere. Ma Marta Vincenzi non dev’essersene curata molto di quello che pensano i residenti della zona (peraltro quartiere tradizionalmente di sinistra) visto che ieri, commentando la scelta del Lagaccio l’ha definita una «terra di nessuno, un non luogo della periferia urbana che trarrà benefici in termini di riqualificazione dall’intervento». Passati i complimenti per la stima che il sindaco ha di alcune zone della città che lei governa, c’è il consiglio comunale. Che ieri si è riunito ma che non ha avuto la possibilità di sentire dalla sua voce le motivazioni della scelta. Si è parlato di deiezioni canine, di raccolta dei rifiuti e di corsie stradali riservate agli autobus. Ma non una parola ufficiale sul centro di culto islamico. C’è stata la manifestazione dei militanti leghisti, presenti fuori dalla sede del Comune carichi di salami da regalare al sindaco. Super Marta li ha subito etichettati come persone «da buttare fuori da qui», mentre quando un cittadino si è messo a urlare alla Vincenzi che invece di occuparsi di moschee avrebbe potuto interessarsi di chi ha bisogno in città e dei posti di lavoro che mancano ha replicato: «Dillo a Berlusconi». Super Marta tira dritto anche di fronte alle perplessità espresse dagli stessi islamici. Abu Bakr Moretta della Comunità religiosa islamica italiana ha commentato: «Il rischio è che la moschea sia gestita da una comunità che non ha sufficiente maturità per discernere tra politica e religione e l’ha dimostrato nelle manifestazioni di piazza di questi giorni». Ma la campana sentita dal primo cittadino della Superba è quella di Salah Hussein capo della comunità islamica genovese che ieri, dopo aver disertato la preghiera multireligiosa in Sinagoga per il giorno della memoria (dove era stato invitato dal rabbino capo), ha incontrato Vincenzi per affinare il percorso per la costruzione della moschea. Intanto si mobilitano i cittadini. Domani la Lega Nord terrà una manifestazione di protesta proprio nell’area dove sorgerà la costruzione. Sabato mattina in via Venti Settembre, via principale di Genova, i consiglieri regionali di An, Forza Italia e Udc che si sono uniti in un comitato raccoglieranno le firme per indire un referendum popolare sulla moschea. Questo mentre i residenti del quartiere si stanno organizzando per creare un proprio comitato. Perché c’è ancora chi, alla mattina, preferisce essere svegliato dal canto del gallo piuttosto che da quello del muezzin.
mercoledì 28 gennaio 2009
Genova
Genova, al via i lavori per la mega-moschea di Federico Casabella
Genova - «Là dove c’era l’erba ora c’è... una moschea». Ha fatto tutto da sola, con qualche suo collaboratore e senza consultare il consiglio comunale, il municipio di riferimento né i partiti di maggioranza che la sostengono. Marta Vincenzi, sindaco di Genova, dopo due anni e mezzo passati senza prendere una decisione strategica per la città ha pensato bene di cominciare con quello che la città non vuole: la moschea. La farà realizzare nel quartiere popolare del Lagaccio, sulle alture di Genova dove la visione del mare è «tappata» da una serie di palazzoni costruiti negli anni Settanta. In quell’area c’è un quartiere che attendeva da tempo una strada nuova, un centro sociale che potesse ospitare gli anziani e un’area attrezzata per i bambini. Proprio nella porzione di terra che il sindaco ha deciso di concedere in dote alla comunità islamica doveva nascere la nuova bocciofila. «Cadiamo dalle nuvole. I lavori sarebbero dovuti iniziare nelle prossime settimane, almeno così ci è stato detto pochi giorni fa dall’architetto del Comune che segue il progetto - racconta Francesco Risso presidente dell’associazione “Amici di via Napoli” -. Ci aveva detto che se il cantiere non era ancora partito è stato per colpa del tempo». Falso. Altro che bocce, invece dei campi in ghiaia arriverà una moschea sullo stile di quella di Roma: 650 metri quadrati divisi su tre piani. Avrà un minareto alto 15 metri e sulla sommità una mezza luna d’oro. Poi al piano terra una biblioteca, uffici, aule didattiche e spazi per negozi. Quindi la grande sala dove l’imam guiderà la preghiera. Insomma, niente che assomigli al gioco delle bocce. Anche se c’era un accordo nero su bianco che localizzava in quella zona una struttura per il quartiere. Ma Marta Vincenzi non dev’essersene curata molto di quello che pensano i residenti della zona (peraltro quartiere tradizionalmente di sinistra) visto che ieri, commentando la scelta del Lagaccio l’ha definita una «terra di nessuno, un non luogo della periferia urbana che trarrà benefici in termini di riqualificazione dall’intervento». Passati i complimenti per la stima che il sindaco ha di alcune zone della città che lei governa, c’è il consiglio comunale. Che ieri si è riunito ma che non ha avuto la possibilità di sentire dalla sua voce le motivazioni della scelta. Si è parlato di deiezioni canine, di raccolta dei rifiuti e di corsie stradali riservate agli autobus. Ma non una parola ufficiale sul centro di culto islamico. C’è stata la manifestazione dei militanti leghisti, presenti fuori dalla sede del Comune carichi di salami da regalare al sindaco. Super Marta li ha subito etichettati come persone «da buttare fuori da qui», mentre quando un cittadino si è messo a urlare alla Vincenzi che invece di occuparsi di moschee avrebbe potuto interessarsi di chi ha bisogno in città e dei posti di lavoro che mancano ha replicato: «Dillo a Berlusconi». Super Marta tira dritto anche di fronte alle perplessità espresse dagli stessi islamici. Abu Bakr Moretta della Comunità religiosa islamica italiana ha commentato: «Il rischio è che la moschea sia gestita da una comunità che non ha sufficiente maturità per discernere tra politica e religione e l’ha dimostrato nelle manifestazioni di piazza di questi giorni». Ma la campana sentita dal primo cittadino della Superba è quella di Salah Hussein capo della comunità islamica genovese che ieri, dopo aver disertato la preghiera multireligiosa in Sinagoga per il giorno della memoria (dove era stato invitato dal rabbino capo), ha incontrato Vincenzi per affinare il percorso per la costruzione della moschea. Intanto si mobilitano i cittadini. Domani la Lega Nord terrà una manifestazione di protesta proprio nell’area dove sorgerà la costruzione. Sabato mattina in via Venti Settembre, via principale di Genova, i consiglieri regionali di An, Forza Italia e Udc che si sono uniti in un comitato raccoglieranno le firme per indire un referendum popolare sulla moschea. Questo mentre i residenti del quartiere si stanno organizzando per creare un proprio comitato. Perché c’è ancora chi, alla mattina, preferisce essere svegliato dal canto del gallo piuttosto che da quello del muezzin.
Genova - «Là dove c’era l’erba ora c’è... una moschea». Ha fatto tutto da sola, con qualche suo collaboratore e senza consultare il consiglio comunale, il municipio di riferimento né i partiti di maggioranza che la sostengono. Marta Vincenzi, sindaco di Genova, dopo due anni e mezzo passati senza prendere una decisione strategica per la città ha pensato bene di cominciare con quello che la città non vuole: la moschea. La farà realizzare nel quartiere popolare del Lagaccio, sulle alture di Genova dove la visione del mare è «tappata» da una serie di palazzoni costruiti negli anni Settanta. In quell’area c’è un quartiere che attendeva da tempo una strada nuova, un centro sociale che potesse ospitare gli anziani e un’area attrezzata per i bambini. Proprio nella porzione di terra che il sindaco ha deciso di concedere in dote alla comunità islamica doveva nascere la nuova bocciofila. «Cadiamo dalle nuvole. I lavori sarebbero dovuti iniziare nelle prossime settimane, almeno così ci è stato detto pochi giorni fa dall’architetto del Comune che segue il progetto - racconta Francesco Risso presidente dell’associazione “Amici di via Napoli” -. Ci aveva detto che se il cantiere non era ancora partito è stato per colpa del tempo». Falso. Altro che bocce, invece dei campi in ghiaia arriverà una moschea sullo stile di quella di Roma: 650 metri quadrati divisi su tre piani. Avrà un minareto alto 15 metri e sulla sommità una mezza luna d’oro. Poi al piano terra una biblioteca, uffici, aule didattiche e spazi per negozi. Quindi la grande sala dove l’imam guiderà la preghiera. Insomma, niente che assomigli al gioco delle bocce. Anche se c’era un accordo nero su bianco che localizzava in quella zona una struttura per il quartiere. Ma Marta Vincenzi non dev’essersene curata molto di quello che pensano i residenti della zona (peraltro quartiere tradizionalmente di sinistra) visto che ieri, commentando la scelta del Lagaccio l’ha definita una «terra di nessuno, un non luogo della periferia urbana che trarrà benefici in termini di riqualificazione dall’intervento». Passati i complimenti per la stima che il sindaco ha di alcune zone della città che lei governa, c’è il consiglio comunale. Che ieri si è riunito ma che non ha avuto la possibilità di sentire dalla sua voce le motivazioni della scelta. Si è parlato di deiezioni canine, di raccolta dei rifiuti e di corsie stradali riservate agli autobus. Ma non una parola ufficiale sul centro di culto islamico. C’è stata la manifestazione dei militanti leghisti, presenti fuori dalla sede del Comune carichi di salami da regalare al sindaco. Super Marta li ha subito etichettati come persone «da buttare fuori da qui», mentre quando un cittadino si è messo a urlare alla Vincenzi che invece di occuparsi di moschee avrebbe potuto interessarsi di chi ha bisogno in città e dei posti di lavoro che mancano ha replicato: «Dillo a Berlusconi». Super Marta tira dritto anche di fronte alle perplessità espresse dagli stessi islamici. Abu Bakr Moretta della Comunità religiosa islamica italiana ha commentato: «Il rischio è che la moschea sia gestita da una comunità che non ha sufficiente maturità per discernere tra politica e religione e l’ha dimostrato nelle manifestazioni di piazza di questi giorni». Ma la campana sentita dal primo cittadino della Superba è quella di Salah Hussein capo della comunità islamica genovese che ieri, dopo aver disertato la preghiera multireligiosa in Sinagoga per il giorno della memoria (dove era stato invitato dal rabbino capo), ha incontrato Vincenzi per affinare il percorso per la costruzione della moschea. Intanto si mobilitano i cittadini. Domani la Lega Nord terrà una manifestazione di protesta proprio nell’area dove sorgerà la costruzione. Sabato mattina in via Venti Settembre, via principale di Genova, i consiglieri regionali di An, Forza Italia e Udc che si sono uniti in un comitato raccoglieranno le firme per indire un referendum popolare sulla moschea. Questo mentre i residenti del quartiere si stanno organizzando per creare un proprio comitato. Perché c’è ancora chi, alla mattina, preferisce essere svegliato dal canto del gallo piuttosto che da quello del muezzin.
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