domenica 25 gennaio 2009

Lampedusa(2) campagna di disinformazione

Reportage tra gli immigrati in fuga dal Cpa di Lampedusa. L'alleanza con i cittadini: "In fondo abbiamo lo stesso obiettivo". Birre, canti in piazza e bivacchi. Vogliamo assaporare la libertà dal nostro inviato Francesco Viviano

LAMPEDUSA - "Il presidente Berlusconi ha detto che siamo liberi, che possiamo berci anche la birra e noi lo facciamo, ma non vogliamo restare ancora a Lampedusa, siamo stanchi, io sono qui da prima di Natale ed ancora non so che fine farò". Hamed, così dice di chiamarsi, è dentro il supermercato Insalaco, alla periferia del paese, con lui un'altra decina di nordafricani che si danno alla pazza gioia. Mangiano tonno in scatola e biscotti dopo settimane e settimane di "maccarroni" a colazione, a pranzo ed a cena. Gridano tutti in coro "Berlusconi libertà", qualcuno è già ubriaco e stenta a reggersi in piedi. Arriva il sindaco De Rubeis con il suo fuoristrada e va su tutte le furie. Alto più di due metri il sindaco prende il nordafricano di peso e lo carica nel bagagliaio dell'automezzo, ne prende un altro e glielo sistema accanto, poi annuncia che sospenderà la licenza al supermercato per almeno una settimana e riprende la sua marcia verso il centro di accoglienza dove in serata la gran parte dei clandestini sono rientrati. Alcuni hanno fatto la spesa e sono nascosti in alcune case nella periferia dell'isola, case di villeggianti che non vivono a Lampedusa. Altri, fino a tarda sera, bivaccavano ancora in piazza insieme ai promotori della lunga protesta nei confronti del ministro Maroni. Pare che siano amici da sempre, lampedusani e immigrati, familiarizzano, vanno a prendere qualcosa al bar, poi fanno un grande pranzo all'interno della tenda allestita davanti al Municipio di Lampedusa dove sindaco e consiglieri comunali continuano a consultarsi per vedere cosa fare davanti a questa emergenza che nessuno è più in grado di controllare. Cantano e brindano assieme, un paio di loro vengono accompagnati nelle case dei lampedusani dove, dopo settimane e settimane, fanno finalmente una doccia. "Fanno pena, noi non ce l'abbiamo con loro, anzi, noi vogliamo che il rischio che hanno corso per raggiungere l'Italia, abbia un senso, che vadano via dall'isola per cercare un lavoro nel nord o in Europa", dice un'anziana lampedusana che ha portato con se un giaccone del marito per regalarlo al clandestino che la segue come un cucciolo. I clandestini hanno ormai capito che possono entrare ed uscire come e quando vogliono, i 500 e passa tra bersaglieri, poliziotti e carabinieri, a quanto pare hanno ordine di non intervenire e non intervengono. Il controllo del territorio ed il recupero dei clandestini, di fatto è affidato all'iniziativa degli isolani, sindaco in testa, che però temono per la loro sicurezza. Alcune agenzie di stampa contribuiscono ad alimentare la tensione con notizie false: "I clandestini hanno saccheggiato i negozi, altri sono asserragliati dentro un ristorante". Tutto falso anche se il pericolo che qualcosa possa accadere è percepito da giorni e giorni. "Noi siamo abituati da sempre a dormire con le porte aperte e - dice il sindaco - , davanti a questa situazione dobbiamo prestare molta attenzione anche se, fino ad ora non si è verificato nessun incidente, ma il pericolo c'è ed è molto serio". Le vedette del sindaco, sparse su tutto il territorio, annunciano altri avvistamenti. "Ce n'è una decina che sta mangiando e bevendo davanti la villa di Claudio Baglioni, non sono entrati, ma potrebbero farlo", annunciano al telefonino. E le squadre di "recupero" dei lampedusani sgommano con le loro auto e si dirigono verso Cala Creta dove sorge la villa del cantante. "A noi piace Baglioni, in Tunisia le sue canzoni sono molto conosciute ed anche noi le abbiamo sentite molte volte. Abbiamo visto sui giornali la sua casa, è molto bella, ma non volevamo entrarci, volevamo soltanto guardarla da lontano..." dicono i nordafricani mentre vengono invitati a salire sulle automobili degli isolani per essere trasferiti al centro. Un'altra vedetta arriva con il fiato in gola nella tenda dei manifestanti ed annuncia che un paio di nordafricani sono stati intercettati dalla polizia e manganellati. Molti protestano, dicono che non possono picchiarli e si dirigono verso il luogo indicato. Ma ormai non c'è più nessuno e la polizia smentisce di avere usato la violenza. Ed a sorpresa, a tarda sera, la "pasionaria" di Lampedusa, la senatrice della Lega Angela Maraventano, da pochi giorni ex sindaco dell'isola per essere stata sfiduciata dal primo cittadino, Dino De Rubeis, sbarca nell'isola. È arrivata in gran segreto, con un Atr dei vigili del fuoco da Catania tutto per lei, ed è stata subito prelevata e scortata dai carabinieri che l'hanno accompagnata a casa. Nell'isola in rivolta e che accusa la sua ex "pasionaria" di averli traditi per avere sposato le decisioni del Ministro Maroni, tira brutta aria per lei. Ed i carabinieri le hanno consigliato di non uscire. Forse lo farà oggi, sfidando i suoi concittadini in un comizio pubblico proprio davanti al Municipio.

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