ROMA - Dopo l'accordo sulla riforma dei contratti di lavoro, sottoscritto tra Governo, Confindustria, Cisl, Uil e Ugl (con il no della Cgil) c'è stato il via libera definitivo al contratto dei ministeri e della scuola, per il biennio economico 2008-2009. La stipula, dopo l'ok del governo e della Corte dei Conti, è avvenuta all'Aran, l'agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni.
IL NO DELLA CGIL - I contratti, per entrambi i comparti, non sono stati sottoscritti dalla Cgil. Per quanto riguarda il contratto relativo al personale dei ministeri anche Rdb-Cub e Cse non hanno firmato.
AUMENTO MEDIO 80 EURO - «Non possiamo che esprimere un giudizio positivo. In un momento socio-economico così difficile si arriva alla sottoscrizione definitiva dei contratti con il pubblico impiego. Questo significa che, oltre al beneficio medio pro-capite di 80 euro, si restituiscono ai lavoratori i fondi tagliati per la produttività». Così il segretario generale della Uil-Pa, Salvatore Bosco, ha commentato la stipula definitiva del contratto 2008-2009 degli oltre 220 mila lavoratori dei ministeri, al termine dell'incontro all'Aran.
REFERENDUM 9-10 FEBBRAIO - Si terrà il 9 e il 10 febbraio un referendum tra i lavoratori dei ministeri, delle agenzie fiscali e degli enti pubblici non economici sulle ipotesi di contratto e sul contratto, nel caso dei ministeri, stipulato definitivamente venerdì dalla Cisl, dalla Uil e dalla Confsal, ma non dalla Cgil, dall'Rdb-Cub e dal Cse. Ad annunciarlo è stato il segretario nazionale della Fp-Cgil, Alfredo Garzi, al termine dell'incontro che si è tenuto presso all'Aran. «L'indicazione che daremo - ha affermato Garzi - è di esprimersi in modo contrario. Sono contratti che non garantiscono né difendono le retribuzioni rispetto all'inflazione, né sono in grado di ridare i soldi del salario accessorio che la legge 133 ha sottratto ai dipendenti pubblici, con i primi effetti sulle buste paga già da gennaio». Garzi ha infine considerato «grave» il fatto di procedere alla firma dell'accordo «mentre è in corso un referendum».
EPIFANI: «FATTO GRAVE» - Il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, ritiene che con le nuove regole dell'accordo quadro sulla riforma del sistema contrattuale firmato giovedì senza la Cgil si apre una stagione di «difficilissima gestione di tutte le vertenze. È una scelta, quella dall'accordo separato, che contiene un'idea di paura di fronte alla crisi e di divisione nel momento in cui c'è bisogno di unità nel Paese e tra i lavoratori», ha affermato Epifani nel corso di una riunione del gruppo dirigente della Cgil. «Non è mai accaduto che una revisione del quadro di regole contrattuali sia stata sottoscritta senza il consenso di una delle parti sociali fondamentali. Il testo approvato non contiene innovazioni di fondo, riduce in maniera strutturale il livello salariale e la funzione del contratto nazionale, non garantendo nemmeno il recupero pieno del potere d'acquisto e non scommette su un vero allargamento del secondo livello di contrattazione, determina condizioni di difficilissima gestione di tutte le vertenze che si apriranno e non definisce quel quadro condiviso in grado di dare alle imprese certezza effettiva delle regole e dello svolgimento dell'attività contrattuale».
0 commenti:
Posta un commento