Altro che gli oltre settecento milioni da dare a Carlo de Benedetti per il Lodo Mondadori! Altro che i tre milioni e mezzo al mese richiesti dalla moglie Veronica! Adesso Silvio Berlusconi dovrà restituire, ovviamente con gli interessi e calcolando tutti gli utili mai versati nel corso degli anni al socio occulto, i soldi che a detta di Massimo Ciancimino il padre Vito investì per la costruzione del complesso edilizio di Milano 2! Nella sua deposizione di fronte al processo Mori il giovani Ciancimino non ha indicato se la sua clamorosa rivelazione prelude ad una azione risarcitoria nei confronti del Cavaliere. Ma, considerando come Ciancimino junior tenga al denaro non avendo mai indicato con precisione dove si trovi il tesoro del babbo defunto e tenendo presente come la fortuna di Berlusconi nasca proprio dal successo di Milano 2, si può presumere che quanto prima il presidente del Consiglio si troverà a fronteggiare la richiesta di dividere a metà il proprio patrimonio, destinandone una parete ai figli di primo e di secondo letto e l’altra allo stesso Ciancimino. Ma come provare o verificare se effettivamente don Vito finanziò un Berlusconi all’inizio della sua avventura imprenditoriale prevedendo, quando nessuno lo avrebbe minimamente immaginato o sospettato, che con quei soldi il giovanotto brianzolo allora pieno di capelli avrebbe prima fatto fortuna con l’edilizia, poi sarebbe entrato nell’editoria, successivamente avrebbe inventato la televisione commerciale in Italia ed infine, si sarebbe buttato il politica con gli effetti che tutti conosciamo? Semplice, basta seguire il metodo inventato da Massimo Ciancimino per mettere insieme i ricordi d’infanzia e ricostruire l’intera carriera di mafioso del proprio padre. Basta, in sostanza, fare una bella seduta spiritica e parlare con il morto. Si può usare il pendolino, che come potrebbe riferire un personaggio autorevole come Romano Prodi, non manca mai di dare frutti ragguardevoli. Oppure si potrebbe ricorrere al classico tavolino a tre zampe. Che richiede tempi lunghi a causa del macchinoso meccanismo dei colpi con cui si determinano le lettere dell’alfabeto. O, in ultima analisi, si potrebbe ricorrere alla pratica della scrittura, con il medium che scrive sotto dettatura del defunto. Insomma, va bene qualsiasi sistema. Purché si mantenga e non venga sconfessata l’intuizione del giovane Massimo. Che di notte parla con il proprio papà ormai da tempo nella tomba e di giorno riporta i pezzi di conversazione notturna ai magistrati che indagano sull’inquinamento mafioso nelle vicende nazionali degli ultimi cinquant’anni. E’ per questo, infatti, che Massimo Ciancimino ricorda e rivela a spizzichi e bocconi nel corso degli anni. Un pezzo una volta, un altro pezzo un’altra. Il morto, infatti, non deve aver superato l’incazzatura di essere passato a miglior vita. E racconta i fatti di cui è stato protagonista al figlio senza rispettare la cronologia degli avvenimenti. Ma, al contrario, seguendo una logica strettamente connessa alle vicende politiche del momento. Come mai, ad esempio, la storia dei soldi a Berlusconi per Milano 2 non è spuntata negli anni passati ma solo ora? Il defunto, che in vita era mafioso ma anche politico, deve aver mantenuto il gusto per il legame con l’attualità. E si regola di conseguenza. Guarda caso con il chiaro intento di far dire al proprio ragazzo ciò che certi partiti e certi magistrati vogliono sentir dire. Per consentire al giovanotto di usufruire il più possibile della benevolenza di chi amministra la giustizia e poter tenere il più a lungo possibile segreto il luogo dove sono nascosti i frutti dell’attività mafiosa del genitore. I figli, si sa, “so piezze e core”! Parlino, dunque, i magistrati, con il morto. Perché farsi prendere per fessi da Massimo quando si potrebbe farlo da soli?
martedì 2 febbraio 2010
Ciancimino Jr...
La seduta spiritica di Arturo Diaconale
Altro che gli oltre settecento milioni da dare a Carlo de Benedetti per il Lodo Mondadori! Altro che i tre milioni e mezzo al mese richiesti dalla moglie Veronica! Adesso Silvio Berlusconi dovrà restituire, ovviamente con gli interessi e calcolando tutti gli utili mai versati nel corso degli anni al socio occulto, i soldi che a detta di Massimo Ciancimino il padre Vito investì per la costruzione del complesso edilizio di Milano 2! Nella sua deposizione di fronte al processo Mori il giovani Ciancimino non ha indicato se la sua clamorosa rivelazione prelude ad una azione risarcitoria nei confronti del Cavaliere. Ma, considerando come Ciancimino junior tenga al denaro non avendo mai indicato con precisione dove si trovi il tesoro del babbo defunto e tenendo presente come la fortuna di Berlusconi nasca proprio dal successo di Milano 2, si può presumere che quanto prima il presidente del Consiglio si troverà a fronteggiare la richiesta di dividere a metà il proprio patrimonio, destinandone una parete ai figli di primo e di secondo letto e l’altra allo stesso Ciancimino. Ma come provare o verificare se effettivamente don Vito finanziò un Berlusconi all’inizio della sua avventura imprenditoriale prevedendo, quando nessuno lo avrebbe minimamente immaginato o sospettato, che con quei soldi il giovanotto brianzolo allora pieno di capelli avrebbe prima fatto fortuna con l’edilizia, poi sarebbe entrato nell’editoria, successivamente avrebbe inventato la televisione commerciale in Italia ed infine, si sarebbe buttato il politica con gli effetti che tutti conosciamo? Semplice, basta seguire il metodo inventato da Massimo Ciancimino per mettere insieme i ricordi d’infanzia e ricostruire l’intera carriera di mafioso del proprio padre. Basta, in sostanza, fare una bella seduta spiritica e parlare con il morto. Si può usare il pendolino, che come potrebbe riferire un personaggio autorevole come Romano Prodi, non manca mai di dare frutti ragguardevoli. Oppure si potrebbe ricorrere al classico tavolino a tre zampe. Che richiede tempi lunghi a causa del macchinoso meccanismo dei colpi con cui si determinano le lettere dell’alfabeto. O, in ultima analisi, si potrebbe ricorrere alla pratica della scrittura, con il medium che scrive sotto dettatura del defunto. Insomma, va bene qualsiasi sistema. Purché si mantenga e non venga sconfessata l’intuizione del giovane Massimo. Che di notte parla con il proprio papà ormai da tempo nella tomba e di giorno riporta i pezzi di conversazione notturna ai magistrati che indagano sull’inquinamento mafioso nelle vicende nazionali degli ultimi cinquant’anni. E’ per questo, infatti, che Massimo Ciancimino ricorda e rivela a spizzichi e bocconi nel corso degli anni. Un pezzo una volta, un altro pezzo un’altra. Il morto, infatti, non deve aver superato l’incazzatura di essere passato a miglior vita. E racconta i fatti di cui è stato protagonista al figlio senza rispettare la cronologia degli avvenimenti. Ma, al contrario, seguendo una logica strettamente connessa alle vicende politiche del momento. Come mai, ad esempio, la storia dei soldi a Berlusconi per Milano 2 non è spuntata negli anni passati ma solo ora? Il defunto, che in vita era mafioso ma anche politico, deve aver mantenuto il gusto per il legame con l’attualità. E si regola di conseguenza. Guarda caso con il chiaro intento di far dire al proprio ragazzo ciò che certi partiti e certi magistrati vogliono sentir dire. Per consentire al giovanotto di usufruire il più possibile della benevolenza di chi amministra la giustizia e poter tenere il più a lungo possibile segreto il luogo dove sono nascosti i frutti dell’attività mafiosa del genitore. I figli, si sa, “so piezze e core”! Parlino, dunque, i magistrati, con il morto. Perché farsi prendere per fessi da Massimo quando si potrebbe farlo da soli?
Altro che gli oltre settecento milioni da dare a Carlo de Benedetti per il Lodo Mondadori! Altro che i tre milioni e mezzo al mese richiesti dalla moglie Veronica! Adesso Silvio Berlusconi dovrà restituire, ovviamente con gli interessi e calcolando tutti gli utili mai versati nel corso degli anni al socio occulto, i soldi che a detta di Massimo Ciancimino il padre Vito investì per la costruzione del complesso edilizio di Milano 2! Nella sua deposizione di fronte al processo Mori il giovani Ciancimino non ha indicato se la sua clamorosa rivelazione prelude ad una azione risarcitoria nei confronti del Cavaliere. Ma, considerando come Ciancimino junior tenga al denaro non avendo mai indicato con precisione dove si trovi il tesoro del babbo defunto e tenendo presente come la fortuna di Berlusconi nasca proprio dal successo di Milano 2, si può presumere che quanto prima il presidente del Consiglio si troverà a fronteggiare la richiesta di dividere a metà il proprio patrimonio, destinandone una parete ai figli di primo e di secondo letto e l’altra allo stesso Ciancimino. Ma come provare o verificare se effettivamente don Vito finanziò un Berlusconi all’inizio della sua avventura imprenditoriale prevedendo, quando nessuno lo avrebbe minimamente immaginato o sospettato, che con quei soldi il giovanotto brianzolo allora pieno di capelli avrebbe prima fatto fortuna con l’edilizia, poi sarebbe entrato nell’editoria, successivamente avrebbe inventato la televisione commerciale in Italia ed infine, si sarebbe buttato il politica con gli effetti che tutti conosciamo? Semplice, basta seguire il metodo inventato da Massimo Ciancimino per mettere insieme i ricordi d’infanzia e ricostruire l’intera carriera di mafioso del proprio padre. Basta, in sostanza, fare una bella seduta spiritica e parlare con il morto. Si può usare il pendolino, che come potrebbe riferire un personaggio autorevole come Romano Prodi, non manca mai di dare frutti ragguardevoli. Oppure si potrebbe ricorrere al classico tavolino a tre zampe. Che richiede tempi lunghi a causa del macchinoso meccanismo dei colpi con cui si determinano le lettere dell’alfabeto. O, in ultima analisi, si potrebbe ricorrere alla pratica della scrittura, con il medium che scrive sotto dettatura del defunto. Insomma, va bene qualsiasi sistema. Purché si mantenga e non venga sconfessata l’intuizione del giovane Massimo. Che di notte parla con il proprio papà ormai da tempo nella tomba e di giorno riporta i pezzi di conversazione notturna ai magistrati che indagano sull’inquinamento mafioso nelle vicende nazionali degli ultimi cinquant’anni. E’ per questo, infatti, che Massimo Ciancimino ricorda e rivela a spizzichi e bocconi nel corso degli anni. Un pezzo una volta, un altro pezzo un’altra. Il morto, infatti, non deve aver superato l’incazzatura di essere passato a miglior vita. E racconta i fatti di cui è stato protagonista al figlio senza rispettare la cronologia degli avvenimenti. Ma, al contrario, seguendo una logica strettamente connessa alle vicende politiche del momento. Come mai, ad esempio, la storia dei soldi a Berlusconi per Milano 2 non è spuntata negli anni passati ma solo ora? Il defunto, che in vita era mafioso ma anche politico, deve aver mantenuto il gusto per il legame con l’attualità. E si regola di conseguenza. Guarda caso con il chiaro intento di far dire al proprio ragazzo ciò che certi partiti e certi magistrati vogliono sentir dire. Per consentire al giovanotto di usufruire il più possibile della benevolenza di chi amministra la giustizia e poter tenere il più a lungo possibile segreto il luogo dove sono nascosti i frutti dell’attività mafiosa del genitore. I figli, si sa, “so piezze e core”! Parlino, dunque, i magistrati, con il morto. Perché farsi prendere per fessi da Massimo quando si potrebbe farlo da soli?
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