Lo scorso 1° febbraio, in un sobborgo nord di Londra, un autista di autobus ha parcheggiato il suo mezzo e, quindi, palesando la virtù dei forti, ha srotolato il proprio tappetino di preghiera e, orientandosi verso La Mecca, ha declamato le proprie preghiere in arabo perfetto. La società titolare del servizio, superata l’intuibile costernazione di passeggeri ed opinione pubblica, s’è limitata ad una nota di scuse per il disagio e ad un generico invito, rivolto ai propri autisti di fede islamica, a pregare prima dei propri turni, utilizzando gli appositi locali di preghiera, apprestati dalla società stessa (per la cronaca, la Trasport For London). Pochi giorni prima, stavolta in terra francese, il signor Olivier Besancenot massimo esponente del Nouveau Parti Anticapitaliste raggiunge il “nirvana politico”. Psicologo, docente universitario, ex attivista della Lega Comunista Rivoluzionaria, sedicente mangiapreti in nome di un ateismo militante, presenta un progetto “rivoluzionario”. La candidatura di una militante arabo-musulmana (tale Ilham Moussaïd), con tanto di velo ostentato. Una mossa non nuova tra gli antisemiti ed anticristiani dell’ultrasinistra. Ligi osservanti della religione atesita, ma pronti ad accogliere tra i propri candidati persone di dichiarata fede musulmana praticante. Alle osservazioni dei propri iscritti (che, evidentemente, fessi non sono), l’astro nascente della sinistra massimalista francese ha risposto: “non facciamo altro che portare alla ribalta i nuovi integrati”. Stesso palcoscenico (terra francese), stessi giorni. Stavolta il protagonista politico è il ministro dell’immigrazione Eric Besson. Il quale ha pensato bene di informarsi presso il consolato di Tunisi, su come comportarsi per poter impalmare la donna del suo cuore. Una tunisina, di fede (ovviamente), musulmana. Anche avendo a disposizione “il” matrimonio civile, vanto della “République”, il ministro preferirebbe pronunciare l’atto di conversione all’islam, pur di non irritare la propria metà. E, così facendo, ha pensato bene percorrere le vie ufficiali che portano alla Repubblica laica della Tunisia (così come lo è quella Algerina). Repubbliche che, se definite islamiche, se ne hanno a male. Ma che pretendono atti di conversione all’islam per chiunque chieda di sposare una loro cittadina. Cosa hanno in comune queste tre situazioni? Lo avete già intuito: la deroga. Ossia quello strumento che permette, a chi ne usufruisce, di gabbare, evitare, schivare (fate vobis), ogni regola comunemente accettata. Un esponente di qualsiasi altra fede, avesse parcheggiato una “vagonata” di utenti per innalzare la propria prece, si sarebbe ritrovato con una bella lettera di licenziamento per giusta causa. Mentre è intuibile la reazione che avrebbe suscitato negli ambienti trotskisti francesi (ma anche italioti), la candidatura di una suora laica…. Per sorvolare sull’incapacità dei francesi di applicare la legge del 1905 sulla laicità di Stato. Così pedissequamente osservata verso la Chiesa cattolica, ed altrettanto reiteratamente disattesa nei confronti dell’islam nazionale. Sarà forse perché gli imam francesi, da tempo, indirizzano i voti alla Achille Lauro? Onni soit qui mal y pense.
giovedì 18 febbraio 2010
Eurabia
U.E. e la laicità “zoppa” di Maurizio De Santis
Lo scorso 1° febbraio, in un sobborgo nord di Londra, un autista di autobus ha parcheggiato il suo mezzo e, quindi, palesando la virtù dei forti, ha srotolato il proprio tappetino di preghiera e, orientandosi verso La Mecca, ha declamato le proprie preghiere in arabo perfetto. La società titolare del servizio, superata l’intuibile costernazione di passeggeri ed opinione pubblica, s’è limitata ad una nota di scuse per il disagio e ad un generico invito, rivolto ai propri autisti di fede islamica, a pregare prima dei propri turni, utilizzando gli appositi locali di preghiera, apprestati dalla società stessa (per la cronaca, la Trasport For London). Pochi giorni prima, stavolta in terra francese, il signor Olivier Besancenot massimo esponente del Nouveau Parti Anticapitaliste raggiunge il “nirvana politico”. Psicologo, docente universitario, ex attivista della Lega Comunista Rivoluzionaria, sedicente mangiapreti in nome di un ateismo militante, presenta un progetto “rivoluzionario”. La candidatura di una militante arabo-musulmana (tale Ilham Moussaïd), con tanto di velo ostentato. Una mossa non nuova tra gli antisemiti ed anticristiani dell’ultrasinistra. Ligi osservanti della religione atesita, ma pronti ad accogliere tra i propri candidati persone di dichiarata fede musulmana praticante. Alle osservazioni dei propri iscritti (che, evidentemente, fessi non sono), l’astro nascente della sinistra massimalista francese ha risposto: “non facciamo altro che portare alla ribalta i nuovi integrati”. Stesso palcoscenico (terra francese), stessi giorni. Stavolta il protagonista politico è il ministro dell’immigrazione Eric Besson. Il quale ha pensato bene di informarsi presso il consolato di Tunisi, su come comportarsi per poter impalmare la donna del suo cuore. Una tunisina, di fede (ovviamente), musulmana. Anche avendo a disposizione “il” matrimonio civile, vanto della “République”, il ministro preferirebbe pronunciare l’atto di conversione all’islam, pur di non irritare la propria metà. E, così facendo, ha pensato bene percorrere le vie ufficiali che portano alla Repubblica laica della Tunisia (così come lo è quella Algerina). Repubbliche che, se definite islamiche, se ne hanno a male. Ma che pretendono atti di conversione all’islam per chiunque chieda di sposare una loro cittadina. Cosa hanno in comune queste tre situazioni? Lo avete già intuito: la deroga. Ossia quello strumento che permette, a chi ne usufruisce, di gabbare, evitare, schivare (fate vobis), ogni regola comunemente accettata. Un esponente di qualsiasi altra fede, avesse parcheggiato una “vagonata” di utenti per innalzare la propria prece, si sarebbe ritrovato con una bella lettera di licenziamento per giusta causa. Mentre è intuibile la reazione che avrebbe suscitato negli ambienti trotskisti francesi (ma anche italioti), la candidatura di una suora laica…. Per sorvolare sull’incapacità dei francesi di applicare la legge del 1905 sulla laicità di Stato. Così pedissequamente osservata verso la Chiesa cattolica, ed altrettanto reiteratamente disattesa nei confronti dell’islam nazionale. Sarà forse perché gli imam francesi, da tempo, indirizzano i voti alla Achille Lauro? Onni soit qui mal y pense.
Lo scorso 1° febbraio, in un sobborgo nord di Londra, un autista di autobus ha parcheggiato il suo mezzo e, quindi, palesando la virtù dei forti, ha srotolato il proprio tappetino di preghiera e, orientandosi verso La Mecca, ha declamato le proprie preghiere in arabo perfetto. La società titolare del servizio, superata l’intuibile costernazione di passeggeri ed opinione pubblica, s’è limitata ad una nota di scuse per il disagio e ad un generico invito, rivolto ai propri autisti di fede islamica, a pregare prima dei propri turni, utilizzando gli appositi locali di preghiera, apprestati dalla società stessa (per la cronaca, la Trasport For London). Pochi giorni prima, stavolta in terra francese, il signor Olivier Besancenot massimo esponente del Nouveau Parti Anticapitaliste raggiunge il “nirvana politico”. Psicologo, docente universitario, ex attivista della Lega Comunista Rivoluzionaria, sedicente mangiapreti in nome di un ateismo militante, presenta un progetto “rivoluzionario”. La candidatura di una militante arabo-musulmana (tale Ilham Moussaïd), con tanto di velo ostentato. Una mossa non nuova tra gli antisemiti ed anticristiani dell’ultrasinistra. Ligi osservanti della religione atesita, ma pronti ad accogliere tra i propri candidati persone di dichiarata fede musulmana praticante. Alle osservazioni dei propri iscritti (che, evidentemente, fessi non sono), l’astro nascente della sinistra massimalista francese ha risposto: “non facciamo altro che portare alla ribalta i nuovi integrati”. Stesso palcoscenico (terra francese), stessi giorni. Stavolta il protagonista politico è il ministro dell’immigrazione Eric Besson. Il quale ha pensato bene di informarsi presso il consolato di Tunisi, su come comportarsi per poter impalmare la donna del suo cuore. Una tunisina, di fede (ovviamente), musulmana. Anche avendo a disposizione “il” matrimonio civile, vanto della “République”, il ministro preferirebbe pronunciare l’atto di conversione all’islam, pur di non irritare la propria metà. E, così facendo, ha pensato bene percorrere le vie ufficiali che portano alla Repubblica laica della Tunisia (così come lo è quella Algerina). Repubbliche che, se definite islamiche, se ne hanno a male. Ma che pretendono atti di conversione all’islam per chiunque chieda di sposare una loro cittadina. Cosa hanno in comune queste tre situazioni? Lo avete già intuito: la deroga. Ossia quello strumento che permette, a chi ne usufruisce, di gabbare, evitare, schivare (fate vobis), ogni regola comunemente accettata. Un esponente di qualsiasi altra fede, avesse parcheggiato una “vagonata” di utenti per innalzare la propria prece, si sarebbe ritrovato con una bella lettera di licenziamento per giusta causa. Mentre è intuibile la reazione che avrebbe suscitato negli ambienti trotskisti francesi (ma anche italioti), la candidatura di una suora laica…. Per sorvolare sull’incapacità dei francesi di applicare la legge del 1905 sulla laicità di Stato. Così pedissequamente osservata verso la Chiesa cattolica, ed altrettanto reiteratamente disattesa nei confronti dell’islam nazionale. Sarà forse perché gli imam francesi, da tempo, indirizzano i voti alla Achille Lauro? Onni soit qui mal y pense.
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