In Italia la ragione di stato non vale niente. E se un premier appone e oppone il segreto di stato per salvare il salvabile dei rapporti diplomatici tra Italia e Usa (e soprattutto tra Cia e Sismi) dopo l’epilogo assai infausto del caso di Abu Omar, trova anche un giudice, non un pm, che nelle motivazioni della propria sentenza di condanna si mette a fare la morale alle scelte di governo. E persino alla sentenza della Corte Costituzionale che giudicò giusto, e a norma di stato di diritto, mettere tale segreto. Hai voglia qundi a parlare di separazione dei poteri, o persino delle carriere dei magistrati, quando poi il retropensiero è sempre lo stesso: resistere, resistere, resistere. Magari senza nemmeno sapere bene a chi o a cosa ma intanto si resiste. Per la croncaca, il protagonista in toga del giorno è il giudice Oscar Maggi, davanti al quale si è svolto il processo per il sequestro dell’ex imam di Milano Abu Omar. Maggi nelle motivazioni della sentenza scrive che da parte del Sismi, allora diretto dal generale Pollari, c’é stata “conoscenza... o forse compiacenza” nel rapimento. Come è noto, il 9 novembre 2009, all’esito del processo furono condannati gli agenti Cia mentre per i funzionari del Sismi fu disposto il non doversi procedere proprio per l’esistenza del segreto di Stato. In pratica Berlusconi, visto che con la Cia la frittata era ormai stata fatta e un’intera rete di agenti smantellata grazie alle indagini del pm Armando Spataro, ha pensato almeno di salvare ciò che rimaneva della rete Sismi che si occupa nei ritagli di tempo di terrorismo islamico. Anche perché l’obiettivo della sicurezza in Italia è fare la “contro guerra” a Bin Laden, più che fare le pulci sui metodi dei servizi di sicurezza. Che notoriamente non possono comportarsi con la stessa lealtà allo stato di diritto, e osservando le medesime garanzie che devono osservarsi per tutti i sospetti, criminali e non, in Italia, da parte dei pm e degli ufficiali di polizia giudiziaria. Sennò sarebbe inutile pure la stessa esistenza del Sismi, che oggi si chiama Aise. Ma secondo Maggi, e questa sarebbe la critica alla Consulta, “ammettere che vi è segreto di stato correttamente opponibile all’autorità giudiziaria che riguardi i rapporti tra servizi segreti italiani e stranieri e assetti organizzativi e operativi del Sismi, ancorché collegati a un fatto reato per cui si proceda, nel momento in cui si afferma che per quel fatto reato non vi è segreto e nel momento in cui per quel medesimo fatto risultano indagati o imputati persone appartenenti a quei servizi stessi costituisce un ’paradosso logico e giuridico’ di portata assoluta e preoccupante”. Non è invece paradossale, per Maggi, che un giudice di merito al posto di adeguarsi facendo proprie le ragioni della Corte Costituzionale, se del caso studiadosele a fondo, si metta a sindacarle nelle motivazioni di una sentenza che di tutt’altro dovrebbero parlare. Ma questa è la giustizia “made in Italy”, e, come al solito, “prendere o emigrare”.
martedì 2 febbraio 2010
Caso Abu Omar
La politica entra nella sentenza di Giorgio De Neri
In Italia la ragione di stato non vale niente. E se un premier appone e oppone il segreto di stato per salvare il salvabile dei rapporti diplomatici tra Italia e Usa (e soprattutto tra Cia e Sismi) dopo l’epilogo assai infausto del caso di Abu Omar, trova anche un giudice, non un pm, che nelle motivazioni della propria sentenza di condanna si mette a fare la morale alle scelte di governo. E persino alla sentenza della Corte Costituzionale che giudicò giusto, e a norma di stato di diritto, mettere tale segreto. Hai voglia qundi a parlare di separazione dei poteri, o persino delle carriere dei magistrati, quando poi il retropensiero è sempre lo stesso: resistere, resistere, resistere. Magari senza nemmeno sapere bene a chi o a cosa ma intanto si resiste. Per la croncaca, il protagonista in toga del giorno è il giudice Oscar Maggi, davanti al quale si è svolto il processo per il sequestro dell’ex imam di Milano Abu Omar. Maggi nelle motivazioni della sentenza scrive che da parte del Sismi, allora diretto dal generale Pollari, c’é stata “conoscenza... o forse compiacenza” nel rapimento. Come è noto, il 9 novembre 2009, all’esito del processo furono condannati gli agenti Cia mentre per i funzionari del Sismi fu disposto il non doversi procedere proprio per l’esistenza del segreto di Stato. In pratica Berlusconi, visto che con la Cia la frittata era ormai stata fatta e un’intera rete di agenti smantellata grazie alle indagini del pm Armando Spataro, ha pensato almeno di salvare ciò che rimaneva della rete Sismi che si occupa nei ritagli di tempo di terrorismo islamico. Anche perché l’obiettivo della sicurezza in Italia è fare la “contro guerra” a Bin Laden, più che fare le pulci sui metodi dei servizi di sicurezza. Che notoriamente non possono comportarsi con la stessa lealtà allo stato di diritto, e osservando le medesime garanzie che devono osservarsi per tutti i sospetti, criminali e non, in Italia, da parte dei pm e degli ufficiali di polizia giudiziaria. Sennò sarebbe inutile pure la stessa esistenza del Sismi, che oggi si chiama Aise. Ma secondo Maggi, e questa sarebbe la critica alla Consulta, “ammettere che vi è segreto di stato correttamente opponibile all’autorità giudiziaria che riguardi i rapporti tra servizi segreti italiani e stranieri e assetti organizzativi e operativi del Sismi, ancorché collegati a un fatto reato per cui si proceda, nel momento in cui si afferma che per quel fatto reato non vi è segreto e nel momento in cui per quel medesimo fatto risultano indagati o imputati persone appartenenti a quei servizi stessi costituisce un ’paradosso logico e giuridico’ di portata assoluta e preoccupante”. Non è invece paradossale, per Maggi, che un giudice di merito al posto di adeguarsi facendo proprie le ragioni della Corte Costituzionale, se del caso studiadosele a fondo, si metta a sindacarle nelle motivazioni di una sentenza che di tutt’altro dovrebbero parlare. Ma questa è la giustizia “made in Italy”, e, come al solito, “prendere o emigrare”.
In Italia la ragione di stato non vale niente. E se un premier appone e oppone il segreto di stato per salvare il salvabile dei rapporti diplomatici tra Italia e Usa (e soprattutto tra Cia e Sismi) dopo l’epilogo assai infausto del caso di Abu Omar, trova anche un giudice, non un pm, che nelle motivazioni della propria sentenza di condanna si mette a fare la morale alle scelte di governo. E persino alla sentenza della Corte Costituzionale che giudicò giusto, e a norma di stato di diritto, mettere tale segreto. Hai voglia qundi a parlare di separazione dei poteri, o persino delle carriere dei magistrati, quando poi il retropensiero è sempre lo stesso: resistere, resistere, resistere. Magari senza nemmeno sapere bene a chi o a cosa ma intanto si resiste. Per la croncaca, il protagonista in toga del giorno è il giudice Oscar Maggi, davanti al quale si è svolto il processo per il sequestro dell’ex imam di Milano Abu Omar. Maggi nelle motivazioni della sentenza scrive che da parte del Sismi, allora diretto dal generale Pollari, c’é stata “conoscenza... o forse compiacenza” nel rapimento. Come è noto, il 9 novembre 2009, all’esito del processo furono condannati gli agenti Cia mentre per i funzionari del Sismi fu disposto il non doversi procedere proprio per l’esistenza del segreto di Stato. In pratica Berlusconi, visto che con la Cia la frittata era ormai stata fatta e un’intera rete di agenti smantellata grazie alle indagini del pm Armando Spataro, ha pensato almeno di salvare ciò che rimaneva della rete Sismi che si occupa nei ritagli di tempo di terrorismo islamico. Anche perché l’obiettivo della sicurezza in Italia è fare la “contro guerra” a Bin Laden, più che fare le pulci sui metodi dei servizi di sicurezza. Che notoriamente non possono comportarsi con la stessa lealtà allo stato di diritto, e osservando le medesime garanzie che devono osservarsi per tutti i sospetti, criminali e non, in Italia, da parte dei pm e degli ufficiali di polizia giudiziaria. Sennò sarebbe inutile pure la stessa esistenza del Sismi, che oggi si chiama Aise. Ma secondo Maggi, e questa sarebbe la critica alla Consulta, “ammettere che vi è segreto di stato correttamente opponibile all’autorità giudiziaria che riguardi i rapporti tra servizi segreti italiani e stranieri e assetti organizzativi e operativi del Sismi, ancorché collegati a un fatto reato per cui si proceda, nel momento in cui si afferma che per quel fatto reato non vi è segreto e nel momento in cui per quel medesimo fatto risultano indagati o imputati persone appartenenti a quei servizi stessi costituisce un ’paradosso logico e giuridico’ di portata assoluta e preoccupante”. Non è invece paradossale, per Maggi, che un giudice di merito al posto di adeguarsi facendo proprie le ragioni della Corte Costituzionale, se del caso studiadosele a fondo, si metta a sindacarle nelle motivazioni di una sentenza che di tutt’altro dovrebbero parlare. Ma questa è la giustizia “made in Italy”, e, come al solito, “prendere o emigrare”.
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