mercoledì 3 febbraio 2010

Brescia

Sposa bambina «ceduta» a 13 anni. Arrestati un romeno e sua madre. Il caso è stato scoperto perché la ragazzina è andata in ospedale, preoccupata del contagio da virus Hiv

MILANO - «Sposa»
a 13 anni. Per una ragazzina romena l'abito bianco è arrivato troppo presto, insieme a un atto notarile con il quale i genitori la «affidavano» fino al 2014 alla famiglia dello sposo, un connazionale di 21 anni. Il rito rom - che non ha valore in Italia - è stato celebrato in Romania, e la ragazzina è stata poi portata a Brescia, dove da anni vive la famiglia del «marito». Ma quando sono cominciati i rapporti sessuali la ragazzina si è preoccupata, perché lui è malato di Aids. Ha chiesto aiuto, e la vicenda è stata scoperta dalla Polizia. L'uomo è stato arrestato all'alba di mercoledì dagli agenti della squadra Mobile di Brescia per violenza sessuale e riduzione in schiavitù, in concorso con la madre, anche lei arrestata.

LA SCOPERTA - A fine settembre, poco dopo il matrimonio, la ragazzina è arrivata a Brescia. La prima segnalazione del suo caso è arrivata dall'ospedale dove il 21enne è in cura per i suoi problemi di salute. La madre dell'uomo, preoccupata per una eventuale gravidanza, ha presentato la nuora-bambina al medico. Sono scattate le indagini della polizia ed è arrivata la prima perquisizione, che ha accertato che la minore viveva in uno stato di semiclandestinità, non frequentava la scuola e non poteva vedere estranei. Dopo i controlli la famiglia del «marito» ha cercato di mettersi in qualche modo in regola iscrivendo la ragazzina a scuola, in seconda media. A lei piaceva studiare e si trovava bene, ma la vita «normale» di una bambina in Italia si scontrava con le regole sociali rom: il «cognato» si è presentato un giorno a scuola chiedendo che non stesse in classe o a mensa con i maschi, «non va bene».

I PRIMI RAPPORTI - A gennaio poi la situazione è precipitata: la ragazzina, che ha compiuto 14 anni, si è presentata all’ospedale impaurita perché aveva avuto rapporti sessuali non protetti con il «marito» e temeva di aver contratto il virus Hiv. E' stata quindi sottoposta a terapia retrovirale e ha lasciato la scuola per qualche giorno. E a questo punto sono scattati i provvedimenti d’urgenza: accertato che la situazione si era aggravata, e d’accordo con la Procura, la bambina è stata affidata d’urgenza ad una comunità protetta e sono scattati gli arresti del marito e di sua madre. Né lui né la donna ancora riescono a capire dove stia il male. Si sono verificati - spiega la mobile di Brescia - molti altri casi simili nella comunità rom, questi matrimoni sono molto diffusi. La bambina - spiegano gli agenti - non era maltrattata o vessata, e quel matrimonio era per loro giusto. Un anno fa ad esempio, sempre la polizia, si occupò di un altro caso simile: una 12enne, sposa di un kosovaro 21enne, si presentò in ospedale a partorire. Il marito è già stato condannato in primo grado.

LE ACCUSE - In questo caso, sebbene sia usanza che la famiglia dello sposo dia una somma in dote a quella della sposa, «non è stato accertata alcuna transazione economica», a differenza del caso di un anno fa, spiega la questura di Brescia. Sul giovane arrestato pesa l’accusa di violenza sessuale e riduzione in schiavitù, sull base dell’articolo 600 del codice penale, che ricalcando la Convenzione di Ginevra, considera l’esistenza dello stato di soggezione anche quando avviene approfittando di una situazione di inferiorità psichica, tale quella di una sposa di soli 13 anni. La madre del giovane risponde in concorso per agevolazione. Ora la sposa bambina è in una comunità protetta, presto tornerà a scuola. «E’ una bambina intelligente - raccontano gli agenti - che ha una gran voglia di studiare e di integrarsi, serena nonostante tutto».

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