LONDRA - Salman Rushdie contro Amnesty International. Lo scrittore colpito nel 1989 dalla fatwa degli ayatollah iraniani per un libro giudicato immorale e sacrilego nei confronti di Maometto va all'attacco dell'organizzazione che si batte in tutto il mondo per la difesa dei diritti dell'uomo,e che in nome di quei diritti ha difeso strenuamente e ripetutamente anche lui. A dividerli, ora, è la questione del terrorismo, in particolare il terrorismo e l'estremismo islamico che fanno capo ad Al Qaeda: per Rushdie, Amnesty International è diventata colpevole di «bancarotta morale» a causa del sostegno che sta dando a un cittadino britannico di fede musulmana, imprigionato per anni nel campo americano di Guantanamo perché sospettato di complicità con la rete del terrore di Osama bin Laden, infine liberato nel 2005 e da allora alla testa di un'associazione che difende gli ex-detenuti del campo di prigionia americano. Un'associazione che, secondo lo scrittore di origine indiana, in realtà è un paravento per la solidarietà e l'appoggio ad attività terroristiche. Al centro della disputa c'è Moazzam Begg, il cittadino britannico che dopo essere uscito da Guantanamo ha fondato una ong chiamata Cageprisoners (Prigionieri in gabbia), appunto con l'obiettivo di dare assistenza legale ai detenuti ed ex-detenuti di Guantanamo. I suoi rapporti con Amnesty International hanno fatto infuriare Salman Rushdie, secondo quanto riporta il Times of India, maggiore quotidiano di Nuova Delhi. Amnesty fu in prima fila nel condannare la fatwa iraniana, ossia l'editto religioso che condannava a morte lo scrittore, dopo la pubblicazione del suo romanzo "I versetti satanici", che per l'ayatollah Khomeini, guida suprema dell'Iran, rappresentava una sfida all'Islam. Ma nell'accettare di avere rapporti con l'associazione dell'ex-detenuto di Guantanamo, afferma Rushdie, «Amnesty International ha provocato un danno incalcolabile alla propria immagine e alla propria reputazione». Perciò lo scrittore ha deciso di denunciarla e ha reso noto che troncherà ogni suo legame con Amnesty, rifiutando di partecipare ad attività o convegni indetti dall'organizzazione per la difesa dei diritti umani. La protesta di Rushdie, scrive sempre il Times of India, non è la prima di questo tipo: segue infatti la auto-sospensione dalle file di Amnesty da parte della scrittrice indiana Indira Sahgal, anche lei citando il legame tra Amnesty e l'associazione dell'ex-detenuto britannico di Guantanamo come ragione principale del dissidio. Kate Allen, responsabile di Amnesty International in Gran Bretagna, ha reagito con un comunicato in cui l'organizzazione dice di «prendere seriamente» le critiche espresse da Rushdie e da altri, ma affermando che Amnesty continuerà a fare pressioni per ottenere «il rispetto universale» dei diritti umani in qualunque circostanza, inclusa la questione dei detenuti islamici di Guantanamo.
lunedì 22 febbraio 2010
Salman Rushdie vs Amnesty
"La rabbia di Salman Rushdie: Amnesty difende un terrorista".
LONDRA - Salman Rushdie contro Amnesty International. Lo scrittore colpito nel 1989 dalla fatwa degli ayatollah iraniani per un libro giudicato immorale e sacrilego nei confronti di Maometto va all'attacco dell'organizzazione che si batte in tutto il mondo per la difesa dei diritti dell'uomo,e che in nome di quei diritti ha difeso strenuamente e ripetutamente anche lui. A dividerli, ora, è la questione del terrorismo, in particolare il terrorismo e l'estremismo islamico che fanno capo ad Al Qaeda: per Rushdie, Amnesty International è diventata colpevole di «bancarotta morale» a causa del sostegno che sta dando a un cittadino britannico di fede musulmana, imprigionato per anni nel campo americano di Guantanamo perché sospettato di complicità con la rete del terrore di Osama bin Laden, infine liberato nel 2005 e da allora alla testa di un'associazione che difende gli ex-detenuti del campo di prigionia americano. Un'associazione che, secondo lo scrittore di origine indiana, in realtà è un paravento per la solidarietà e l'appoggio ad attività terroristiche. Al centro della disputa c'è Moazzam Begg, il cittadino britannico che dopo essere uscito da Guantanamo ha fondato una ong chiamata Cageprisoners (Prigionieri in gabbia), appunto con l'obiettivo di dare assistenza legale ai detenuti ed ex-detenuti di Guantanamo. I suoi rapporti con Amnesty International hanno fatto infuriare Salman Rushdie, secondo quanto riporta il Times of India, maggiore quotidiano di Nuova Delhi. Amnesty fu in prima fila nel condannare la fatwa iraniana, ossia l'editto religioso che condannava a morte lo scrittore, dopo la pubblicazione del suo romanzo "I versetti satanici", che per l'ayatollah Khomeini, guida suprema dell'Iran, rappresentava una sfida all'Islam. Ma nell'accettare di avere rapporti con l'associazione dell'ex-detenuto di Guantanamo, afferma Rushdie, «Amnesty International ha provocato un danno incalcolabile alla propria immagine e alla propria reputazione». Perciò lo scrittore ha deciso di denunciarla e ha reso noto che troncherà ogni suo legame con Amnesty, rifiutando di partecipare ad attività o convegni indetti dall'organizzazione per la difesa dei diritti umani. La protesta di Rushdie, scrive sempre il Times of India, non è la prima di questo tipo: segue infatti la auto-sospensione dalle file di Amnesty da parte della scrittrice indiana Indira Sahgal, anche lei citando il legame tra Amnesty e l'associazione dell'ex-detenuto britannico di Guantanamo come ragione principale del dissidio. Kate Allen, responsabile di Amnesty International in Gran Bretagna, ha reagito con un comunicato in cui l'organizzazione dice di «prendere seriamente» le critiche espresse da Rushdie e da altri, ma affermando che Amnesty continuerà a fare pressioni per ottenere «il rispetto universale» dei diritti umani in qualunque circostanza, inclusa la questione dei detenuti islamici di Guantanamo.
LONDRA - Salman Rushdie contro Amnesty International. Lo scrittore colpito nel 1989 dalla fatwa degli ayatollah iraniani per un libro giudicato immorale e sacrilego nei confronti di Maometto va all'attacco dell'organizzazione che si batte in tutto il mondo per la difesa dei diritti dell'uomo,e che in nome di quei diritti ha difeso strenuamente e ripetutamente anche lui. A dividerli, ora, è la questione del terrorismo, in particolare il terrorismo e l'estremismo islamico che fanno capo ad Al Qaeda: per Rushdie, Amnesty International è diventata colpevole di «bancarotta morale» a causa del sostegno che sta dando a un cittadino britannico di fede musulmana, imprigionato per anni nel campo americano di Guantanamo perché sospettato di complicità con la rete del terrore di Osama bin Laden, infine liberato nel 2005 e da allora alla testa di un'associazione che difende gli ex-detenuti del campo di prigionia americano. Un'associazione che, secondo lo scrittore di origine indiana, in realtà è un paravento per la solidarietà e l'appoggio ad attività terroristiche. Al centro della disputa c'è Moazzam Begg, il cittadino britannico che dopo essere uscito da Guantanamo ha fondato una ong chiamata Cageprisoners (Prigionieri in gabbia), appunto con l'obiettivo di dare assistenza legale ai detenuti ed ex-detenuti di Guantanamo. I suoi rapporti con Amnesty International hanno fatto infuriare Salman Rushdie, secondo quanto riporta il Times of India, maggiore quotidiano di Nuova Delhi. Amnesty fu in prima fila nel condannare la fatwa iraniana, ossia l'editto religioso che condannava a morte lo scrittore, dopo la pubblicazione del suo romanzo "I versetti satanici", che per l'ayatollah Khomeini, guida suprema dell'Iran, rappresentava una sfida all'Islam. Ma nell'accettare di avere rapporti con l'associazione dell'ex-detenuto di Guantanamo, afferma Rushdie, «Amnesty International ha provocato un danno incalcolabile alla propria immagine e alla propria reputazione». Perciò lo scrittore ha deciso di denunciarla e ha reso noto che troncherà ogni suo legame con Amnesty, rifiutando di partecipare ad attività o convegni indetti dall'organizzazione per la difesa dei diritti umani. La protesta di Rushdie, scrive sempre il Times of India, non è la prima di questo tipo: segue infatti la auto-sospensione dalle file di Amnesty da parte della scrittrice indiana Indira Sahgal, anche lei citando il legame tra Amnesty e l'associazione dell'ex-detenuto britannico di Guantanamo come ragione principale del dissidio. Kate Allen, responsabile di Amnesty International in Gran Bretagna, ha reagito con un comunicato in cui l'organizzazione dice di «prendere seriamente» le critiche espresse da Rushdie e da altri, ma affermando che Amnesty continuerà a fare pressioni per ottenere «il rispetto universale» dei diritti umani in qualunque circostanza, inclusa la questione dei detenuti islamici di Guantanamo.
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