martedì 16 febbraio 2010

Immigrazione

Le contraddizioni di una zona dove «convivono» due moschee e 50 nazionalità. «Questo quartiere non è un ghetto. Ecco i dieci punti per rilanciarlo». Camper del Corriere - I residenti: interventi dalle scuole ai parchi fino ai controlli sui mezzi pubblici

MILANO
- Gli scissionisti hanno spinto la periferia un po’ più in là, in via Padova 366, oltre c’è solo la tangenziale: «Abbiamo comprato la sede, presentato il progetto al Comune e aspettato, aspettato... Poi ci siamo stancati di aspettare i permessi, e siamo entrati». Qui, nella moschea ristrutturata nella vecchia palazzina Enel, è sempre venerdì: la comunità si raccoglie fitta, prega e si affida agli avvocati nella causa legale con l’ala dialogante dell’Islam locale, i fedeli di via Padova 144. La frattura nel mondo musulmano è solo l’ultimo nodo di un quartiere che dalle istituzioni esige «a gran voce non solo l’esercito, ma soldi e risorse per risanare le scuole, assistere gli anziani, i giovani, i bambini, creare spazi di incontro e socialità, migliorare la qualità della vita e renderla più sicura dal punto di vista, prima di tutto, sociale». Nei dossier di residenti, associazioni e comitati ci sono dieci punti. Le priorità. La «Città dell’infanzia» invecchia e muore assieme ai ricordi della Milano riformista: la piscina del parco Trotter è in rovina, la fattoria, le scuderie e gli orti del jardin pedagogique sono desolati, le vasche dei pesci sono state abbandonate e conquistate dalle sterpaglie. Il convitto è deserto, compare e scompare dai piani delle opere pubbliche, oggi dormitorio, domani università, poi più niente. «È una vicenda di cecità e inettitudine», sintetizzano i genitori dell’associazione Città del sole. Quando i cittadini dicono «ci sentiamo abbandonati dalle istituzioni», pensano a situazioni così. Piccole e grandi. Pensano al Trotter, al «degrado ambientale» (arredi disordinati e discariche abusive), alla «mancanza di controlli sugli orari dei negozi etnici» (i minimarket e spacci di birra aperti fino a tardi), all’arroganza dello spaccio di droga nei portoni, allo squallore della prostituzione, all’inciviltà della movida sregolata (il questore ha sospeso le licenze di My- Bali e Q, il 29 gennaio) e al limbo del campo rom di via Idro (il destino è un centro di transito per 150 nomadi). «Io dico sempre: invece di 300 poliziotti, a via Padova servirebbero 150 agenti e 150 educatori di strada». Don Piero Cecchi, il parroco di San Giovanni Crisostomo, è uomo che soffre a sentir parlare di casbah, di ghetto, di polveriera: «Non dobbiamo stancarci mai —mai—di investire nel dialogo e nell’integrazione». E fa un esempio. La maggioranza degli alunni della scuola Casa del Sole è di origine straniera e «quest’anno sono stati tagliati gli insegnanti di sostegno. La dirigenza ci ha chiesto di aumentare il nostro doposcuola, accogliere più bambini, e noi facciamo quello che possiamo, coi volontari che abbiamo». In via Padova convivono 50 nazionalità, azeri inclusi. E In certi palazzi, queste differenze fanno a pugni. Prendi via Crespi, l’isola del Bangladesh a Milano: i proprietari non pagano le spese da anni, gli arretrati superano i 200 mila euro e gli amministratori non sanno cosa farci coi plichi di decreti ingiuntivi arrivati in posta: «Tanto, la gente non paga». Le bollette e neppure gli autobus. La 56 è la linea nera di Atm, quella con la «percentuale di frode» maggiore: il 15,56 per cento dei passeggeri viaggia gratis (6.744 multe in sei mesi). «Che idea ti sei fatto del tuo quartiere?». Il bambino stava giocando nel laboratorio creativo di Città d’arte, ci ha pensato su un po’, poi ha risposto: «Via Padova è meglio di Milano». Quaranta gruppi della zona, dagli scout all’associazione culturale boliviana, dall’Anpi a Emergency, ne hanno fatto il titolo di una festa in programma a maggio. È uno scatto d’orgoglio, un impegno che sfida toni d’apocalisse e luoghi comuni. «Via Padova può vivere. L’intolleranza, l’odio e il disprezzo per "gli stranieri" portano solo morte» si legge nel documento che da oggi inizierà a circolare nelle portinerie e domani (ore 16.30) sarà illustrato nell’assemblea organizzata dal Comitato genitori della Casa del Sole al Trotter. La parrocchia di San Giovanni Crisostomo, la scorsa estate, ha organizzato un torneo di calcio per dilettanti. Due squadre, tra le altre, si sono distinte, sfidate per settimane, hanno condiviso pure gli spogliatoi: una formazione di immigrati egiziani e l’undici dei sudamericani. «Bravi, eh, davvero. L’integrazione — sorride il sacerdote — si fa anche attorno a un pallone». Sabato sera, poco distante dal campetto, i primi davano la caccia agli altri. Avevano un morto da vendicare. A don Piero non sembrava vero.

Armando Stella

2 commenti:

Maria Luisa ha detto...

Scusa l'OT, ma è una notizia scandalosa:
http://www.ilgiornale.it/esteri/onu_che_vergogna_se_liran_decidera_diritti_delluomo/17-02-2010/articolo-id=422574-page=0-comments=1

Eleonora ha detto...

Ma ci mancherebbe. Si è scandaloso e l'onu è uno degli organi più dannosi esistenti al mondo. L'ho sempre detto.