Roma - Il finiano Fabio Granata si mette alla guida del popolo viola visto che adesso ha pure in tasca la licenza di antiberlusconiano doc. «Patente a punti di difensore dell’articolo 3 della Costituzione» si chiama il sinistrorso permesso di condurre che l’onorevole pidiellino (?) è andato personalmente a ritirare davanti a Montecitorio. La sorta di motorizzazione civile mobile, furgone violaceo da giorni in sosta all’ingresso della Camera, aveva mandato anche a lui, oltre ai parlamentari dell’opposizione, l’avviso: il documento è pronto. In effetti Granata, in virtù di quelle assenze strategiche durante le votazioni del cosiddetto legittimo impedimento, ha meritato la patente color ciclamino, seppur decurtata di quattro punti. Avesse votato contro l’avrebbe ottenuta intonsa ma, in fondo, meglio di niente: così il riccioluto Granata s’è presentato dagli antiberluscones più radicali e, infilatosi l’agognato patentino in saccoccia, ha pure firmato il libro dei simpatizzanti manettari con tanto di dedica: «Un segnale di vita in questa Italia conformista e ipocrita». Un messaggio che gli assicura la presa del volante dell’agguerrito movimento che proprio oggi scende in piazza a Roma, al grido di «Basta con questo governo che stravolge la giustizia e la Costituzione per salvare Berlusconi dai processi». La frase di incoraggiamento del deputato della maggioranza è balsamo di tigre sui muscoli tesi dei neo-girotondini perché vale di più, molto di più, dello scontato sostegno di un Flores d’Arcais, di un Marco Travaglio, di un Dario Fo o di un Asor Rosa qualsiasi. Non solo: siccome i contestatori lilla sono sì pittoreschi e colorati ma anche molto estremisti e radicali, non hanno ricevuto più di tanto carburante dai piddini, quasi imbarazzati a ritirare il certificato da ultras anti-Cav, ben venga la benzina dell’uomo nero. Massimo D’Alema è stato quasi costretto a fermarsi al presidio giustizialista e, per non far loro torto, ha vergato un «Cerchiamo di risalir la china, una strada difficile per questo povero Paese» ma poi è corso da Fini a parlare di «politica, da anni picconata dall’antipolitica e dal mito della società civile»; fermata obbligata anche per Beppe Fioroni e Giovanna Melandri mentre Walter Veltroni e Piero Fassino hanno ingranato la marcia e se la sono data a gambe. Uno ha giurato «Ripasso più tardi», l’altro ha preso tempo «Dopo, dopo, non ora...». Meno male che accanto ai più fieri e massimalisti difensori della legalità quali Tonino Di Pietro, Massimo Donadi e Franco Barbato (i primi a sfoggiare la patente viola, ndr) s’è aggiunto il finiano rosso-nero-granata. Dal presidio spiegano le norme in vigore per poter circolare «a testa alta»: «Chi vota a favore di leggi ad personam, meno dieci punti. Per chi le propone, ritiro immediato. Per chi entro sei mesi non propone o non appoggia una legge sul conflitto di interessi del Caimano, meno dieci punti». Granata è avvertito: se non vuole prendere l’autobus per il resto dei suoi giorni... Le licenze di guida sono in cantiere anche per i senatori, visto che il testo sul legittimo impedimento, passato alla Camera i primi di febbraio, giace ora a Palazzo Madama. «Per i senatori è pronto il foglio rosa - spiegano al presidio -. Anche in questo caso c’è il ritiro immediato se votano la legge o il conferimento della licenza vera e propria se non la votano». «Meno male che Granata c’è», sembra essere il nuovo slogan dei micromeghiani urlanti, viste le ultime sortite dell’ex missino ed ex frontistadellagioventù col pallino del bipartisan: due giorni fa, durante la discussione sulla norma dei «sorvegliati speciali», aveva ricevuto applausi scroscianti dalla sinistra; dieci giorni prima aveva chiesto la testa del coordinatore nazionale del suo (?) partito Denis Verdini («Fossi in lui mi autosospenderei», ndr); prima era esploso contro il reingresso della Santanchè nel Pdl («Esprime le posizioni più retrive della società», ndr); prima aveva espresso perplessità sulla presenza al governo del collega di partito Nicola Cosentino; prima aveva criticato chi aveva criticato la gola profonda Spatuzza; prima aveva presentato con il piddino Sarubbi un testo per dimezzare i tempi per la concessione della cittadinanza; prima aveva tuonato contro i «medici spia»; prima ancora aveva contestato la legge «salva Eluana». Insomma, un Granata rosso che tira al viola: nel Pdl ne succedono di tutti i colori.
sabato 27 febbraio 2010
Fabio Granata
Finiano con la patente viola di antiberlusconiano di Francesco Cramer
Roma - Il finiano Fabio Granata si mette alla guida del popolo viola visto che adesso ha pure in tasca la licenza di antiberlusconiano doc. «Patente a punti di difensore dell’articolo 3 della Costituzione» si chiama il sinistrorso permesso di condurre che l’onorevole pidiellino (?) è andato personalmente a ritirare davanti a Montecitorio. La sorta di motorizzazione civile mobile, furgone violaceo da giorni in sosta all’ingresso della Camera, aveva mandato anche a lui, oltre ai parlamentari dell’opposizione, l’avviso: il documento è pronto. In effetti Granata, in virtù di quelle assenze strategiche durante le votazioni del cosiddetto legittimo impedimento, ha meritato la patente color ciclamino, seppur decurtata di quattro punti. Avesse votato contro l’avrebbe ottenuta intonsa ma, in fondo, meglio di niente: così il riccioluto Granata s’è presentato dagli antiberluscones più radicali e, infilatosi l’agognato patentino in saccoccia, ha pure firmato il libro dei simpatizzanti manettari con tanto di dedica: «Un segnale di vita in questa Italia conformista e ipocrita». Un messaggio che gli assicura la presa del volante dell’agguerrito movimento che proprio oggi scende in piazza a Roma, al grido di «Basta con questo governo che stravolge la giustizia e la Costituzione per salvare Berlusconi dai processi». La frase di incoraggiamento del deputato della maggioranza è balsamo di tigre sui muscoli tesi dei neo-girotondini perché vale di più, molto di più, dello scontato sostegno di un Flores d’Arcais, di un Marco Travaglio, di un Dario Fo o di un Asor Rosa qualsiasi. Non solo: siccome i contestatori lilla sono sì pittoreschi e colorati ma anche molto estremisti e radicali, non hanno ricevuto più di tanto carburante dai piddini, quasi imbarazzati a ritirare il certificato da ultras anti-Cav, ben venga la benzina dell’uomo nero. Massimo D’Alema è stato quasi costretto a fermarsi al presidio giustizialista e, per non far loro torto, ha vergato un «Cerchiamo di risalir la china, una strada difficile per questo povero Paese» ma poi è corso da Fini a parlare di «politica, da anni picconata dall’antipolitica e dal mito della società civile»; fermata obbligata anche per Beppe Fioroni e Giovanna Melandri mentre Walter Veltroni e Piero Fassino hanno ingranato la marcia e se la sono data a gambe. Uno ha giurato «Ripasso più tardi», l’altro ha preso tempo «Dopo, dopo, non ora...». Meno male che accanto ai più fieri e massimalisti difensori della legalità quali Tonino Di Pietro, Massimo Donadi e Franco Barbato (i primi a sfoggiare la patente viola, ndr) s’è aggiunto il finiano rosso-nero-granata. Dal presidio spiegano le norme in vigore per poter circolare «a testa alta»: «Chi vota a favore di leggi ad personam, meno dieci punti. Per chi le propone, ritiro immediato. Per chi entro sei mesi non propone o non appoggia una legge sul conflitto di interessi del Caimano, meno dieci punti». Granata è avvertito: se non vuole prendere l’autobus per il resto dei suoi giorni... Le licenze di guida sono in cantiere anche per i senatori, visto che il testo sul legittimo impedimento, passato alla Camera i primi di febbraio, giace ora a Palazzo Madama. «Per i senatori è pronto il foglio rosa - spiegano al presidio -. Anche in questo caso c’è il ritiro immediato se votano la legge o il conferimento della licenza vera e propria se non la votano». «Meno male che Granata c’è», sembra essere il nuovo slogan dei micromeghiani urlanti, viste le ultime sortite dell’ex missino ed ex frontistadellagioventù col pallino del bipartisan: due giorni fa, durante la discussione sulla norma dei «sorvegliati speciali», aveva ricevuto applausi scroscianti dalla sinistra; dieci giorni prima aveva chiesto la testa del coordinatore nazionale del suo (?) partito Denis Verdini («Fossi in lui mi autosospenderei», ndr); prima era esploso contro il reingresso della Santanchè nel Pdl («Esprime le posizioni più retrive della società», ndr); prima aveva espresso perplessità sulla presenza al governo del collega di partito Nicola Cosentino; prima aveva criticato chi aveva criticato la gola profonda Spatuzza; prima aveva presentato con il piddino Sarubbi un testo per dimezzare i tempi per la concessione della cittadinanza; prima aveva tuonato contro i «medici spia»; prima ancora aveva contestato la legge «salva Eluana». Insomma, un Granata rosso che tira al viola: nel Pdl ne succedono di tutti i colori.
Roma - Il finiano Fabio Granata si mette alla guida del popolo viola visto che adesso ha pure in tasca la licenza di antiberlusconiano doc. «Patente a punti di difensore dell’articolo 3 della Costituzione» si chiama il sinistrorso permesso di condurre che l’onorevole pidiellino (?) è andato personalmente a ritirare davanti a Montecitorio. La sorta di motorizzazione civile mobile, furgone violaceo da giorni in sosta all’ingresso della Camera, aveva mandato anche a lui, oltre ai parlamentari dell’opposizione, l’avviso: il documento è pronto. In effetti Granata, in virtù di quelle assenze strategiche durante le votazioni del cosiddetto legittimo impedimento, ha meritato la patente color ciclamino, seppur decurtata di quattro punti. Avesse votato contro l’avrebbe ottenuta intonsa ma, in fondo, meglio di niente: così il riccioluto Granata s’è presentato dagli antiberluscones più radicali e, infilatosi l’agognato patentino in saccoccia, ha pure firmato il libro dei simpatizzanti manettari con tanto di dedica: «Un segnale di vita in questa Italia conformista e ipocrita». Un messaggio che gli assicura la presa del volante dell’agguerrito movimento che proprio oggi scende in piazza a Roma, al grido di «Basta con questo governo che stravolge la giustizia e la Costituzione per salvare Berlusconi dai processi». La frase di incoraggiamento del deputato della maggioranza è balsamo di tigre sui muscoli tesi dei neo-girotondini perché vale di più, molto di più, dello scontato sostegno di un Flores d’Arcais, di un Marco Travaglio, di un Dario Fo o di un Asor Rosa qualsiasi. Non solo: siccome i contestatori lilla sono sì pittoreschi e colorati ma anche molto estremisti e radicali, non hanno ricevuto più di tanto carburante dai piddini, quasi imbarazzati a ritirare il certificato da ultras anti-Cav, ben venga la benzina dell’uomo nero. Massimo D’Alema è stato quasi costretto a fermarsi al presidio giustizialista e, per non far loro torto, ha vergato un «Cerchiamo di risalir la china, una strada difficile per questo povero Paese» ma poi è corso da Fini a parlare di «politica, da anni picconata dall’antipolitica e dal mito della società civile»; fermata obbligata anche per Beppe Fioroni e Giovanna Melandri mentre Walter Veltroni e Piero Fassino hanno ingranato la marcia e se la sono data a gambe. Uno ha giurato «Ripasso più tardi», l’altro ha preso tempo «Dopo, dopo, non ora...». Meno male che accanto ai più fieri e massimalisti difensori della legalità quali Tonino Di Pietro, Massimo Donadi e Franco Barbato (i primi a sfoggiare la patente viola, ndr) s’è aggiunto il finiano rosso-nero-granata. Dal presidio spiegano le norme in vigore per poter circolare «a testa alta»: «Chi vota a favore di leggi ad personam, meno dieci punti. Per chi le propone, ritiro immediato. Per chi entro sei mesi non propone o non appoggia una legge sul conflitto di interessi del Caimano, meno dieci punti». Granata è avvertito: se non vuole prendere l’autobus per il resto dei suoi giorni... Le licenze di guida sono in cantiere anche per i senatori, visto che il testo sul legittimo impedimento, passato alla Camera i primi di febbraio, giace ora a Palazzo Madama. «Per i senatori è pronto il foglio rosa - spiegano al presidio -. Anche in questo caso c’è il ritiro immediato se votano la legge o il conferimento della licenza vera e propria se non la votano». «Meno male che Granata c’è», sembra essere il nuovo slogan dei micromeghiani urlanti, viste le ultime sortite dell’ex missino ed ex frontistadellagioventù col pallino del bipartisan: due giorni fa, durante la discussione sulla norma dei «sorvegliati speciali», aveva ricevuto applausi scroscianti dalla sinistra; dieci giorni prima aveva chiesto la testa del coordinatore nazionale del suo (?) partito Denis Verdini («Fossi in lui mi autosospenderei», ndr); prima era esploso contro il reingresso della Santanchè nel Pdl («Esprime le posizioni più retrive della società», ndr); prima aveva espresso perplessità sulla presenza al governo del collega di partito Nicola Cosentino; prima aveva criticato chi aveva criticato la gola profonda Spatuzza; prima aveva presentato con il piddino Sarubbi un testo per dimezzare i tempi per la concessione della cittadinanza; prima aveva tuonato contro i «medici spia»; prima ancora aveva contestato la legge «salva Eluana». Insomma, un Granata rosso che tira al viola: nel Pdl ne succedono di tutti i colori.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
0 commenti:
Posta un commento