lunedì 22 febbraio 2010

Alla frutta per i voti

Primo marzo. Il Pd cavalca lo «sciopero» degli stranieri

Immigrati in sciopero «per i diritti» e il Partito democratico ci mette subito il cappello sopra: aderisce all’iniziativa di 60 «comitati sul territorio» e propone, attraverso la responsabile immigrazione Livia Turco, di considerare l’iniziativa fissata per lunedì 1° marzo come il punto di partenza di una «primavera di convivenza» che sfoci in «una proposta di legge di iniziativa popolare per il diritto di voto agli immigrati». Livia Turco afferma di mirare alla raccolta di un milione di firme: «Sarebbe una grande battaglia culturale e sociale». Niente di nuovo sotto il sole, dunque. Si parte dai «comitati sul territorio», mobilitando immigrati e italiani simpatizzanti con la causa della loro integrazione «contro l’intolleranza e il razzismo», per arrivare rapidamente al punto che realmente interessa: il voto agli stranieri, vecchio pallino di una sinistra convinta così di potere risollevare le proprie decadenti fortune elettorali. Come sempre accade in simili occasioni, gli organizzatori di questi «comitati» hanno come cura principale quella di evitare di essere collegati con i movimenti politici di riferimento. Non a caso, il colore scelto per la giornata del 1° marzo sarà un neutralissimo giallo «colore della rinascita e del cambiamento» come spiega la presidente del coordinamento nazionale Stefania Ragusa, «che non può essere associato ad alcun partito». «Non si parli dell’iniziativa come di un semplice sciopero etnico: è una forma ghettizzante - dice la Ragusa - di considerare uno sciopero per i diritti messo in atto da un ampio schieramento “meticcio”», eccetera. La coordinatrice prende atto che la manifestazione è sostenuta dalla sinistra tutta (Pd, Prc, socialisti) e dai sindacati, ma chiede l’appoggio anche dell’altro fronte politico, rivolgendosi perfino ai «leghisti illuminati». Le risponde Isabella Bertolini del Pdl: «Spero che dietro il colore non di parte delle manifestazioni annunciate non si annidi la speculazione politica».

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