Le elezioni-sondaggio sono alle nostre spalle, ora il Parlamento europeo deve mettersi al lavoro. Lo spostamento a destra del suo baricentro e la conseguente possibilità di formare muove alleanze dovrebbe avere una serie di effetti benefici. Primo, metterà l'assemblea in maggiore sintonia sia con il Consiglio europeo, dove i governi moderati sono in netta maggioranza (e lo saranno ancora di più dopo le prossime elezioni in Germania e in Gran Bretagna), sia con la nuova Commissione che sarà insediata tra breve, facilitando così il passaggio di norme atte a fronteggiare la crisi economica. Secondo, renderà più agevole la conferma del presidente Barroso ( ieri ufficialmente ricandidato dal premier ceco Fischer) oggi molto contestato da sinistra, e dei suoi nuovi commissari. Terzo, potrebbe segnare l'inizio della fine per la gestione consociativa del Parlamento da parte di Popolari e Socialisti, con relativa spartizione delle cariche e alternanza nella carica di presidente a metà legislatura. Quarto, comporterà modifiche nella composizione delle commissioni, e di conseguenza anche un diverso orientamento della loro attività.Con l'auspicata (ma tuttora incerta) ratifica del Trattato di Lisbona da parte dell'Irlanda, e la sua conseguente entrata in vigore il 1° gennaio 2010, il Parlamento europeo, dotato di nuovi poteri, si troverà a cogestire una serie di sfide che avranno una profonda influenza sul futuro dell'Unione. Oggi, a Bruxelles non tira una buona aria. Nella sua reazione alla crisi economica, la Ue ha mostrato una volta di più i suoi limiti: nonostante una raffica di vertici e di annunci, i governi dei 27 non sono stati capaci di trovare un minimo comune denominatore per le loro iniziative e hanno finito con l'anteporre gli interessi nazionali, e in particolare la difesa dei posti di lavoro, a un grande progetto comune. Da quando soffia il vento della recessione, si è anche accentuata la frattura tra vecchi e nuovi membri: a Occidente molti accusano gli ex Paesi comunisti di finanza allegra e di concorrenza sleale, a Oriente la gente si sente invece abbandonata da Bruxelles e lo ha fatto chiaramente capire con un astensionismo record. Ma anche nella cosiddetta vecchia Europa i dissensi sono profondi, mettendo in sofferenza il tradizionale asse franco-tedesco. Il superamento di queste crisi, e la approvazione di nuove regole comuni che ne rendano più difficile una ripetizione, sono considerati essenziali per la credibilità dell'Unione. Intanto, l'elezione in almeno dieci Paesi di un certo numero di deputati ultranazionalisti, se non proprio xenofobi (con cui potrebbe far gruppo la Lega) costringerà l'Europarlamento ad affrontare al più presto il problema dell'immigrazione. Finora, i tentativi di dare vita a una politica comune hanno prodotto risultati molto scarsi, come dimostra anche il sostanziale disinteresse di Bruxelles di fronte alle difficoltà dei Paesi mediterranei a fronteggiare l’ondata di arrivi dall'Africa e dal Medio Oriente. L'assemblea di Strasburgo, sotto l'influsso di un’alleanza tra socialisti, verdi, liberali e sinistre, è stata anche più indulgente nei confronti del fenomeno delle altre istituzioni comunitarie. Ma, se si terrà conto degli umori dell'elettorato, ora la musica potrebbe cambiare.Da 30 anni, a ogni inizio legislatura, si è detto che il Parlamento europeo si apprestava a entrare in una nuova era. La costante diminuzione della percentuale dei votanti, che ha toccato domenica un nuovo minimo, dimostra che i cittadini non ci credono molto. Stavolta, tuttavia, potrebbe accadere davvero; e i neoeletti faranno bene a prepararsi a un lavoro magari oscuro, ma spesso più importante di quello svolto dai loro colleghi di Roma.
mercoledì 10 giugno 2009
Unione europea
Economia, immigrazione e Trattato di Lisbona: le sfide della destra al potere
Le elezioni-sondaggio sono alle nostre spalle, ora il Parlamento europeo deve mettersi al lavoro. Lo spostamento a destra del suo baricentro e la conseguente possibilità di formare muove alleanze dovrebbe avere una serie di effetti benefici. Primo, metterà l'assemblea in maggiore sintonia sia con il Consiglio europeo, dove i governi moderati sono in netta maggioranza (e lo saranno ancora di più dopo le prossime elezioni in Germania e in Gran Bretagna), sia con la nuova Commissione che sarà insediata tra breve, facilitando così il passaggio di norme atte a fronteggiare la crisi economica. Secondo, renderà più agevole la conferma del presidente Barroso ( ieri ufficialmente ricandidato dal premier ceco Fischer) oggi molto contestato da sinistra, e dei suoi nuovi commissari. Terzo, potrebbe segnare l'inizio della fine per la gestione consociativa del Parlamento da parte di Popolari e Socialisti, con relativa spartizione delle cariche e alternanza nella carica di presidente a metà legislatura. Quarto, comporterà modifiche nella composizione delle commissioni, e di conseguenza anche un diverso orientamento della loro attività.Con l'auspicata (ma tuttora incerta) ratifica del Trattato di Lisbona da parte dell'Irlanda, e la sua conseguente entrata in vigore il 1° gennaio 2010, il Parlamento europeo, dotato di nuovi poteri, si troverà a cogestire una serie di sfide che avranno una profonda influenza sul futuro dell'Unione. Oggi, a Bruxelles non tira una buona aria. Nella sua reazione alla crisi economica, la Ue ha mostrato una volta di più i suoi limiti: nonostante una raffica di vertici e di annunci, i governi dei 27 non sono stati capaci di trovare un minimo comune denominatore per le loro iniziative e hanno finito con l'anteporre gli interessi nazionali, e in particolare la difesa dei posti di lavoro, a un grande progetto comune. Da quando soffia il vento della recessione, si è anche accentuata la frattura tra vecchi e nuovi membri: a Occidente molti accusano gli ex Paesi comunisti di finanza allegra e di concorrenza sleale, a Oriente la gente si sente invece abbandonata da Bruxelles e lo ha fatto chiaramente capire con un astensionismo record. Ma anche nella cosiddetta vecchia Europa i dissensi sono profondi, mettendo in sofferenza il tradizionale asse franco-tedesco. Il superamento di queste crisi, e la approvazione di nuove regole comuni che ne rendano più difficile una ripetizione, sono considerati essenziali per la credibilità dell'Unione. Intanto, l'elezione in almeno dieci Paesi di un certo numero di deputati ultranazionalisti, se non proprio xenofobi (con cui potrebbe far gruppo la Lega) costringerà l'Europarlamento ad affrontare al più presto il problema dell'immigrazione. Finora, i tentativi di dare vita a una politica comune hanno prodotto risultati molto scarsi, come dimostra anche il sostanziale disinteresse di Bruxelles di fronte alle difficoltà dei Paesi mediterranei a fronteggiare l’ondata di arrivi dall'Africa e dal Medio Oriente. L'assemblea di Strasburgo, sotto l'influsso di un’alleanza tra socialisti, verdi, liberali e sinistre, è stata anche più indulgente nei confronti del fenomeno delle altre istituzioni comunitarie. Ma, se si terrà conto degli umori dell'elettorato, ora la musica potrebbe cambiare.Da 30 anni, a ogni inizio legislatura, si è detto che il Parlamento europeo si apprestava a entrare in una nuova era. La costante diminuzione della percentuale dei votanti, che ha toccato domenica un nuovo minimo, dimostra che i cittadini non ci credono molto. Stavolta, tuttavia, potrebbe accadere davvero; e i neoeletti faranno bene a prepararsi a un lavoro magari oscuro, ma spesso più importante di quello svolto dai loro colleghi di Roma.
Le elezioni-sondaggio sono alle nostre spalle, ora il Parlamento europeo deve mettersi al lavoro. Lo spostamento a destra del suo baricentro e la conseguente possibilità di formare muove alleanze dovrebbe avere una serie di effetti benefici. Primo, metterà l'assemblea in maggiore sintonia sia con il Consiglio europeo, dove i governi moderati sono in netta maggioranza (e lo saranno ancora di più dopo le prossime elezioni in Germania e in Gran Bretagna), sia con la nuova Commissione che sarà insediata tra breve, facilitando così il passaggio di norme atte a fronteggiare la crisi economica. Secondo, renderà più agevole la conferma del presidente Barroso ( ieri ufficialmente ricandidato dal premier ceco Fischer) oggi molto contestato da sinistra, e dei suoi nuovi commissari. Terzo, potrebbe segnare l'inizio della fine per la gestione consociativa del Parlamento da parte di Popolari e Socialisti, con relativa spartizione delle cariche e alternanza nella carica di presidente a metà legislatura. Quarto, comporterà modifiche nella composizione delle commissioni, e di conseguenza anche un diverso orientamento della loro attività.Con l'auspicata (ma tuttora incerta) ratifica del Trattato di Lisbona da parte dell'Irlanda, e la sua conseguente entrata in vigore il 1° gennaio 2010, il Parlamento europeo, dotato di nuovi poteri, si troverà a cogestire una serie di sfide che avranno una profonda influenza sul futuro dell'Unione. Oggi, a Bruxelles non tira una buona aria. Nella sua reazione alla crisi economica, la Ue ha mostrato una volta di più i suoi limiti: nonostante una raffica di vertici e di annunci, i governi dei 27 non sono stati capaci di trovare un minimo comune denominatore per le loro iniziative e hanno finito con l'anteporre gli interessi nazionali, e in particolare la difesa dei posti di lavoro, a un grande progetto comune. Da quando soffia il vento della recessione, si è anche accentuata la frattura tra vecchi e nuovi membri: a Occidente molti accusano gli ex Paesi comunisti di finanza allegra e di concorrenza sleale, a Oriente la gente si sente invece abbandonata da Bruxelles e lo ha fatto chiaramente capire con un astensionismo record. Ma anche nella cosiddetta vecchia Europa i dissensi sono profondi, mettendo in sofferenza il tradizionale asse franco-tedesco. Il superamento di queste crisi, e la approvazione di nuove regole comuni che ne rendano più difficile una ripetizione, sono considerati essenziali per la credibilità dell'Unione. Intanto, l'elezione in almeno dieci Paesi di un certo numero di deputati ultranazionalisti, se non proprio xenofobi (con cui potrebbe far gruppo la Lega) costringerà l'Europarlamento ad affrontare al più presto il problema dell'immigrazione. Finora, i tentativi di dare vita a una politica comune hanno prodotto risultati molto scarsi, come dimostra anche il sostanziale disinteresse di Bruxelles di fronte alle difficoltà dei Paesi mediterranei a fronteggiare l’ondata di arrivi dall'Africa e dal Medio Oriente. L'assemblea di Strasburgo, sotto l'influsso di un’alleanza tra socialisti, verdi, liberali e sinistre, è stata anche più indulgente nei confronti del fenomeno delle altre istituzioni comunitarie. Ma, se si terrà conto degli umori dell'elettorato, ora la musica potrebbe cambiare.Da 30 anni, a ogni inizio legislatura, si è detto che il Parlamento europeo si apprestava a entrare in una nuova era. La costante diminuzione della percentuale dei votanti, che ha toccato domenica un nuovo minimo, dimostra che i cittadini non ci credono molto. Stavolta, tuttavia, potrebbe accadere davvero; e i neoeletti faranno bene a prepararsi a un lavoro magari oscuro, ma spesso più importante di quello svolto dai loro colleghi di Roma.
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1 commenti:
Lega Nord, quei "razzisti" che odiano "i negri"...
http://temi.repubblica.it/metropoli-online/intervista-a-sandy-cane-sindaco-nera-della-lega-nord/
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