MILANO — «Tu di dove sei?». «Io sono di Beni Mellal». «Anch’io sono di Beni Mellal». È cominciata così la serata di una ragazza marocchina, 20 anni, che vive in Veneto ed era venuta a Milano con alcune amiche per passare una nottata in discoteca. È finita con uno stupro, a cui è seguita anche una rapina. Erano da poco passate le 4 di notte del primo giugno. Grazie alla memoria di ferro della giovane e di un detective del commissariato di polizia Mecenate, l’aggressore è stato identificato e arrestato. Si tratta di un clandestino di 28 anni, Mohamed E.Y., con precedenti, già espulso dall’Italia, spacciatore a tempo pieno. È già a San Vittore. Lo stupro — il 27esimo dall’inizio dell’anno a Milano, il 94 per cento compiuto da stranieri — è avvenuto nella notte di domenica scorsa. Mouna (nome di fantasia) era andata al Karma, una discoteca di via Fabio Massimo, a Nosedo. In pista con le amiche ha conosciuto un connazionale. Chiacchera dopo chiacchera, gli ha rivelato che stava cercando un’auto usata, per andare al lavoro. «Se ti interessa — è stata la risposta del ragazzo — ti faccio vedere la mia, che è parcheggiata qui fuori». Mouna si è fidata di Mohamed. Sono saliti sull’autovettura, una Golf blu, e sono partiti. Poche centinaia di metri, sino al Parco delle Rose. La faccia di Mohamed ha cambiato espressione. Dopo aver impugnato un punteruolo, il nordafricano l’ha costretta a spogliarsi e l’ha stuprata. Poi l’ha anche rapinata di soldi e cellulare. Infine l’ha abbandonata al bordo della strada. È stato un camionista a soccorrere la ragazza e a chiamare la polizia. Erano le 4,30. Mouna è finita alla clinica Mangiagalli (dove hanno confermato la violenza) e poi al commissariato Mecenate. Davanti al vicequestore Francesca Fusto, ha tirato fuori tutto il suo coraggio e ha spiegato nei dettagli cosa era successo. Fornendo due particolari determinanti: «Mi ricordo che mi ha fatto salire su una Golf blu e che aveva al collo una catena d’oro a maglie grosse, con una strana medaglia». Un particolare captato da un detective che seguiva l’interrogatorio. La macchina apparteneva a uno spacciatore della zona fermato più volte. Addirittura un anno fa, mentre tentava una rapina a un’altra donna. In commissariato hanno tirato fuori un album fotografico. Mouna ha riconosciuto il suo aggressore. I poliziotti l’hanno arrestato a un indirizzo già in archivio, a Legnano. Sotto casa la Golf blu, nell’appartamento il cellulare della ragazza, al collo la catena d’oro.
Alberto Berticelli
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