lunedì 8 giugno 2009

La casta sindacalista

La Casta del sindacato si prepara a pagare il conto di Emanuela Zoncu

Il testo base che dichiarerà guerra alla poca trasparenza dei sindacati è infatti pronto, porta la firma del presidente della Commissione Lavoro e Previdenza del Senato, Pasquale Giuliano (PdL) e punta a imporre l’obbligatorietà dei bilanci e la loro pubblicità. Si aspettava la ripresa dei lavori e ora, a elezioni fatte, si può dire “ci siamo”. Verrà davvero il giorno in cui anche ai sindacati sarà presentato il conto da pagare, come i più critici avversari dell' "altra Casta" da tempo immaginano (e aspettano)?. La “profezia” stavolta sembra azzeccata, almeno per quanto riguarda i conti in senso strettamente economico, sui quali la maggioranza ha finalmente deciso di vederci chiaro. Il testo base che dichiarerà guerra alla poca trasparenza dei sindacati è infatti pronto, porta la firma del presidente della Commissione Lavoro e Previdenza del Senato, Pasquale Giuliano (PdL) e punta a imporre l’obbligatorietà dei bilanci e la loro pubblicità. Si aspettava la ripresa dei lavori e ora, a elezioni fatte, si può dire “ci siamo”: verranno sentiti i sindacati, si farà la discussione generale, quindi la presentazione degli emendamenti e poi il testo verrà votato e portato in Aula. Un’iniziativa che secondo Giuliano Cazzola, vice presidente della Commissione Lavoro della Camera, servirà anche ai sindacati per acquistare trasparenza davanti all’opinione pubblica. Il Disegno di Legge in questione è il numero 1060 e recita: “I sindacati e le loro associazioni sia di lavoratori sia di datori di lavoro, pubblici e privati, comunque costituiti, che percepiscono a qualsiasi titolo contributi da parte degli iscritti, dello Stato o di enti pubblici, e che sono ammessi alle contrattazioni collettive (quindi anche Confindustria, ndr) sono tenuti alla redazione del rendiconto annuale di esercizio e alla sua pubblicazione”. Nelle scorse legislature in realtà erano state presentate due proposte di legge a tal proposito ma non ebbero seguito (quella del 1998, redatta sempre da Giuliano, venne affossata al Senato). I motivi sono diversi ma tutti riconducibili allo strapotere guadagnato in questi decenni dai sindacati, che sono riusciti a costruire un radicatissimo apparato al riparo delle sfide del mercato o della democrazia e che a livello parlamentare sono una rappresentanza fortissima (quelli che hanno avuto qualche incarico nei sindacati rappresentano a livello numerico il terzo gruppo parlamentare, tanto alla Camera quanto al Senato). Norme di legge o contrattuali di favore – come l’esenzione dal pagamento dell’Ici per le sedi principali o gli introiti ai patronati - e prassi tollerate dai pubblici poteri glielo hanno consentito. Così, nel tempo, il sindacato ha abdicato alla funzione di rappresentanza generale dell’interesse dei lavoratori per rappresentare solo alcune ben delimitate aree del mondo del lavoro. Lo abbiamo detto più volte (si vedano al riguardo gli illuminanti articoli di Antonio Mambrino, che hanno preceduto di oltre un anno il libro-rivelazione di Stefano Liviadotti, “L’altra Casta”) e lo diciamo anche oggi: il sindacato in questi anni è riuscito a coniugare un’elevata dose di retorica e di demagogia - ad esempio in materia di precariato giovanile - con una ben più efficace azione di tutela degli interessi e dei privilegi di cui godono i dipendenti pubblici e i lavoratori in odore di pensione. Oggi si stima che Cgil, Cisl e Uil abbiano al loro attivo oltre due miliardi di entrate, tra tesseramenti, attività di servizi e contributi vari, con una capillare articolazione territoriale che coinvolge direttamente o indirettamente milioni di persone. È stato calcolato che le sole tre Confederazioni con i loro ventimila addetti, tra dipendenti in senso stretto e distaccati e con il loro presumibile ma verosimile fatturato da multinazionale sono l’ottava azienda privata italiana. “C’è stato fino ad ora un interesse trasversale affinché questi conti non divenissero pubblici – spiega il redattore del testo base Giuliano - I sindacati dicono: ‘Noi il bilancio lo facciamo già’, ma allora mi chiedo come mai, partendo dal presupposto che dichiarino ogni singola voce economica, si oppongano in maniera così feroce a una legge che indica i criteri (dettati dalla normativa europea) per redigere il bilancio. Forse perché nel momento in cui il bilancio diventa obbligatorio si risponde anche di falso”. L’elenco delle anomalie che fanno capo ai sindacati è sterminato (perfino sugli iscritti non c’è chiarezza se è vero che in Italia i sindacati ne denunciano 11 milioni ma ai sindacati europei dichiarano molto di meno) e il che la dice lunga sull’esigenza di chiarezza chiesta sia a destra sia a sinistra (sul tavolo, prima del testo base, c’era anche un disegno di legge del Pd più uno della Lega, esaminati dettagliatamente dal quotidiano ItaliaOggi di giovedì scorso). L’Istituto nazionale della previdenza sociale, che funge da esattore, trattiene a favore dei sindacati il 3 per cento dell’indennità di disoccupazione con requisiti ridotti e l’1 per cento della cassa integrazione guadagni ordinaria e straordinaria per i lavoratori socialmente utili. È stato calcolato che nel 2006 l’Inps a tale titolo ha versato alla sola Cgil 331 milioni. Sempre nel 2006 l’Inps, inoltre, ha pagato per le dichiarazioni dei redditi dei pensionati 120 milioni di euro (di cui 90 a Cgil, Cisl e Uil) ai centri di assistenza fiscale dei sindacati (Caf), che nello stesso anno hanno anche incassato dal fisco ulteriori 186 milioni di euro (di cui circa 39 milioni alla Cgil, 31 milioni alla Cisl e 12 milioni alla Uil) per il contributo di 15,7 euro che ricevono per ognuna delle oltre 12 milioni di dichiarazioni di redditi redatte per i lavoratori in attività. Per non parlare dell’assai rilevante patrimonio immobiliare delle tre Confederazioni (che, come detto, godono dell’esenzione dall’imposta comunale sugli immobili), la cui parte più consistente e di pregio (ad esempio, a Roma, la sede della Cgil di Corso Italia, la sede della Uil a via Lucullo, il palazzo della Cisl di via Buoncompagni) è ad esse pervenuta a titolo gratuito dalle disciolte organizzazioni sindacali fasciste. Nella relazione al disegno di legge Giuliano si segnala come la Cgil abbia in proprietà circa 3000 sedi, la Cisl poco meno di 5000 e la Uil, tramite la controllata Labour Uil Spa, cespiti immobiliari per un valore attuale di circa 200 milioni di euro. C’è poi la gestione dei fondi pensione, l’utilizzo dei fondi europei per la formazione, la rappresentanza sindacale in numerosissimi enti e amministrazioni, statali e non. Tra i tanti: nel Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro (Cnel), nei comitati di indirizzo e vigilanza dei maggiori enti previdenziali, nelle Camere di commercio, nei consigli di amministrazione delle grandi aziende a partecipazione statale. Per non parlare dei patronati che seppure formalmente autonomi, hanno, com’ è noto, uno strettissimo collegamento con i sindacati, di cui appaiono dirette emanazioni. Il giro d’affari è talmente grosso che i sindacati dovranno mettercela tutta per portare allo scoperto i “segreti” fino a ora custoditi. Gli toccherà lasciare la suite dell’hotel-Italia e scendere nella hall, a volte succede che anche a una Casta viene presentato il conto da pagare.

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