venerdì 7 maggio 2010
Teheran
La storia di Kiana. Essere lesbica a Teheran di Vito Kahlun
Kiana Firouz ha 27 anni ed è un’attrice e attivista lesbica iraniana originaria di Teheran. Attiva da anni nella lotta contro le discriminazioni e le persecuzioni degli omosessuali nel suo Paese, la giovane attivista iraniana ha prodotto un documentario sulla condizione di lesbiche e gay sotto il regime di Ahmadinejad. Tanto è bastato affinché alcuni fotogrammi del video finissero nelle mani dell’Intelligence iraniana, i cui agenti hanno iniziato subito a pedinarla e intimidirla. Kiana, preoccupata per la propria incolumità, ha deciso di lasciare Teheran per rifugiarsi nel Regno Unito dove avrebbe potuto continuare il suo lavoro e proseguire gli studi.
Dopo aver presentato richiesta di asilo nel Regno Unito, si è vista rigettare la sua domanda dall’Home Office, nonostante il Ministero britannico fosse consapevole della condizione degli omosessuali in Iran dove l’omosessualità è considerato tra i peggiori reati punibili con la forca. In Iran, la punizione per una lesbica adulta, sana di mente e consenziente, è di 100 frustate. Se l’atto è perpetrato per tre volte e la punizione è inferta in ciascuna occasione, la condanna a morte si applica alla quarta volta (articoli 127, 129, 130). Kiana, al diniego dell’Home Office, ha presentato ricorso in tribunale, ma anche il Giudice ha respinto la sua richiesta d’asilo. Secondo l’avvocato di Kiana, l’unica possibilità rimane quella di appellarsi alla decisione del Giudice, ma oramai il rischio di una deportazione in Iran si profila quanto mai imminente.
Kiana Firouz ha recentemente preso parte alle riprese del film “Cul de Sac”, la cui trama è incentrata sulla sua vita e in particolare sulle sue lotte civili portate avanti in Iran. “Per me era fondamentale prendere parte a quel film”, ha dichiarato recentemente l’attrice in un’intervista. “Come donna omosessuale iraniana, credo che nulla, meglio di un film, possa rendere l’idea di quali difficoltà vivano ogni giorno sulla propria pelle le lesbiche del mio Paese. Quel film” ha poi spiegato Kiana, “contiene scene di sesso che già basterebbero per una condanna a morte, se fossi rimandata in Iran. Ora, la mia unica speranza rimane la mobilitazione del mondo LGBT”. “Cul de Sac”, la cui uscita nelle sale è prevista proprio per questo mese, ha già destato l’interesse dei media di tutto il mondo, dopo che nel dicembre 2009 il suo trailer è stato pubblicato su YouTube. Oltre diecimila utenti hanno visionato il video nei primi quattro giorni dalla sua messa on line, e anche i media dell’opposizione in Iran, sottoposti a un costante controllo da parte delle autorità del regime, hanno ripreso la notizia.
Kiana ha anche creato una petizione contro la decisione di essere deportata in Iran. Il Gruppo EveryOne, organizzazione internazionale per i Diritti Umani ha oggi presentato un appello al Governo britannico e alle forze democratiche dell’Unione europea, nonché all’Alto Commissario ONU per i Rifugiati Antonio Guterres, affinché a Kiana Firouz sia garantita immediatamente la più adeguata protezione umanitaria e venga scongiurata in via definitiva una sua deportazione in Iran, dove certamente sarebbe messa a morte per la propria condizione di lesbica nonché per il suo impegno civile. L’appello degli attivisti di EveryOne esteso a società civile e mondo politico, ha subito trovato il riscontro dei giovani del Partito Repubblicano Italiano, già impegnati in passato in battaglie per i diritti civili degli omosessuali nella coalizione di centrodestra, i quali hanno sottoscritto la richiesta di Everyone in cui si chiede che a Kiana, simbolo internazionale contro l’omofobia e la repressione di gay e lesbiche nei paesi islamici “sia concesso al più presto lo status di rifugiata”.
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