mercoledì 26 maggio 2010

Magistratura


Roma - Nella manovra ci sono "misure inaccettabili" e l’Associazione nazionale magistrati proclama lo stato di agitazione. Il sindacato delle toghe, commentando il documento approvato dal Consiglio dei ministri, parla di "interventi punitivi che minano l’indipendenza" e si riserva di proporre "immediate iniziative di protesta" contro quelle che giudica misure inaccettabili "per i magistrati e per il funzionamento del sistema giudiziario".

Buste paga. Le retribuzioni dei magistrati "vengono colpite tre volte: con il blocco dei meccanismi di progressione economica, con il blocco dell’adeguamento alla dinamica dei contratti pubblici e, addirittura, con un prelievo forzoso sugli stipendi - denuncia l’Anm -. Sono interventi incostituzionali e palesemente punitivi nei confronti dei magistrati". La progressione economica dei magistrati "non è un automatismo - spiegano le toghe - ma è vincolata a periodiche valutazioni di professionalità e l’adeguamento triennale rappresenta soltanto una modalità di allineamento, per giunta ex post, della retribuzione dei magistrati alla media degli aumenti già conseguiti dal personale pubblico contrattualizzato, peraltro con l’esclusione dal calcolo di significative voci retributive dei dirigenti pubblici (che sono quelle, sia detto per inciso, che hanno maggiormente determinato l’aumento della spesa del settore negli ultimi anni)".

Costituzionalità. Sul punto, fa presente l’Anm, "la Corte Costituzionale ha ribadito che tale meccanismo rappresenta l’attuazione del precetto costituzionale dell’indipendenza dei magistrati, che va salvaguardato anche sotto il profilo economico, evitando, tra l’altro, che siano costretti a periodiche rivendicazioni nei confronti di altri poteri". Un intervento di questa natura "incide, quindi, profondamente sullo status giuridico dei magistrati e sulla loro autonomia e indipendenza". Come pure "è del tutto evidente, l’incostituzionalità della disposizione con la quale si opera una decurtazione secca del trattamento economico, per la palese violazione dei principi di eguaglianza e di progressività del sistema fiscale che deriva dall’introduzione di un’imposta fissa a carico esclusivamente dei dipendenti pubblici". Ma non è tutto:

"Clima di aggressione". "Queste misure, peraltro, si inseriscono in un clima di costante aggressione da parte di esponenti politici e istituzionali nei confronti della magistratura, accompagnata da una campagna mediatica di delegittimazione dei magistrati, dipinti come fannulloni strapagati e politicizzati, e da interventi legislativi dichiaratamente finalizzati a impedire lo svolgimento delle indagini e dei processi". E ancora non basta: "In una situazione di drammatica crisi di funzionamento della giustizia, la manovra colpisce pesantemente il sistema giudiziario. Il personale amministrativo, da anni in attesa di una necessaria riqualificazione, viene ancora mortificato e svilito, con il blocco dei contratti, la proroga del divieto di nuove assunzioni e un’ulteriore riduzione del 10% degli stanziamenti per il funzionamento degli uffici". Di qui la mobilitazione: "I magistrati hanno il dovere di denunciare i rischi per l’indipendenza della magistratura e per la funzionalità del servizio giudiziario derivanti da una manovra iniqua, sperequata e incostituzionale".

Magistratura indipendente contro i tagli. "Fughe di massa" dagli uffici giudiziari dei magistrati più esperti, con la conseguenza di rendere ancora più consistenti i vuoti di organico nei tribunali e nelle procure: potrebbe essere questo uno degli effetti della manovra economica del governo, e proprio la prospettiva più allarmante,secondo Antonietta Fiorillo, leader di Magistratura Indipendente, la corrente più moderata delle toghe. "Se saranno confermate le notizie di questi giorni, si prospetta la riduzione della liquidazione quasi alla metà - spiega Fiorillo - E sono tanti i colleghi che hanno raggiunto i 65 anni che stanno pensando di andare in pensione proprio di fronte a questa prospettiva. Si tratta dei colleghi più esperti , una buona parte dei quali in servizio nelle procure generali, che hanno ancora voglia e forza di rendere un servizio ai cittadini; la loro uscita finirebbe con il decapitare o comunque creare un vuoto difficilmente colmabile negli uffici giudiziari. Ed è proprio quello che più mi preoccupa".

Il Guardasigilli: "Servono sacrifici". "Non conosco le posizioni dei magistrati, ma voglio sottolineare che questa manovra richiede un sacrificio al paese nel momento in cui bisogna fronteggiare una crisi che non è italiana ma è mondiale": così il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, risponde ai cronisti che lo interrogano sullo stato di agitazione proclamato dall’Anm a fronte del blocco delle retribuzioni previsto dalla manovra finanziaria.

2 commenti:

Massimo ha detto...

Certo che da chi percepisce una media di 157mila euro all'anno, protestare non è una bella figura. Forse avrebbero preferito un aumento delle tasse in modo che tutti potessero pagare i loro privilegi ...

Eleonora ha detto...

Appunto. Non ho più parole, davvero. Tutto ciò è semplicemente vergognoso.