lunedì 17 maggio 2010
Così tanto per...
Variegato e misterioso. L’islam femminile in Italia e in tutto l’Occidente resta uno dei fenomeni più anomali del nostro tempo, pertanto uno dei più affascinanti (???).
Le conversioni femminili, o più esattamente i “ritorni”, avvengono con frequenza esponenziale e non scaturiscono esclusivamente dal “matrimonio misto”. In realtà gran parte delle donne musulmane italiane, pur pervenendo ad una prima conoscenza dei precetti dell’islam tramite l’incontro e il confronto con i musulmani stranieri presenti nel territorio, sviluppano una ricerca personale, spesso avulsa dal contatto con le moschee e con le comunità, ed entrano nell’islam con cognizioni di causa. Sostenute da un’acuta capacità critica, compiono questo passo con convinzione e consapevolezza. Si tratta nella maggior parte dei casi di donne con un’istruzione superiore o universitaria, che spesso ricoprono ruoli di responsabilità. La fase iniziale di transizione dal quotidiano modo di vita occidentale a quello islamico è vissuta per lo più in modo difficile e drammatico, soprattutto nella scelta di coprire il capo con il foulard islamico, il pezzetto di stoffa più potente del mondo, come lo ha definito qualcuno.
Ci sono tuttavia sorelle che riescono a tornare all’islam in maniera graduale e continua, facendo un passo alla volta, ma con caparbietà e decisione. Esiste, tra tutte noi, anche se non ci conosciamo e viviamo a molti km di distanza, un afflato spirituale dettato dalla sottile affinità di intenti che ci unisce e ci rende due volte sorelle, sorelle nell’iman, nella fede, e sorelle nello sforzo costante verso l’islam, nel jihad che combattianmo ogni giorno fisabilillah contro il materialismo imperante alla ricerca di una vita spirituale più intensa.
Dall’Etna alle Alpi sono molte le sorelle che vivono un islam solitario e silenzioso, all’interno di una famiglia cattolica o atea che, nella maggior parte dei casi, anche a causa dell’atmosfera di allarmismo e xenofobia prodotta dai media, non accetta il nuovo orientamento religioso e fa di tutto, almeno inizialmente, per ostacolarne la pratica. Alcune sorelle, dopo svariati tentativi di farsi accettare dalla famiglia, dal gruppo sociale e nel luogo di lavoro, si allontanano dall’ambiente sociale originario per vivere liberamente la propria fede. Altre sorelle, più caparbie, meno fortunate o più timorose – decidono di continuare a trattare ad oltranza e vivono perfettamente integrate, ma in uno stato di semilibertà vigilata.
Jazakiallahu khayran okti Ijjou
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