martedì 11 maggio 2010

Cineserie

Criminalità d’importazione di Tiziano Nisiergo

Anche dal numero di Panorama in edicola venerdì scorso, sono giunte le conferme a quello che anche noi da tempo sosteniamo: nel nostro Paese (soprattutto, ma non soltanto, nelle città di maggior dimensione) si sta affermando una malavita – più o meno organizzata – la cui attività è pianificata da organizzazioni criminali straniere, soprattutto cinesi: a Roma (nella zona di piazza Vittorio), a Napoli (soprattutto in prossimità del porto), a Milano (principalmente intorno alla Chinatown di via Sarpi).

Soprattutto nel capoluogo meneghino, stanno prendendo il sopravvento bande organizzate e senza controllo composte da giovanissimi cinesi i quali - armati di tutto punto con machete, coltelli e pugnali e spesso sotto effetto della devastante ketamina, sostanza stupefacente molto diffusa tra i giovani con gli occhi a mandorla – annoverano come loro principali business quelli del controllo delle bische, del traffico di sostanze stupefacenti e dello sfruttamento della prostituzione orientale. E dall’aprile del 2007 (con l’omicidio di due giovani boss della malavita cinese) ha preso anche il via una guerra tra gang che, quasi quotidianamente, registra qualche scontro “all’arma bianca”: una violenza che, come ricorda anche Panorama, portò il vice-sindaco di Milano, Riccardo De Corato, a parlare di «una comunità fuori controllo, che pare agire come nella Chicago anni trenta». Già, una comunità straniera “fuori controllo” e, per di più, più pericolosa delle altre, almeno dal punto di vista delinquenziale. Una comunità che è in grado di affermare la propria autorità senza che nessuno, per motivi molto spesso misteriosi, sia in grado di ostacolarne del tutto le attività illecite.

A Milano però, si apprende sempre da Panorama, le Forze dell’Ordine sembrano contare ora su un’arma in più costituita dalla «inaspettata collaborazione da parte delle vittime, rinchiuse nella tradizionale omertà cinese». Una collaborazione iniziata con la denuncia ai Carabinieri fatta dal gestore cinese di un centro massaggi di viale Padova giunto all’esasperazione dopo una serie crescente di richieste estorsive da parte di una gang di adolescenti suoi connazionali.

Certo, la creazione di qualche crepa nel blindato “sistema cinese” presente nel nostro Paese non può che essere considerato un fattore positivo. Ma l’impressione è che si è di fronte ad un fenomeno sempre più pericoloso, con le sue leggi, le sue regole e completamente a se stante rispetto al diritto e alle usanze del Paese ospitante: insomma uno stato nello Stato.

La sensazione è che la battaglia contro questa criminalità di importazione che giunge dall’Oriente sarà assai lunga e, soprattutto, difficile.

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