domenica 16 maggio 2010
Manovra economica
ROMA — Ministri, parlamentari, ma anche «gli alti papaveri» del settore pubblico. Il ministro per la Semplificazione normativa, Roberto Calderoli, raddoppia. Non solo un taglio «almeno del 5%» degli emolumenti di governo e Parlamento, ma una sforbiciata anche a quelli degli «intoccabili», un riferimento ai funzionari e ai manager del settore pubblico. Un «atto di giustizia», dice il ministro, promesso agli enti locali dopo il decreto legge di gennaio «con cui è stato predisposto il taglio di 50 mila poltrone» in quel settore e la riduzione degli stipendi dei consiglieri regionali, già in vigore.
Sarebbe in arrivo «un ampio pacchetto, per fare in modo che la dieta, finalmente, la si faccia fare anche a tutti gli "alti papaveri" del pubblico — ha concluso il ministro— anche quelli del cosiddetto sottobosco, che fino ad oggi non sono mai stati toccati». «Se la manovra porterà dei sacrifici per gli italiani, credo sia giusto che siano i politici i primi a farli», ha detto il presidente del Senato, Renato Schifani. Disponibile anche il ministro del Turismo, Michela Brambilla, che propone di destinare i risparmi a un fondo per le categorie più deboli.
A frenare la cavalcata della Lega, ci pensa il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, secondo cui «bisogna ridurre in vari modi i costi della politica, attraverso una iniziativa che prenderà il governo nel suo complesso e non per sollecitazione di questa o quella forza politica che fa parte della maggioranza». Quanto ai «finiani», Italo Bocchino puntualizza che la stretta serve, evitando però «che a fare i sacrifici siano come al solito i più deboli con una stretta a dipendenti e pensionati». Una posizione che trova echi nel Pd, dove la presidente Rosy Bindi stigmatizza gli interventi «sulle persone e sul reddito della famiglia», senza «alcuna traccia di lotta all’evasione fiscale, interventi a sostegno di crescita e occupazione e norme serie contro la corruzione».
Quanto ai tagli agli stipendi dei parlamentari, Bindi è disponibile, anche se «non risolve i problemi dei costi della politica». Dubbioso il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini: «Il rischio è che faccia la fine della proposta di abolire le Province, da tutti promessa in campagna elettorale e poi siamo rimasti gli unici a sostenerla in Parlamento». Nel merito della manovra, si attende una presa di posizione sui tagli agli statali del ministro competente, Renato Brunetta, atteso domani al Forum della Pubblica amministrazione. Motivo di scontro con il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, potrebbe essere il prelievo delle risorse destinate ai Fondi unici di amministrazione (Fua), utilizzati per pagare lo stipendio integrativo legato alla produttività nelle amministrazioni centrali, gli enti pubblici non economici e le agenzie, che Brunetta ha inserito nella riforma della Pubblica amministrazione. Quanto ai sindacati, il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, dice «sì alla manovra ma a condizione che i sacrifici li facciano tutti». Intanto però i sindacati di categoria sarebbero pronti a proclamare lo sciopero.
Antonella Baccaro
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