lunedì 10 maggio 2010
Immigrazione
MILANO - «I clandestini che non hanno un lavoro regolare, normalmente delinquono». Lo ha affermato il sindaco di Milano, Letizia Moratti, durante il suo intervento al convegno che si è svolto lunedì mattina all'Università Cattolica «Processi migratori e integrazione nelle periferie urbane - Per un'integrazione possibile». «La clandestinità è un reato - ha aggiunto la Moratti -. Un clandestino colto in flagranza non può essere espulso se ha altri processi in corso. Per rendere efficace il reato di clandestinità - ha sottolineato - occorre assorbirlo in altre fattispecie di reato», così si rende effettiva l'espulsione. Letizia Moratti ha fatto anche un accenno al caso di via Padova, sostenendo che «casi come quello ci sono e ci possono essere anche in altre situazioni».
CONTESTATA - L'affermazione del sindaco, pronunciata nell'Aula Magna dell'ateneo, alla presenza del ministro dell'Interno Roberto Maroni, ha suscitato diversi brusii di disapprovazione da parte del pubblico in platea. Lasciando l'Università, il sindaco Moratti ha rinnovato il suo appello al Viminale a modificare il reato di clandestinità per rendere possibili espulsioni rapide nel caso lo straniero irregolare sia in attesa di un processo per altri reati. Il ministro Maroni ha poi difeso il sindaco di Milano. «Non ha detto che i clandestini senza un lavoro regolare "normalmente delinquono" - ha affermato Maroni, inserendosi nella scia di polemiche che la frase del primo cittadino ha suscitato -. Ha detto un'altra cosa che mi pare non sia propriamente questa equazione».
DE CORATO: «TROPPO BUONISMO» - Ma a rincarare la dose è intervenuto, dati alla mano, il vicesindaco e assessore alla Sicurezza Riccardo De Corato: «A Milano e nelle città del Nord gli autori di otto reati su dieci commessi da extracomunitari sono clandestini, come ha affermato il capo della Polizia Antonio Manganelli. Una fotografia ben chiara a tutti gli operatori della sicurezza. E alla stessa Polizia Locale che da inizio anno ne ha denunciati o arrestati 294». «La situazione però - ha aggiunto De Corato - è evidentemente sconosciuta, se non rimossa, ai tanti buonisti e benaltristi che seguono l'onda dolce della demagogia. Basterebbe riflettere su questi dati per rendersi contro di quanto siano fuori luogo i mugugni contro il sindaco Moratti intervenuta al convegno in Cattolica. Che ha espresso una verità di fatto, ovvero che l'irregolare senza lavoro di norma delinque». «Basterebbe dire che secondo i dati della Cgil a Milano ci sono 50 mila clandestini. E non è certo dimezzando i tempi della cittadinanza (il riferimento è all'annuncio del ministro Maroni che entro giugno i permessi di soggiorno verranno rilasciati in 30 giorni, ndr) con un colpo di accetta che si possa raggiungere d'incanto l'integrazione, la quale ha percorsi più lunghi e fisiologici».
LE REAZIONI -A nulla è valsa la presa di distanze del sindaco dalla frase incriminata: reazioni indignate sono scattate dalle fila dell'opposizione. «Le parole di Letizia Moratti denotano un preoccupante salto di qualità nella strategia della paura verso l'immigrato portata avanti dalla destra xenofoba italiana», ha detto Jean-Leonard Touadi, parlamentare del Partito democratico, che in una nota ha sottolineato come «teorizzare una maggiore propensione dell'immigrato irregolare a delinquere significa rispolverare teorie di stampo dichiaratamente razzista». «L'accoglienza è dovere sacro - prosegue Touadi - le istituzioni hanno il compito di governare i flussi migratori ma la paura per lo straniero, la presunzione di colpevolezza solo perchè si è immigrati, certamente a nulla serve. Touadi si augura che «la Moratti si scusi con tutti quegli immigrati che sono venuti in Italia per lavorare onestamente e, talvolta, a causa di norme sbagliate, cadono nel cono della clandestinità per la perdita del lavoro». Rincara la dose Filippo Penati (Pd), capo segreteria politica di Pierluigi Bersani. «Oramai, sempre più in uno stato confusionale per i fallimenti della propria amministrazione e per le tensioni tra lei, la Lega e lo stesso Pdl, la Moratti non trova di meglio che emulare il peggior Borghezio», ha commentato. «Ritornare sull'equazione immigrato clandestino uguale delinquente è indegno per un sindaco - osserva Penati - Evidentemente la Moratti usa frasi ad effetto per coprire il vuoto della sua giunta. Se torniamo, invece, a ragionare seriamente sul fenomeno migratorio non possiamo non considerare che nei grandi flussi che hanno interessato Milano in questi anni ci sia una quota di delinquenti, confermata dai dati circa la composizione della popolazione carceraria. Ma dire che tutti i clandestini che non hanno un lavoro regolare normalmente delinquono ricorda la peggiore propaganda xenofoba del nostro Paese». Livia Turco, presidente del Forum immigrazione del Pd, ha affermato: «È grave che il sindaco di una importante città, come Milano, pronunci parole così irresponsabili che finiscono solo per alimentare semplificazioni e paure. Il clandestino non è una persona che delinque, ma è una persona che non ha il permesso di soggiorno. Le persone che delinquono, italiane o meno, devono essere punite. Se così non è dipende dal problema eterno di un sistema giudiziario che non funziona, non dall'immigrazione. Il sindaco di Milano, Letizia Moratti dovrebbe sapere che, per inefficienza dello Stato, a causa di una legge che si chiama Bossi-Fini tantissimi lavoratori, che sono in Italia anche da 10 anni, che pagano le tasse, che pagano i contributi all'Inps e che fanno i lavori più umili, se perdono il lavoro e non riescono a trovarlo entro 6 mesi diventano clandestini e vengono espulsi».
IL VATICANO: URGENTE L'INTEGRAZIONE - Dopo la Moratti, ha preso la parola il presidente del Pontificio consiglio per la Pastorale dei migranti e degli itineranti, monsignor Antonio Maria Vegliò. «In un Paese come l’Italia, che ormai conta un buon numero di immigrati e si confronta con una forte pressione immigratoria, è sempre più urgente l’attuazione di progetti per l’integrazione», ha detto. I «tristi fatti» di via Padova, a Milano, così come altre vicende, accadute in Italia negli ultimi mesi, per l’esponente vaticano «pongono grandi interrogativi sulla gestione dell’immigrazione in zone periferiche già a rischio». La scuola, per l’arcivescovo, deve partecipare alla ricerca di soluzione dei problemi umani più urgenti in tema di democrazia, diritti umani, dialogo interreligioso, cittadinanza e partecipazione.
STRANIERI IN AUMENTO, 10% IRREGOLARI - Il dato emerso dall'incontro è che le grandi città italiane non sono immuni dal rischio di essere contagiate in futuro dal fenomeno che negli anni scorsi infiammò le periferie francesi, le banlieues, con l'esplosione della rabbia sociale delle popolazioni immigrate. A rivelarlo è uno studio realizzato dal Dipartimento di sociologia dell'Università Cattolica di Milano e promosso dal Viminale. Al momento in Italia «si è riscontrata una bassa conflittualità manifesta - si legge nell'estratto dell'indagine presentata nell'ateneo milanese - ma un alto potenziale di rischio, con la possibile emersione improvvisa del conflitto». In Italia vivono oggi cinque milioni di stranieri che vengono da Paesi a forte pressione migratoria: 500 mila in più rispetto all'anno precedente. E gli irregolari rappresentato il 10,7% degli stranieri. Nel 2009 la popolazione straniera è aumentata di più (+10,7%) rispetto ai quattro anni precedenti (+9,4%) e con questi tassi potrebbe raddoppiare nell'arco di otto anni. «In linea generale - rileva la relazione - gli stranieri risultano essere imputati di un reato molto più frequentemente degli italiani, a parità di popolazione presente. Ad ogni modo non si può affermare l'esistenza di una correlazione diretta tra presenza straniera e criminalità, se non con riferimento ai soli immigrati irregolari». Da qui l'invito, contenuto nello studio e rivolto alle amministrazioni locali, a una «maggiore vigilanza e un più efficiente controllo del territorio».
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