venerdì 21 maggio 2010

Del puntualizzare l'ovvio


A New York è in fase di progettazione la costruzione di una nuova moschea, vicino a Ground Zero, a due isolati dove un tempo c’era il World Trade Center. La moschea sarà guidata da un Imam, Feisal Abdul Rauf, fondatore del “progetto Cordoba”, che propone di trasformare i grandi magazzini della “Burlington Coat Factory” di Park Place, ora chiusi, in un Centro di Cultura Islamica al cui interno sorgerebbe una moschea. È cruciale studiare l’ideologia suprematista dell’Islam e riconoscere, per esempio, che la costruzione di una moschea, in particolare a Ground Zero, è vista dai musulmani come una vittoria decisiva sugli infedeli nella marcia islamica per il raggiungimento dell’obiettivo finale: la sottomissione di tutti gli altri all’Islam e alla legge della Sharia.

Ogni giorno, in molte parti del mondo, attacchi mortali sono messi a segno dai jihadisti contro individui di religione non musulmana, o spesso contro altri musulmani, in particolar modo contro le donne. La Jihad del terrore, ad ogni modo, per gli islamici è solo un modo per portare a compimento la loro missione di sottomettere i “Kafir”, o infedeli, alla legge della Sharia. Un altro metodo è, come afferma l’autore Robert Spencer, l’insidiosa e strisciante “Stealth Jihad” (“La Jihad nascosta”, ndt). Shahzad è il tipico jihadista impaziente che tenta di distruggere l’Occidente usando l’arma del terrore, ma c’è anche un secondo prototipo di jihadista, molto più paziente, che mette in pratica la suddetta “Stealth Jihad”. Gli “Stealth Jihadis” sono subdoli nel loro approccio e si prendono il loro tempo per raggiungere lo stesso obiettivo di sottometterci tutti all’Islam e sottoporci alla legge della Sharia.

Recentemente, due episodi separati sottolineano questa oscura realtà. Il primo è il mancato attentato a Times Square per mano di un terrorista pakistano, Faisal Shahzad, soprannominato da Leon de Winter “The Foreclousure Terrorist” basandosi quello che disse un conduttore della CNN parlando di lui: “E' stato confermato che la sua casa è stata pignorata da pochi anni. Voglio dire, uno si immagina pure che questo causò a quella famiglia molta pressione e grandi sofferenze”. Per qualcuno che è cresciuto in un paese musulmano, come me, questa può essere solo vista come una cosa ridicola. Forse potrebbe esserci una Fatwa formale, o un editto religioso chiamato “Foreclosure Jihad”. Nessun dubbio che chi frequenta l’Università Al Azhar del Cairo – l’epicentro della giurisprudenza islamica – potrebbe apprezzare pure questa idea: è un modo efficace di nascondere la vera “narrativa” dell’Islam.

Secondo il Centro di studi politici islamici (www.politicalislam.com), negli ultimi 1400 anni, i musulmani hanno ucciso circa 270 milioni di kafir (non musulmani); 60 milioni di cristiani, 80 milioni di indù, 10 milioni di buddisti e quasi 120 milioni di schiavi africani. Fino ad oggi, per quel che ne sappiamo, per queste atrocità non c’è stata nessuna ammissione ufficiale o una scusa da parte di nessun funzionario dell’organizzazione islamica. Questa catastrofe non è un fenomeno dei nostri giorni. Ha avuto luogo sin dall’inizio dell’Islam 1.400 anni fa. Qualche anno fa, ecco ciò che l’Imam Feisal Abdul Rauf ha detto durante un discorso presso la Chautauqua Institution di New York: “Sette secoli prima che la Dichiarazione d’Indipendenza fosse scritta, la Legge della Sharia era destinata a proteggere la vita, la religione, la proprietà, la famiglia e la sanità mentale della gente. E’ per questo che affermo che gli Stati Uniti, di fatto, rispettano la Sharia. Gli Imam evitano di dire che la Sharia islamica permette, tra le altre pratiche crudeli, di picchiare le donne per disciplinarle, e che autorizza ancora la schiavitù. Non è forse un po’ diverso dal sistema giuridico americano? L’Imam ha mai raccomandato che gli Usa applichino queste due pratiche nel nostro sistema per renderlo uno stato più conforme alla Sharia”?

A Sydney, in Australia, l’Imam ha anche detto che “affinché il terrorismo finisca, gli Usa e l’Occidente devono riconoscere il male che hanno procurato ai musulmani”. Notate bene che la dichiarazione di guerra all’Occidente – come Bin Laden aveva definito fin all’inizio – non era affatto basata su questo “male” presumibilmente fatto ai Musulmani, ma sull’Hadith (una raccolta di resoconti sui discorsi e le attività di Maometto e i suoi seguaci) di Mohammed in Al-Buchary: “Mi è stato ordinato di combattere e uccidere tutto gli esseri umani finché non riconosceranno d’avere nessun altro Dio se non Allah e altro profeta se non Maometto”. Questo Hadith dichiara la guerra ai non-Musulmani, soggiogandoli all’Islam noncuranti delle loro gesta. Se il terrorismo è davvero causato dal “male dell’Occidente verso i musulmani”, per quale motivo i musulmani sunniti bruciano le moschee sciite in Pakistan e in Iraq? Perché gli islamisti continuano a lanciare dell’acido sul volto di donne in paesi come il Pakistan, l’Afghanistan, l’Algeria e l’Iran? Davvero tutte queste brutalità vengono commesse perché l’Occidente danneggia i musulmani?Inoltre, tutti sappiamo che mentre i musulmani possono costruire moschee e praticare la loro religione liberamente in Occidente, ai non-musulmani è proibito farlo nei paesi islamici. Ma quanto può essere dannoso per loro?

L’Imam ha, tra l'altro, anche dichiarato: “Il metodo islamico di dichiarare guerra non è di uccidere civili innocenti. Sono stati piuttosto i cristiani durante la Seconda Guerra Mondiale a bombardare civili a Dresden e in Hiroshima, nessuno dei quali erano bersagli militari”. Per quanto riguarda il ruolo delle donne e l’educazione delle donne nella maggior parte dei paesi musulmani, l’Imam sostiene che tali donne sono molto attive e impegnate, e che la misoginia esiste principalmente nei paesi tribali della Penisola Arabica. Questo è un ritratto vergognoso e falso. La condizione delle donne nei paesi musulmani è una sfortuna che il mondo ha dovuto stare a guardare per secoli e adesso sta pagando un alto prezzo per averla ignorata.

A God who hates”, il libro che ho scritto lo scorso anno, è dedicato alle memorie di mia nipote Mayyada, che ha messo fine alla sua vita prematuramente, suicidandosi per sfuggire al dannato matrimonio che le era stato imposto dalla legge islamica della Sharia. Ci sono attualmente milioni di donne che vivono sofferenze simili e inimmaginabili, tutte permesse sotto la tacita approvazione della Sharia. Le loro, sono storie di impensabile oppressione e miseria rimaste nel silenzio. Ora c’è un Imam musulmano, che aspira ad applicare la Sharia in Occidente, e che è un astuto e eloquente oratore mascherato da “moderato” musulmano. Usa la “Taqiyya”, il concetto islamico che, basandosi sul versetto numero 3:28 del Corano, richiede ai musulmani di mentire al nemico e ingannarlo, prendendo in giro i non-musulmani, gli sprovveduti e gli ignoranti, ma anche chi fa il suo gioco.

Sebbene Feisal Rauf si contrappone alla strategia del terrore di Faisal Shahzas, entrambi condividono lo stesso obiettivo: la sottomissione dell’Occidente all’Islam e alla legge della Sharia. I due Faisal sono in realtà i due volti di una stessa moneta. Ma la maggior parte degli americani viene messa all’oscuro di tutto – parole come “terrore islamico” e “Jihad” vengono considerate non più accettabili dalla classe dirigente –, e far sapere al pubblico il pericolo che comporta la dottrina jihadista è diventato ormai “politically incorrect”.

Quindi, ecco la formula: mentre gli “infedeli” evitano di nominare la dottrina e la teologia dalla quale deriva la visione del mondo dei musulmani, i seguaci di Allah cercano di uccidere o sovvertire i non-musulmani tradendoli. In questo modo, i non-musulmani permettiamo ai musulmani radicali di portare avanti i loro programmi fino a quando ci obbligheranno ad arrenderci. Coloro che vengono chiamati “progressisti” e fautori del dialogo interreligioso nei media, nel mondo accademico e nel nostro governo non riescono ad accettare l’idea che nell’ideologia suprematista non esiste il relativismo morale. Non possono neanche accettare che, parlando dell’Islam, il multiculturalismo è una strada a senso unico solo verso ciò che interessa l’Islam. Nel Corano, infatti, non compare mai il concetto di inclusione di altri “modi” o culture. Permettere o accogliere altri punti di vista a un musulmano può costare persino la vita.

Grazie alla libertà di espressione, i musulmani – come d’altronde qualsiasi altro gruppo – hanno il diritto di criticare gli altri. Ma dove si trova la linea di separazione tra la libertà d’espressione e un atto di sedizione? Ma quando mai è stato riconosciuto che l’Islam insegna che la legge della Sharia rimpiazza tutte le altre leggi, inclusa la Costituzione americana? Negli Stati Uniti non stiamo imparando neanche una lezione sull’islamizzazione dell’Europa: fino ad ora, stiamo agendo nella stessa direzione utilizzando la stessa tattica “Stealth” che viene utilizzata in tutto il Vecchio Continente: infiltrazione ai livelli più alti di governo; indottrinamento dell'opinione pubblica attraverso la disinformazione; i doppi standard trasmessi dai media; l’intimidazione e le minacce, sia velati che pubblici.

Lo scrittore tedesco Thomas Mann una volta disse che “la tolleranza è un crimine quando abbiamo a che fare con il male”. A quel tempo, Mann si riferiva all’avvento del Nazismo in Germania. La sua affermazione è oggi un campanello d’allarme per tutti noi perché dice la verità. Dobbiamo solo trovare il coraggio e impegnarci ad agire contro tale invasione se vogliamo conservare la nostra libertà.

*Wafa Sultan è una psichiatra laureata in Siria e autrice del libro “The God That Hates” (“Il Dio che odia”, ndt).

Tratto dall’Hudson New York - Traduzione di Alma Pantaleo e Fabrizia B. Maggi

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