domenica 30 maggio 2010
Islam
Saranno anche fai-da-te, ma non per questo i terroristi sono meno pericolosi. Ecco perché Roberto Maroni, riuniti tutti i colleghi ministri degli Interni del G6, invoca una «strategia di prevenzione» contro la minaccia di persone cresciute nei nostri Paesi e spesso con la cittadinanza, che improvvisamente si trasformano in attentatori. Lo definisce «un fenomeno allarmante» di fronte al quale si fa urgente unacollaborazione ancora più stretta, che preveda «lo scambio di informazioni tra i nostri Paesi e tra questi e gli Stati Uniti», precisando che, a questo riguardo, l’interazione tra la polizia italiana e quella statunitense è «eccellente».
I lupi solitari: Non potrebbe essere diversamente, perché anche chi vuole colpire l’Occidente utilizza metodi e strategie comuni. Si travestono da “lupi solitari”. Poi si scopre che dietro c’è sempre un branco. E non è nemmeno detto che chi vuole colpire con tecniche rozze sia poco addestrato. Può darsi che voglia soltanto eludere i controlli e far passare l’idea di “un gesto isolato”. Sono stati definiti così sia l’attentato kamikaze compiuto da Mohamed Game alla caserma Santa Barbara di Milano lo scorso ottobre sia quello fallito a New York il primo maggio. Ma non si nascondono, i responsabili della sicurezza di Francia, Germania, Gran Bretagna, Spagna e Polonia, che una serie di “gesti isolati”è pur sempre un’ondata di terrore. Si sono convinti, Europa e Stati Uniti di dover combattere insieme il terrore. Lo dimostra la partecipazione dell’attorney general statunitense, Eric Holder, accanto alla commissaria agli Affari interni dell’Ue, Cecilia Malmström. Holder avverte che i nemici degli Stati Unitisono «determinati» a colpire anche l'Europa ed è per questo che è fondamentale rafforzare la cooperazione tra le intelligence. «Anche se ci separa un oceano», osserva il ministro della Giustizia americano, «coloro che vogliono fare del male agli Stati Uniti sono determinati a farlo anche ai nostri alleati: per questi motivi storici siamo legati e per questo dobbiamo collaborare». Anche l’ammi - nistrazione di Barack Obama, che pure ha abolito il termine troppo bushiano di “guerra al terrore”, si è detto «soddisfatto» della collaborazione con l’Europa nello scambio di informazioni di intelligence. «In questi due giorni di colloqui », ha riferito, «abbiamo avuto un confronto costruttivo e constatato che siamo di fronte a minacce comuni». Per questo, a suo giudizio, «occorre sviluppare politiche comuni e c'è molto da fare in futuro». Holder elogia «l’amico» Roberto Maroni per il «lavoro estremamente interessante che ha fatto sul terrorismo e l’immigrazione». E afferma che nella due giorni di colloqui a Varese sono state «gettate le basi per una più ampia collaborazione in futuro». Dopo la sessione di venerdì dedicata ai temi migratori, la riunione di ieri si è focalizzata, oltre che sul tema del terrorismo, anche sul contrasto al crimine organizzato, con particolare riferimento alla lotta ai patrimoni illeciti.
Il modello italiano: Insieme a Maroni, Holder, e la Malmström, siedono al tavolo il ministro dell’Interno francese, Brice Hortefeux, il collega titolare del dicastero dell’Immigrazione, Eric Besson, l’Home Secretary britannica, Theresa May, il ministro dell’Interno spagnolo, Alfredo Perez Rubalcaba, quello tedesco Thomas De Maiziere, e il polacco, Jerzy Miller. A loro, sul fronte della lotta al crimine organizzato, Maroni propone che il «modello italiano sia implementato in tutti i Paesi europei». Fiction cinematografiche e letteratura di successo a parte, «l’Italia sta diventando un Paese sempre più ostile alla criminalità organizzata» e quell’esperienza unica può essere trasmessa all’estero come un caso di successo. Il ministro ha chiesto alla commissaria «di armonizzare i sistemi giuridici europei». Parlano da sé le cifre dei recenti sequestri dei patrimoni delle cosche. Negli ultimi dueanni la mafia si è vista sottrarre beni per 11 miliardi di euro ed è stata costituita l’Agenzia nazionale per la gestione dei beni sequestrati e confiscati, che li ha devoluti ad associazioni ed enti.
Mondiali a rischio: In coda, lo sport. Ma in cima alle preoccupazioni dei ministri c’è la sicurezza dei prossimi mondiali di calcio in Sudafrica. «Abbiamo scherzosamente - ma non troppo - proposto che, se le squadre europee saranno eliminate subito, gli uomini della sicurezza dei Paesi Ue rimangano a dar man forte agli altri», riferisce Maroni che lo considera «un esperimento interessante per rafforzare la collaborazione fra i sistemi di intelligence che già esiste fra i nostri Paesi». Anche se è più probabile che siano le nazionali dei Paesi canaglia a partire per prime. Spendono troppo in guerra santa e terrorismo per potersi permettere un bel calcio.
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