giovedì 6 maggio 2010

Chi tocca l'islam...


La società svedese affiliata al canale televisivo americano Comedy Central ha deciso di non trasmettere due discussi episodi del popolare cartone animato South Park in cui Maometto appare travestito da orso. Lo riporta il sito Icenews. «Comedy Central ha deciso di non mandare in onda in Svezia questi due episodi di South Park. È una decisione che abbiamo preso con molta difficoltà. Comedy Central crede fortemente nella libertà di espressione», è scritto in un comunicato del network. «Tuttavia - prosegue la nota - la sicurezza dei nostri impiegati è la nostra priorità ed è per questo che abbiamo deciso di prendere queste misure precauzionali». Il portavoce dell’affiliata svedese, Peter von Satzgerl, ha detto che la decisione è stata presa in conformità con le «direttive internazionali» del canale americano. Le puntate contestate di South Park erano andate in onda per la prima volta lo scorso 14 aprile. Subito dopo, sul sito revolutionmuslim.com, gli autori del cartone Matt Stone e Trey Parker erano stati minacciati di fare la stessa fine del regista Theo Van Gogh, assassinato nel 2004 ad Amsterdam da un estremista musulmano. Il suo assassino, in possesso di doppia cittadinanza marocchina e olandese, gli sparò otto colpi di pistola e successivamente gli tagliò la gola in pieno centro di Amsterdam per eseguire una fatwa legata alla pubblicazione del suo cortometraggio Submission «Sottomissione».

E intanto, a New York c’è chi collega il tentato attentato proprio con il cartone animato sotto accusa. Vicino infatti a Times Square, dove è avvenuto l’attentato ci sono gli uffici dove si produce il cartone animato. La polizia valuta la possibilità che l’attentato a Times Square fosse diretto contro la Viacom che produce il cartone animato South Park. Pochi giorni fa un sito islamico radicale newyorchese aveva minacciato i creatori del cartoon per aver mostrato l’immagine di Maometto travestito da orso. La società Viacom ha i suoi uffici tra la 45ma e Broadway, vicino al luogo in cui è stato trovato il suv con la bomba. Dopo avere ricevuto minacce, Viacom aveva tolto tutti i riferimenti a Maometto.

Domenico Ferrara: "Facebook censura a tempo di record chi critica i musulmani"

Guai a parlar male dell’Islam che subito scatta la mobilitazione. Ancora peggio se si crea un gruppo su Facebook di diecimila iscritti, la cui unica colpa è quella di interrogarsi sulla legittimità della religione islamica in Italia. Censurato in men che non si dica. Tempo fa, per rimuovere il gruppo che voleva l’uccisione dei bambini affetti dalla sindrome di Down c’è voluto del tempo e il caso è dovuto finire sui giornali. Ma per «No all’Islam in Italia» è bastato un video messo su YouTube da una ragazza musulmana, dal nickname Velina1993, per scatenare la mobilitazione generale. La giovane islamica invitava gli utenti a segnalare il gruppo perché conteneva commenti incitanti all’odio e al razzismo. E in un paio di giorni la rimozione del gruppo è avvenuta. Eppure, nella presentazione di “No all’Islam in Italia”, si leggeva: «Siamo un gruppo apolitico, questa pagina non serve a fare propaganda politica, non serve per insultare e per incitare alla violenza». Eppure nonostante il gruppo si dichiarasse attento a rimuovere ogni pubblicazione non idonea, la sua vita è stata breve. Perché, oltre a coloro i quali volevano creare un’area di discussione, di confronto e di dibattito sui precetti della religione musulmana, sono apparsi anche commenti inopportuni. Così il gruppo è stato eliminato e puntuale è arrivato il ringraziamento, sempre sul web, della promotrice della segnalazione a tutti coloro che hanno sostenuto la sua causa. La mobilitazione per rimuovere “No all’Islam in Italia” è stata istantanea e ha raggiunto risultati inaspettati per celerità, soprattutto se si pensa a quanti siti o gruppi che inneggiano al terrorismo e incitano all’odio verso gli occidentali o al razzismo siano ancora in giro sul web o a quanto tempo sia trascorso prima di riuscire a rimuoverli. Basta navigare su Internet per trovarne alcuni che inneggiano alla Jihad o all’odio nei confronti dei cristiani. Su questi non c’è nessun controllo. Intanto, gli ideatori di “No all’Islam in Italia” non si sono arresi e hanno creato altri gruppi regionali dallo stesso titolo di quello censurato. Tutti legati dallo stesso filo conduttore: discutere su argomenti riguardanti l’Islam senza scadere nella propaganda politica. Sperando che anche questi siti non scatenino altre mobilitazioni per colpa di alcuni commenti inopportuni. «Non si può filtrare tutto perché si dovrebbe stare a controllare il gruppo 24 ore su 24 - ha spiegato l’amministratore del gruppo veneto - . Siamo per il confronto aperto, ho pure invitato Velina1993 a discutere, ma non ho ricevuto risposta». «Sono aperto al dialogo con i musulmani - ha continuato il curatore di “No all’Islam in Italia Veneto - ma, nel mio nuovo gruppo, l’unico musulmano che si è iscritto ha cominciato a recitare i versi del Corano».

1 commenti:

Maria Luisa ha detto...

è un fatto gravissimo