giovedì 3 settembre 2009

Ricapitolando

Berlusconi cita per danni l'Unità. Vaticano contro Feltri: fomenta il caos

Da un lato c’è Silvio Berlusconi contro l’Unità, dall’altro il direttore del ‘suo’ Giornale Vittorio Feltri che si è attirato le ire del Vaticano per l’affaire Boffo. Ma andiamo per gradi. Questione Unità - Silvio Berlusconi tira dritto. La campagna diffamatoria contro di lui deve finire. E dopo Repubblica, cita per danni anche l’Unità e chiede un “risarcimento di due milioni di euro”. Lo annuncia in una nota la stessa direzione del giornale diretto da Concita De Gregorio: “Il capo del governo chiede inoltre la condanna a una pena pecuniaria di 200mila euro ciascuna per il direttore responsabile Concita De Gregorio, per le giornalista Natalia Lombardo e Federica Fantozzi, per l'opinionista Maria Novella Oppo e per la scrittrice Silvia Ballestra”. La richiesta si riferisce, si legge ancora nella nota, a tutti i servizi dedicati allo scandalo sessuale che ha coinvolto il premier pubblicati sui numeri del 13 luglio e del 6 agosto del quotidiano: gli editoriali del direttore (intitolati 'L'etica elastica’ e 'Iniezioni di fiducia’), i servizi di cronaca e i commenti. Dal canto suo l'Unità grida allo 'scandalo': "È evidente che Silvio Berlusconi, come già il fascismo, vuole chiudere il giornale fondato da Antonio Gramsci. Faremo tutto ciò che è nelle nostre possibilità per impedirlo. Lanciamo, ai nostri lettori e a tutti i democratici, un appello perchè si mobilitino a difesa della libertà di stampa": così si chiude la lunga nota dell'Unità che, "nelle ragioni della scelta della sede civile e della richiesta di un risarcimento esorbitante" da parte el Cavaliere, vede una volontà di mettere in ginocchio il giornale. I due atti di citazione, lunghi complessivamente 32 pagine, secondo quanto si legge nella nota dell'Unità, contestano le critiche rivolte al premier a proposito della sua mancata partecipazione a impegni internazionali per la contemporanea partecipazione a incontri con la escort Patrizia D'Addario. Viene anche giudicata diffamatoria la ricostruzione dei rapporti tra gli ambienti vicini al premier e le gerarchie vaticane affinché queste ultime assumessero un atteggiamento indulgente nei confronti del premier. 'Diffamatoria’, inoltre, la ricostruzione dei rapporti tra Rai e Mediaset in funzione anti-Murdoch. Viene indicata come lesiva dell'onorabilità del premier l'attribuzione del controllo dell'informazione in Italia e il suo abuso. Contestata pure, conclude la nota, la citazione di battute di Luciana Littizzetto a proposito dell'utilizzo, da parte del premier, di speciali accorgimenti contro l'impotenza sessuale. 'Affermazioni false e lesive dell'onore’ del premier del quale, scrive il legale romano Fabio Lepri, "hanno leso anche la identità personale presentando l'on. Berlusconi come soggetto che di certo non è, ossia come una persona con problemi di erezione”. L’affaire Boffo – La ‘bomba’ (è proprio il caso di chiamarla così) fatta scoppiare da Vittorio Feltri attraverso le pagine de Il Giornale ha scatenato le ire del Vaticano: “Feltri fomenta il caos”, dicono dalla Santa Sede, che nel frattempo "smentisce” anche “nel modo più categorico" quanto scritto dal quotidiano di via Negri, secondo cui "la velina diffusa sul caso Boffo proverrebbe dalla Gendarmeria vaticana. Smentisco nel modo più categorico questa infondata affermazione. Viene il sospetto - si legge in una dichiarazione di padre Lombardi - che vi sia una intenzione di fomentare confusione, diffondendo false accuse". Feltri aveva parlato questa mattina a Radio Anch'io difendendo il documento pubblicato. "Non è una velina, ma un decreto penale di condanna in cui si accenna a molestie a sfondo anche sessuale. C’è una velina, ma non è questa, fatta circolare dai servizi segreti del Vaticano". Ma Vittorio Feltri va avanti: “Dovrei chiedere scusa a chi e per cosa? Non riesco a capire. Non è stata utilizzata una velina per tirar fuori questa vicenda, come dimostriamo stamattina con un documento che mi sembra tutt'altro che un pettegolezzo, ma un decreto penale, una condanna del tribunale di Terni, nel quale si accenna a molestie anche a sfondo sessuale”. Quindi aggiunge: “Sono stato lapidato e accusato di voler fare un vendetta. Qui non si tratta di vendetta. Per mesi molti giornali hanno pubblicato di tutto, pettegolezzi e gossip, comprese le dichiarazioni della moglie del presidente del Consiglio, che andavano verificate visto che non è un oracolo. Ci sono state dichiarazioni di prostitute prese come oro colato e buttate in prima pagina e poi chissà perché si condanna Feltri perché pubblica un decreto di condanna”. Cei respinge dimissioni Boffo - Intanto la Cei ha respinto due volte le dimissioni del direttore di Avvenire. Dino Boffo avrebbe infatti per ben due volte rimesso il suo mandato direttamente nelle mani del cardinale Angelo Bagnasco. Entrambe le volte, però, il numero uno della Cei le ha respinte. La prima volta venerdì, nel giorno della pubblicazione su Il Giornale dell’attacco di Feltri e del successivo annullamento dell’incontro all’Aquila fra il premier Silvio Berlusconi e il cardinale Tarcisio Bertone, in occasione della celebrazione della Perdonanza. "Se mai una decisione in questo senso fosse presa, i primi a saperlo sarebbero i giornalisti": lo ha detto un rappresentante del cdr di Avvenire. Fini e D'Alema difendono Boffo – Sulla questione Boffo sono intervenuti anche il presidente della Camera Gianfranco Fini e Massimo D’Alema. Fini parla di “un vero e proprio killeraggio delle persone. Fermiamoci, perché se si continua così si va verso una brutta china, una china pericolosa e brutta. È un'ordalia, una resa dei conti, un duello da Orazi e Curiazi. Si sa come si comincia ma non come può andare a finire Nel nostro Paese, da qualche tempo a questa parte, non si polemizza più fra portatori di idee, ma si cerca di demolire la persona che quell'idea ha. Con buona pace anche della credibilità italiana in ambito europeo”. Condanna l’attacco al direttore dell'Avvenire anche D'Alema che dal palco della festa del Pd parla di "ferocia squadristica. Si è pensato di colpirne uno per educarne cento. Spero che anche nel mondo cattolico si cominci mettere in discussione il rapporto con questa destra, ci sono state parole importante, ci sono segnali seri di insofferenza".

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