«L'islam è una grande religione e una parte dell'America». Parola di Barack Obama: il presidente statunitense, alla cena che ha offerto alla Casa Bianca per celebrare il Ramadan, ha steso il tappeto rosso per i musulmani, citando Muhammad Alì e onorando la religione di Maometto. E nonostante l'iniziativa di offrire un iftar, il pasto che chiude il digiuno del Ramadan, fosse già stata presa dal predecessore George W. Bush, che l’ha organizzata per tutti gli otto anni dei suoi due mandati, Obama ha tentato di sfruttare questa che ha definito una «festa» per ribadire il suo impegno ad «un nuovo inizio» con il mondo musulmano. Un nuovo inizio che comprende anche sforzi diplomatici notevoli: proprio nei giorni in cui dall'Iran arriva a parole la disponibilità a nuovi colloqui sul dossier nucleare, il presidente statunitense avrebbe inviato un nuovo messaggio alla Guida Suprema dell'Iran, l'ayatollah Ali Khamenei. L'indiscrezione è filtrata dalla televisione pubblica Press Tv, che come fonte indica un'agenzia di stampa molto vicina al regime di Teheran, senza però precisare né quando sia arrivata la lettera né il contenuto, ancora segreto ma probabilmente facilmente intuibile. Se la notizia del nuovo messaggio dovesse essere confermata sarebbe un ulteriore segnale che l'amministrazione americana intende mantenere aperta la strada del dialogo con il governo iraniano, che da alcuni mesi sta affrontando una delle crisi più gravi dalla fondazione della Repubblica Islamica nel 1979. Sarebbe il secondo messaggio fra i leader delle due nazioni: il New York Times, infatti, aveva rivelato che già a maggio, prima delle contestatissime elezioni iraniane che hanno riconfermato Mahmoud Ahmadinejad, Obama avrebbe scritto a Khamenei, ricevendone tuttavia una risposta «deludente». Insomma, dopo il discorso tenuto al Cairo, il presidente statunitense ha lanciato nuove avances al mondo islamico. «Per oltre un miliardo di musulmani è un momento di intensa devozione e riflessione», ha chiosato accogliendo gli ospiti nella State Dining Room del 1600 di Pennsylvania Avenue. «L'iftar di stasera è un rituale che si consuma in tutti i 50 Stati che compongono gli Usa», ha poi sottolineato, per mostrare l'importanza della comunità islamica che merita «un elogio per come arricchisce la Nazione». Obama poi non ha trovato niente di meglio che riprendere le parole di Cassius Clay, il grande pugile americano convertitosi all'islam: «Alcuni anni fa lui ha spiegato la sua visione, ed è anche per questo che è un grande, dicendo “fiumi, stagni, laghi e ruscelli, tutti hanno nomi diversi, ma tutti contengono l'acqua: così le religioni, tutte contengono delle verità”». «Tutte contengono delle verità - ha aggiunto riprendendo le parole di Clay che nel 1964, anno in cui divenne per la prima volta campione del mondo, cambiò il proprio nome in Muhammad Alì - e tra queste verità vi è la ricerca della pace e della dignità per tutti gli esseri umani, che devono essere sempre base su cui cerchiamo un terreno comune». D'altra parte le aperture obamiane sono più che comprensibili: i dossier sul tavolo presidenziale sono spinosi, dal nucleare iraniano alla necessità di far ripartire i colloqui di pace fra Israele e Palestina, e con un pubblico composto da membri della comunità musulmana americana ma anche da molti ambasciatori e incaricati d'affari di Stati dove l'islam oltre che religione è anche legge, la Casa Bianca non poteva permettersi niente di meno che elogiare Bilquis Abudl-Qaadir, giovane giocatrice di basket dell'Università di Memphis, «un esempio per le ragazze musulmane e per tutti noi», o che ricordare la mezzaluna islamica incisa sulla tomba di Kareem Khan, un soldato usa rimasto ucciso in Irak. «La mezzaluna islamica è incisa sulla sua tomba, nel cimitero nazionale di Arlington, così come altre hanno la croce o la stella di David - ha detto Obama -. Questi coraggiosi americani sono uniti nella morte come lo sono stati nella vita, in nome del comune impegno per il loro paese ed i valori che noi preserviamo». Anche apparecchiando la tavola per l'iftar.
giovedì 3 settembre 2009
Barack Hussein Obama
Anche Obama celebra il Ramadan. Festa musulmana alla Casa Bianca di Matteo Buffolo
«L'islam è una grande religione e una parte dell'America». Parola di Barack Obama: il presidente statunitense, alla cena che ha offerto alla Casa Bianca per celebrare il Ramadan, ha steso il tappeto rosso per i musulmani, citando Muhammad Alì e onorando la religione di Maometto. E nonostante l'iniziativa di offrire un iftar, il pasto che chiude il digiuno del Ramadan, fosse già stata presa dal predecessore George W. Bush, che l’ha organizzata per tutti gli otto anni dei suoi due mandati, Obama ha tentato di sfruttare questa che ha definito una «festa» per ribadire il suo impegno ad «un nuovo inizio» con il mondo musulmano. Un nuovo inizio che comprende anche sforzi diplomatici notevoli: proprio nei giorni in cui dall'Iran arriva a parole la disponibilità a nuovi colloqui sul dossier nucleare, il presidente statunitense avrebbe inviato un nuovo messaggio alla Guida Suprema dell'Iran, l'ayatollah Ali Khamenei. L'indiscrezione è filtrata dalla televisione pubblica Press Tv, che come fonte indica un'agenzia di stampa molto vicina al regime di Teheran, senza però precisare né quando sia arrivata la lettera né il contenuto, ancora segreto ma probabilmente facilmente intuibile. Se la notizia del nuovo messaggio dovesse essere confermata sarebbe un ulteriore segnale che l'amministrazione americana intende mantenere aperta la strada del dialogo con il governo iraniano, che da alcuni mesi sta affrontando una delle crisi più gravi dalla fondazione della Repubblica Islamica nel 1979. Sarebbe il secondo messaggio fra i leader delle due nazioni: il New York Times, infatti, aveva rivelato che già a maggio, prima delle contestatissime elezioni iraniane che hanno riconfermato Mahmoud Ahmadinejad, Obama avrebbe scritto a Khamenei, ricevendone tuttavia una risposta «deludente». Insomma, dopo il discorso tenuto al Cairo, il presidente statunitense ha lanciato nuove avances al mondo islamico. «Per oltre un miliardo di musulmani è un momento di intensa devozione e riflessione», ha chiosato accogliendo gli ospiti nella State Dining Room del 1600 di Pennsylvania Avenue. «L'iftar di stasera è un rituale che si consuma in tutti i 50 Stati che compongono gli Usa», ha poi sottolineato, per mostrare l'importanza della comunità islamica che merita «un elogio per come arricchisce la Nazione». Obama poi non ha trovato niente di meglio che riprendere le parole di Cassius Clay, il grande pugile americano convertitosi all'islam: «Alcuni anni fa lui ha spiegato la sua visione, ed è anche per questo che è un grande, dicendo “fiumi, stagni, laghi e ruscelli, tutti hanno nomi diversi, ma tutti contengono l'acqua: così le religioni, tutte contengono delle verità”». «Tutte contengono delle verità - ha aggiunto riprendendo le parole di Clay che nel 1964, anno in cui divenne per la prima volta campione del mondo, cambiò il proprio nome in Muhammad Alì - e tra queste verità vi è la ricerca della pace e della dignità per tutti gli esseri umani, che devono essere sempre base su cui cerchiamo un terreno comune». D'altra parte le aperture obamiane sono più che comprensibili: i dossier sul tavolo presidenziale sono spinosi, dal nucleare iraniano alla necessità di far ripartire i colloqui di pace fra Israele e Palestina, e con un pubblico composto da membri della comunità musulmana americana ma anche da molti ambasciatori e incaricati d'affari di Stati dove l'islam oltre che religione è anche legge, la Casa Bianca non poteva permettersi niente di meno che elogiare Bilquis Abudl-Qaadir, giovane giocatrice di basket dell'Università di Memphis, «un esempio per le ragazze musulmane e per tutti noi», o che ricordare la mezzaluna islamica incisa sulla tomba di Kareem Khan, un soldato usa rimasto ucciso in Irak. «La mezzaluna islamica è incisa sulla sua tomba, nel cimitero nazionale di Arlington, così come altre hanno la croce o la stella di David - ha detto Obama -. Questi coraggiosi americani sono uniti nella morte come lo sono stati nella vita, in nome del comune impegno per il loro paese ed i valori che noi preserviamo». Anche apparecchiando la tavola per l'iftar.
«L'islam è una grande religione e una parte dell'America». Parola di Barack Obama: il presidente statunitense, alla cena che ha offerto alla Casa Bianca per celebrare il Ramadan, ha steso il tappeto rosso per i musulmani, citando Muhammad Alì e onorando la religione di Maometto. E nonostante l'iniziativa di offrire un iftar, il pasto che chiude il digiuno del Ramadan, fosse già stata presa dal predecessore George W. Bush, che l’ha organizzata per tutti gli otto anni dei suoi due mandati, Obama ha tentato di sfruttare questa che ha definito una «festa» per ribadire il suo impegno ad «un nuovo inizio» con il mondo musulmano. Un nuovo inizio che comprende anche sforzi diplomatici notevoli: proprio nei giorni in cui dall'Iran arriva a parole la disponibilità a nuovi colloqui sul dossier nucleare, il presidente statunitense avrebbe inviato un nuovo messaggio alla Guida Suprema dell'Iran, l'ayatollah Ali Khamenei. L'indiscrezione è filtrata dalla televisione pubblica Press Tv, che come fonte indica un'agenzia di stampa molto vicina al regime di Teheran, senza però precisare né quando sia arrivata la lettera né il contenuto, ancora segreto ma probabilmente facilmente intuibile. Se la notizia del nuovo messaggio dovesse essere confermata sarebbe un ulteriore segnale che l'amministrazione americana intende mantenere aperta la strada del dialogo con il governo iraniano, che da alcuni mesi sta affrontando una delle crisi più gravi dalla fondazione della Repubblica Islamica nel 1979. Sarebbe il secondo messaggio fra i leader delle due nazioni: il New York Times, infatti, aveva rivelato che già a maggio, prima delle contestatissime elezioni iraniane che hanno riconfermato Mahmoud Ahmadinejad, Obama avrebbe scritto a Khamenei, ricevendone tuttavia una risposta «deludente». Insomma, dopo il discorso tenuto al Cairo, il presidente statunitense ha lanciato nuove avances al mondo islamico. «Per oltre un miliardo di musulmani è un momento di intensa devozione e riflessione», ha chiosato accogliendo gli ospiti nella State Dining Room del 1600 di Pennsylvania Avenue. «L'iftar di stasera è un rituale che si consuma in tutti i 50 Stati che compongono gli Usa», ha poi sottolineato, per mostrare l'importanza della comunità islamica che merita «un elogio per come arricchisce la Nazione». Obama poi non ha trovato niente di meglio che riprendere le parole di Cassius Clay, il grande pugile americano convertitosi all'islam: «Alcuni anni fa lui ha spiegato la sua visione, ed è anche per questo che è un grande, dicendo “fiumi, stagni, laghi e ruscelli, tutti hanno nomi diversi, ma tutti contengono l'acqua: così le religioni, tutte contengono delle verità”». «Tutte contengono delle verità - ha aggiunto riprendendo le parole di Clay che nel 1964, anno in cui divenne per la prima volta campione del mondo, cambiò il proprio nome in Muhammad Alì - e tra queste verità vi è la ricerca della pace e della dignità per tutti gli esseri umani, che devono essere sempre base su cui cerchiamo un terreno comune». D'altra parte le aperture obamiane sono più che comprensibili: i dossier sul tavolo presidenziale sono spinosi, dal nucleare iraniano alla necessità di far ripartire i colloqui di pace fra Israele e Palestina, e con un pubblico composto da membri della comunità musulmana americana ma anche da molti ambasciatori e incaricati d'affari di Stati dove l'islam oltre che religione è anche legge, la Casa Bianca non poteva permettersi niente di meno che elogiare Bilquis Abudl-Qaadir, giovane giocatrice di basket dell'Università di Memphis, «un esempio per le ragazze musulmane e per tutti noi», o che ricordare la mezzaluna islamica incisa sulla tomba di Kareem Khan, un soldato usa rimasto ucciso in Irak. «La mezzaluna islamica è incisa sulla sua tomba, nel cimitero nazionale di Arlington, così come altre hanno la croce o la stella di David - ha detto Obama -. Questi coraggiosi americani sono uniti nella morte come lo sono stati nella vita, in nome del comune impegno per il loro paese ed i valori che noi preserviamo». Anche apparecchiando la tavola per l'iftar.
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3 commenti:
Veltroni aveva ragione a sentirsi così vicino e simile a Obama: sono uno la versione abbronzata dell'altro! Due emeriti imbecilli! Ma Obama è presidente degli USA e questo è un fatto allarmante! Quando l'abbronzatissimo demente rimetterà il mandato nelle mani del popolo americano, quest'ultimo avrà ancora la reale autorità per esercitarlo o si ritroverà nelle condizioni in cui si sono svolte le elezioni in Persia?
Bella domanda... lo hanno scelto, lo hanno votato. C'è già chi rimpiange bush. I sondaggi dicono che sia in calo.
I tagliagole hanno ottenuto con l'elezione del NEGRO ISLAMICO Obama quello che non sono riusciti a raggiungere con gli attentati...
E si sveglino i pavidi e vigliacchi europei... perchè questa volta, quando avremo svenduto la nostra libertà, non ci sarà, come ai tempi del Nazismo, nessuna America a liberarci dalla dittatura mussulmana.
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