giovedì 3 settembre 2009

Il burqa del crimine

Di Daniel Pipes

Che c'è di nuovo sul fronte del niqab e del burqa? Tanto per rinfrescare le idee, entrambi questi indumenti sono concepiti per la modestia delle donne musulmane; il niqab copre tutto il corpo, eccetto gli occhi, e il burqa copre l'intera faccia. In un mio articolo di due anni fa dal titolo Vietare il burqa. E anche il niqab, ho documentato come questi due capi d'abbigliamento costituiscono dei pericoli legati alla criminalità e al terrorismo. È ancora così? La Giordania dà una vaga idea del potenziale che potrebbero avere niqab e burqa come accessori illegali: la cronaca mostra che negli ultimi due anni 50 persone hanno commesso 170 crimini indossando indumenti islamici, all'incirca un episodio ogni quattro giorni, un'ondata di crimini che ha indotto qualche giordano a chiedere delle limitazioni all'uso o perfino il divieto di far indossare questi copricapo islamici. Nessun altro Paese denuncia così innumerevoli crimini legati alla pratica di indossare questi indumenti, ma Philadelphia, in Pennsylvania, vanta molteplici rapine (in 3 banche e in un'agenzia di leasing immobiliare) in sedici mesi, in un arco di tempo che va dal 2007 al 2008, incluso l'omicidio di un agente di polizia. Il Regno Unito ricopre il secondo posto nel peggior record dei Paesi occidentali. Diverse gioiellerie – alcune delle quali di proprietà di musulmani – sono state prese di mira dal crimine nelle Midlands occidentali, a Glasgow e nell'Oxfordshire. Due agenzie di viaggi sono state oggetto di assalti nelle adiacenti città di Dunstable e Luton, mentre un autotrasportatore di un mezzo blindato ha subito un assalto a Birmingham. Ma la rapina non è l'unico motivo; i teenager londinesi sono soliti coprirsi il volto a mo' di indossare il niqab, quando accoltellano un ragazzo più giovane. Altri episodi criminosi verificatisi nei Paesi occidentali annoverano i borseggiatori dell'Europa Orientale che indossano dei copricapo islamici a Rotterdam e una rapina armata in burqa bordeaux alla People's Bank di Hiddenite, in North Carolina (con una popolazione di 6.000 abitanti). L'uomo che ha rapito la quattordicenne Elizabeth Smart l'ha costretta ad indossare un indumento simile al niqab che l'ha celata alla vista altrui per nove mesi. Come reazione, le banche, le cooperative di credito, le gioiellerie e le scuole stanno limitando l'accesso alle persone con il capo coperto. Per esempio, la Carolina Federal Credit Union di Cherryville, in North Carolina, non lontano da Hiddenite, ha stabilito che chiunque indossi cappelli, occhiali da sole o cappucci deve recarsi da un apposito impiegato di sportello dove si applicano speciali misure di sicurezza. La fiducia riposta dai talebani nel terrorismo in burqa, spesso di tipo suicida, fa dell'Afghanistan l'attuale epicentro mondiale di questa tattica. In due occasioni, le autorità hanno sventato presunti attentatori suicidi prima che essi potessero entrare in azione: uno è il caso di un russo convertito all'Islam con un'automobile imbottita di 500 kg di esplosivo, nella provincia di Paktia, l'altro è quello di una donna afgana che ha nascosto sotto le vesti una bomba a Jalalabad. In genere, tuttavia, le violente intenzioni sono nascoste dal burqa ed iniziano a palesarsi solamente dopo che viene sferrato un attacco:
1) Haji Yakub, un comandante talebano, è rimasto ucciso con addosso il burqa nel tentativo di scappare da un'abitazione nella provincia di Ghazni durante un attacco delle forze americane.
2) Un operativo talebano, Mullah Khalid, ha lanciato un attacco contro una pattuglia di polizia in un affollato mercato nella provincia di Farah, uccidendo almeno una dozzina di persone (7 poliziotti e 5 civili).
3) Un attentatore suicida nella provincia di Helmand ha ucciso un soldato britannico che parlava pashto prima di essere sparato in fronte.
4) Una quindicina di attentatori suicidi con tanto di burqa, armati di giubbotti pieni di esplosivo, di kalashnikov e lanciagranate hanno attaccato degli edifici governativi nella provincia di Paktia e ucciso 12 persone.
L'Iraq ha subito tre episodi della fattispecie (un ribelle travestito da donna incinta, un tentato omicidio di un governatore e due attentatori suicidi che hanno ucciso 22 pellegrini sciiti) mentre il Pakistan ne ha subiti due (in uno il kamikaze era a bordo di un risciò e ha fatto 15 vittime). Tra i perpetratori dell'attacco di Mumbai con circa 200 morti c'era una misteriosa donna in burqa. Altrove, altri episodi riguardano un attacco sferrato contro turisti francesi in Mauritania ed uno con cocktail Molotov in Bahrein. Come problema secondario, recenti studi condotti in Gran Bretagna e in Irlanda hanno scoperto che le donne che indossano il velo (e i loro bambini allattati al seno) sono a rischio di rachitismo perché soffrono di carenza di vitamina D, che la pelle assorbe dalla luce solare. Ma c'è anche un lato positivo della faccenda: Herve Jaubert, un francese ingiustamente accusato di essersi indebitamente appropriato di 3,8 milioni di dollari, è riuscito a scappare da Dubai, indossando un niqab. (Per maggiori dettagli su tutti questi episodi si veda la pagina del mio blog: "The Niqab and Burqa as Security Threats".) Ho già chiesto di vietare nei luoghi pubblici «questi indumenti orribili, insalubri, che creano divisioni sociali, che agevolano i terroristi e a misura di criminali». Ora mi unisco alle proteste giordane e riformulo la richiesta. L'Islam non vuole che le donne indossino il niqab e il burqa, mentre il bene comune esige categoricamente il divieto di indossare tali indumenti in luogo pubblico. Quanti altri casi di rapine e atti terroristici devono verificarsi perché questa restrizione piena di buonsenso venga applicata dall'Afghanistan, alla Giordania fino al Regno Unito e a Philadelphia?

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