Una boccata d’ossigeno per l’Italia manifatturiera. I provvedimenti approvati dal Consiglio dei ministri vanno nella giusta direzione e accolgono— in che misura lo sapremo quando il decreto con la relazione tecnica sarà presentato in Parlamento —le richieste che erano venute dal mondo della produzione. Come del resto testimoniano gli apprezzamenti giunti dalle varie associazioni di rappresentanza. Il giudizio positivo vale soprattutto per la Tremonti-ter, che appare come la misura-regina nel pur ampio ventaglio di decisioni sfornate ieri. La detassazione «secca» del 50% degli investimenti in nuovi impianti e macchinari disegna un meccanismo facile da applicare, molto focalizzato e che dovrebbe raddoppiare (se non triplicare) gli effetti fiscali della Tremonti-bis. Punta ad aiutare quell’Italia che gli addetti ai lavori chiamano—con un pizzico di snobismo—fordista, che ci ha consentito finora di reggere l’urto della grande crisi ed evitare che si producesse nel Paese un’altrettanto grave frattura sociale. La ripresina della primavera 2009, purtroppo, sembra aver già consumato i suoi effetti positivi, forse ci aveva anche illuso e il quadro che ci si presenta davanti adesso è a tinte fosche. Si è parlato di cento giorni decisivi e le notizie che arrivano da alcuni distretti non sono incoraggianti perché si sta silenziosamente modificando settimana dopo settimana la mappa dell’Italia industriale. Il distretto trevigiano degli accessori sportivi rischia di sparire e il triangolo della sedia, le 1.200 piccole aziende che fabbricavano nelle valli friulane del Natisone il 50% della produzione mondiale, sta subendo un drastico ridimensionamento. Le stime dicono che di quelle aziende ne resteranno in vita meno della metà. E stiamo parlando del Nord Est che, anche quando le cose vanno malissimo, vanta un sovrappiù di motivazione imprenditoriale e di integrazione impresa-società. Altrove la situazione è ancora peggiore. Per tutti questi motivi era attesa una risposta da parte della politica e non si può dire che non sia arrivata. Stavolta senza creare incomprensibili asimmetrie tra grandi e piccole imprese: la Tremonti-ter non è un provvedimento per i soliti noti. Ne capiremo di più quando si conoscerà l’ammontare del costo della detassazione (e le relative coperture finanziarie) ma la parte più dinamica dell’imprenditoria italiana, a prescindere dalla taglia delle aziende, potrà accelerare la propria riorganizzazione, ammodernare i propri apparati, diventare più competitiva e mettersi così in condizione di sfruttare le occasioni di uscita dalla crisi. Certamente ciò non vale per tutte le aziende perché laddove il rischio chiusura è legato al crollo della domanda internazionale le politiche nazionali possono intervenire quasi esclusivamente con gli ammortizzatori sociali. Il decreto governativo contiene molte altre misure, alcune di sicuro segno positivo come gli stanziamenti per la banda larga tesi a colmare il ritardo italiano nelle tecnologie digitali, il provvedimento di liberalizzazione di parte delle forniture di gas che dovrebbe dare benefici alle aziende energivore, i bonus per le aziende che non licenziano voluti dal ministro Sacconi, le norme per rafforzare la lotta ai paradisi fiscali. Non è ancora del tutto chiaro, invece, come verrà affrontata la spinosissima questione dei mancati pagamenti della pubblica amministrazione verso le imprese, un caso che ha rischiato di compromettere gravemente i rapporti tra l’esecutivo e la Confindustria e che ha messo in dubbio l’esistenza stessa di numerose piccole imprese.
Dario Di Vico
1 commenti:
La dittatura del pensiero multiculturale avanza. Leo Siegel, redattore di Radio Padania Libera, portato a processo per razzismo dal comunista Lerner per aver osato dar voce all'insofferenza degli italiani contro i continui reati degli zingari.
http://www.ilfoglio.it/soloqui/2447
Ecco quelli che contro Silvio blaterano di libertà di stampa, ma non esitano a ricorrere alla censura e all'intimidazione contro chi difende la nostra identità!
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