“Il sospetto che ci sia qualcosa di poco chiaro è fondato”: Michele Saponara, membro laico del Consiglio superiore della magistratura, avanza qualche perplessità dopo che la Procura di Bari ha aperto le indagini su alcune feste a Palazzo Grazioli e Villa Certosa, che vedrebbero coinvolta anche Patrizia Daddario, la modella che ha rilasciato l’intervista al Corriere della sera di oggi. “Sentendo D’Alema dirsi sicuro – ha detto Saponara a Radio Radicale – che il presidente del Consiglio sia dimezzato, D’Alema che dice che quello che dice alla trasmissione di Lucia Annunziata, D’Alema che sta a Bari a fare la campagna elettorale, e da Bari arrivano certe informazioni, allora il sospetto che ci sia qualche cosa di poco chiaro è fondato”."Un danno per l'Italia" - Non solo, secondo Saponara quanto sta accadendo è pure dannoso per l’immagine dell’Italia: “E’ grave – ha proseguito Saponara - che queste notizie forzate vengano fuori in momenti in cui il premier sta lavorando sia in campo interno che internazionale con prestigio. E' grave che in coincidenza di queste situazioni e soprattutto del G8 si cerchi di appannare la reputazione del presidente del Consiglio e quindi anche dell'Italia". D'Alema pronto a denunciare - Massimo D’Alema non ci sta. E torna all’attacco di chi insinua che dietro all’inchiesta di Bari ci sia il suo zampino: “Se qualcuno ha il coraggio di dire che manovro inchieste giudiziarie, lo denuncio perchè è un mascalzone e un bugiardo”, ha minacciato.Le critiche che gli sono state rivolte alla notizia delle indagini, sono un elemento preoccupante, secondo D'Alema. “Non si è risposto nel merito e su una vicenda di cui non sapevo nulla. Che sia finito sotto accusa io - ha aggiunto - è incredibile”. D'Alema è arrivato a parlare di una “gravissima intimidazione”. “Non ho nessun motivo di commentare politicamente ciò che non è politica, ma accuse di carattere personale. È all'opinione pubblica che il capo del governo deve una risposta”, ha concluso.
Il caso Bari, le scosse e la "preveggenza" di D'Alema
Bari - L’aveva detto l’altro ieri, il ministro Raffaele Fitto, che c’entrava Bari con le nuove "scosse" che, secondo il leader del Pd Massimo D’Alema, "doti di preveggenza" di D’Alema, Fitto aveva infatti individuato, "preveggente" a sua volta, la fonte di conoscenza delle possibili "scosse" a Berlusconi in "ambienti baresi in cui a partire dai primi anni Novanta, D’Alema ha improvvisamente (ma provvidenzialmente anche per lui) garantito più di una carriera politica a chi faceva tutt’altro mestiere". Riferimenti chiari, quelli del ministro e da lui stesso fatti più volte, a due ex magistrati, attuali esponenti del centrosinistra, il senatore Alberto Maritati e il segretario regionale del Pd e sindaco di Bari, Michele Emiliano, oggi candidato a subentrare a se stesso contro il deputato Pdl Simeone di Cagno Abbrescia: indagini di cui Maritati ed Emiliano si occuparono "a partire dai primi anni Novanta" hanno entrambe "sfiorato" in un caso D’Alema e nell’altro esponenti del suo governo. Vicende che, d’altro canto, il ministro aveva ricordato con durezza, insieme con altre, ancora nell’aprile scorso, esponendo il proprio pensiero su una questione giudiziaria che lo riguarda personalmente. Maritati, due volte sottosegretario nei governi del centrosinistra (una volta con D’Alema premier, una volta con Prodi), nei primi anni Novanta fu tra i pubblici ministeri della cosiddetta "Operazione Speranza", indagine che provocò in Puglia molte polemiche su più livelli. D’Alema e l’esponente dell’allora Msi-Dn Pinuccio Tatarella, imputati per contributi illeciti ai partiti, uscirono dalle indagini, senza che si fosse mai saputo che vi erano entrati, quando "scattarono" i termini della prescrizione, nella primavera del 1995. Un’altra ottantina di persone - tra i quali gli ex esponenti di Dc e Psi Vito Lattanzio e Rino Formica - sono rimasti imputati per anni. Nel maggio 2003 nell’ultimo processo scaturito dalla "Operazione Speranza" le ultime assoluzioni (in primo grado) per una trentina di persone. Tra i quattro pm di "Operazione speranza" c'era anche il sostituto procuratore Giuseppe Scelsi, che oggi dirige l’indagine nella quale sarebbero emerse storie di "ragazze a pagamento" per feste con Silvio Berlusconi. Emiliano ha lavorato nella procura barese sino al 2003 e a Bari nel 2004 è stato candidato sindaco dal Pds ed è stato eletto. Per circa quattro anni, dal 2000 al 2003, Emiliano ha diretto indagini sulla cosiddetta Missione Arcobaleno, voluta nel ’99 in Albania dal governo D’Alema. Già nel 2003 Fitto stigmatizzò la scelta di D’Alema di candidare Emiliano, rimproverando a quest’ultimo di fare "campagna elettorale con la toga addosso". Fitto sottolineava allora che nell’indagine su 'Arcobaleno' erano "coinvolti componenti e funzionari di rilievo" del governo D’Alema "e parlamentari ed ex parlamentari proprio del partito dell’ex Presidente del Consiglio". L’indagine su "Arcobaleno" si è conclusa solo pochi mesi fa: nell’ottobre 2008, a quasi nove anni di distanza dagli arresti disposti per lo scandalo legato alla gestione degli aiuti umanitari, ha condotto al rinvio a giudizio di 17 persone.
1 commenti:
Sospettare di D'alema è farlo più in gamba di quel che realmente è: in fondo è solo un funzionario del vecchio pci, riclcato nel pds/ds/pd.
Le "scosse" sono solo una vana speranza e sai quel che si dice: chi vive sperando ... ;-)
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