martedì 15 marzo 2011

Lampedusa assediata


LAMPEDUSA - L’isola che non ne può più si raccoglie sul molo commerciale dove da una nave militare con un cannone a prua e un elicottero a poppa sbarcano 129 tunisini salvati in alto mare. Ma il tempo della compassione, della comprensione, della solidarietà per molti abitanti di questo scoglio più vicino all’Africa che alla Sicilia sembra essersi consumato. Ed esplodono invettive, parolacce addirittura minacce di pescatori, albergatori, semplici casalinghe, giovani e anziani, arrivati qui per la motonave bloccata dal mare cattivo a Porto Empedocle, rimasti senza merce per negozi e attività, ma immersi fra centinaia di immigrati che continuano a sbarcare e tanti altri sgattaiolati fuori dal Centro accoglienza dove, con gli ultimi 25 approdi, si sfiora quota 3.000 unità. Una cifra con alti rischi. Un limite esplosivo. Dentro e fuori la ex caserma costruita per ospitare 850 migranti. Come prova anche la reazione di tanti isolani pronti ad applaudire, lì sul molo, davanti alle telecamere di Tv francesi, tedesche, olandesi, il titolare di un residence non appena invoca a squarciagola «l’indipendenza di Lampedusa dall’Italia e dall’Europa»: «Vogliamo amministrarci da soli visto che tutti ci lasciano soli». E gli fa eco un collega, quasi azzannando zoom e microfoni, rovesciando la rabbia anche contro una cronista cinese che traballa su se stessa: «Qua scorrerà sangue fino all’Oceano Indiano...».

«MEGLIO ESSERE COME MALTA» - Difficile archiviare come semplici sfoghi queste sfuriate che non hanno di mira i nordafricani, ma le autorità, gli uomini politici, il governo e sempre più spesso i giornalisti, «colpevoli» di rappresentare una Lampedusa invasa dai clandestini, dando così un’immagine che scoraggia i turisti e moltiplica le disdette non solo per Pasqua ma anche per la già compromessa stagione estiva. Si moltiplicano voci che non possono non essere registrate: «Si arricchiscono tutti sulle spalle dei lampedusani... Noi siamo preoccupati da noi stessi perché quando esplode la rabbia di un popolo la reazione non è pacata, controllata, intelligente... Se soli ci lasciano, meglio l’indipendenza, come Malta. Ma dovete uscire fuori tutti dai c...». Volano parole grosse. E qualche spintone. Come è accaduto al cronista di una Tv privata di Agrigento che voleva riprendere una riunione di albergatori. «Mi cacciate via? Ma io passo i servizi a tanti reti Tv, ho investito 30 mila euro nei mezzi...». Se l’è vista brutta. «E tu investi sulle nostre disgrazie?».

UNDICIMILA TUNISINI - E’ un cortocircuito sul quale bisogna riflettere. Ecco uno dei fronti di fuoco di quest’isola che il suo vulcano ormai ce l’ha in quel Centro accoglienza ai limiti della tenuta. Anche perché il massimo che si riesce a organizzare in questa giornata rovente sono appena quattro voli per portare via 240 immigrati. Poco, troppo poco, come tuona Laura Boldrini, portavoce Onu per i rifugiati. Ma bisogna fare i conti con i dieci centri Cara ormai ovunque intasati dagli oltre 11 mila tunisini arrivati dai primi di febbraio. In gran parte fuggiti via, forse con tacito consenso dei controllori, verso le frontiere, direzione Germania e Francia, dove si alzano nuovi «muri» con verifiche che sembravano annullate dagli accordi di Schengen. E’ tempo di conteggi per un flusso inarrestabile e già carico di lutti. Si parla di un naufragio con 40 morti. Ma senza certezze. Anzi, un tunisino intervistato dal TG3 ha detto che durante un trasbordo è annegato un loro compagno ma che gli altri si sono salvati con il soccorso di un altro natante. Versioni contraddittorie.

MACCHINA IN AFFANNO - L’unico dato certo è il dramma dell’esodo ancora una volta raccontato da un cronista in prima persona dopo una rischiosa traversata fatta con altri cento nordafricani. E’ l’odissea del corrispondente da Parigi de La Stampa, Domenico Quirico. Ha pagato pure lui i mille euro a un capo ciurma. E s’è ritrovato nella notte a rischiare la vita, in un barcone dove l’acqua arrivava alle ginocchia. Ce l’ha fatta. Come i tremila in parte appollaiati sulle scarpate del Centro accoglienza perché non c’è posto in baracca, separati a gruppi dal nastro bianco e rosso, quello dei lavori in corso, in attesa di identificazione, cibo, vestiario, controlli medici. Secondo i tempi lenti di una macchina in affanno. Incapace di trattenere tutti. Tollerante quando si violano le regole e i tunisini corrono in paese a passeggio, in cerca di sigarette, panini, caffè, una camicia pulita. Spesso trovando solidarietà, come è accaduto finora. Come comincia a non accadere più.

Felice Cavallaro

5 commenti:

samuela ha detto...

C'hanno ragione. Così come hanno ragione le regioni del Nord che di questa invasione sono spesso la meta finale e ahimè stanziale, pensando che questi hanno tutti tra i 20 e i 30 anni è l'inferno in terra. Credo anche io che scorrerà sangue prima o poi. Il problema è che una volta che si inizia l'effetto domino è fisiologico.

E intanto

http://www.tgcom.mediaset.it/cronaca/articoli/1003260/trapani-stuprata-31enne-romana.shtml

Eleonora ha detto...

C'era un commento in un articolo de il giornale, te lo copio pari pari:

“L’avevamo capito che le cosidette “rivoluzioni” arabe erano una barzelletta finalizzate solo alla fuga in massa, perchè questa gente non sa neanche cosa vuol dire democrazia, è interessata solo a trovare chi gli dia da mangiare gratis, dal momento che le loro arcaiche società non sono in grado di farlo. Che poi usino le nostre leggi buoniste per aggirarle è normale, tutti gli straccioni lo fanno, e il mondo arabo è il maggior produttore di disperati che esista. Vogliono far compassione e ci riescono, che abbiano un minimo di dignità no, questo è pretendere troppo.”

Secondo te, serve aggiungere altro?

Nessie ha detto...

No, non occorre aggiungere altro. Dimmi però, per favore, da quale giornale hai preso questo interessato passaggio.

Eleonora ha detto...

Da qui: http://www.ilgiornale.it/interni/sbarchi_lampedusa_affondato_barcone_almeno_35_dispersi/immigrati-lampedusa-barcone-libia-clandestini-tragedia_mare/15-03-2011/articolo-id=511717-page=0-comments=1

Commento numero 77 del signor coruncanio.

samuela ha detto...

Beh, cos'è che diceva il vecchio Napoletano riguardo al declino dell'Italia? Ci salverà il nostro spirito animale? Vediamo quanto ne è rimasto.

E qualcuno si preoccupa ancora delle zuffe tra neonazionalisti e leghisti su cose come il senso dell'Italia, o della scoperta sconvolgente della mafia nel cuore economico del paese con 50 anni di programmatico e progettuale ritardo.
Mentre proprio la mafia si sta sfregando le mani, per un sacco di buoni motivi, fosse solo una destabilizzazione economica e sociale permanente dello Stato da estremo sud a nord. E fra tutti citerei il business più grande che nasce tra manodopera in nero e demografia da inferno dantesco: il cemento TOTALE.
Vorrei scrivere ad associazioni smaccatamente di sinistra come "Stop al consumo del territorio" per sentire un pò che ne pensano...