lunedì 28 marzo 2011

Vermi

Parto da qui, da uno dei tanti commenti simili a questo articolo del giornale: "Napolitano per questo raffronto, che è davvero un vile affronto a tutti i nostri emigrati che hanno dato il loro lavoro e spesso la loro vita per fare la ricchezza altrui, è davvero un criminale: dà la misura completa della sua malafede e del suo fanatismo da ideologia perversa.... anche questa dovevamo sentirci ripetere, mentre ci angosci la situazione presente, da uno che solo pochi giorni fa ha celebrato la sacralità del patrio suolo... ! Buffone tragico!". E poi linko anche questo articolo qui, segnalatomi da Nessie... quindi, le rivoluzioni fiorate del maghreb, sono già state decise e non per liberare i popoli dai loro oppressori... solo che ieri sera avevo il voltastomaco e ho preferito spendere le mie energie leggendo un libro. Per quanto riguarda l'articolo, bhe, si commenta da solo; Napolitano, verme e primo traditore della propria patria pretende di lasciare i clandestini a casa nostra e pretende di ignorare il malumore degli italiani che si sentono invasi (caro ottantenne komunista, si ricordi che siamo NOI, quelli che lei vuole ignorare, a foraggiarle lautamente il posticino dove è seduto abusivamente)  e Maroni, si affida alla Ue...


Il tema immigrazione continua a tenere banco nel dibattito politico, specie dopo le sommosse del Nordafrica che, di fatto, hanno fatto aumentare notevolmente i flussi verso l'Italia. Dopo la polemica sulla opportunità, o meno, di dare agli immigrati che accettano di tornare al proprio paese un contributo economico (proposta lanciata da Frattini ma contestata da Bossi), sull'argomento interviene il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che fa sentire la sua voce da New York, dov'è in visita di Stato. Di fronte alle nuove ondate di immigrati - argomenta il Capo dello Stato - in Italia "ci sono ogni tanto delle posizioni, delle reazioni un po' sbrigative a livello di opinione pubblica" alle quali non bisogna indulgere. Piuttosto bisogna ricordare il nostro passato di paese numero uno in Europa per numero di emigranti e "governare" la nuova situazione che si è creata, anche se "non è semplice", ha detto Napolitano rispondendo a una domanda a margine della inaugurazione dello spazio espositivo "Industria Gallery" a New York. "Proprio perché c’è stata un’accelerazione, che - ha aggiunto Napolitano - nel giro di vent’anni ci ha fatto passare da una quota minima di immigrati ad una presenza pari al 7 per cento della popolazione, e quindi ci sono state delle scosse dal punto di vista sociale e psicologico, bisogna governarle". Quali sono gli elementi in comune fra quella emigrazione storica italiana e questa oggi in arrivo in Italia? "C’è la stessa ricerca talvolta disperata di lavoro e di vita decente" ha risposto Napolitano invitando a considerare che "nel frattempo è cambiato il contesto mondiale". "Oggi - ha spiegato - c’è un incrocio fra l’Italia e l’Africa che prima non c’era. E l’Italia è in Europa uno degli ultimi paesi che dopo essere stati paese di emigrazione, e l’Italia in passato è stato il numero uno, sono diventati luogo di immigrazione".

Maroni: spero in sussulto di dignità dell'Ue. Il ministro dell'Interno Roberto Maroni auspica che le "drammatiche immagini di Lampedusa" possano "spingere l’Europa a un sussulto di dignità". In un’intervista a Radio Padania, il ministro dell’Interno ha nuovamente chiesto che "tutta l’Europa si faccia carico dei profughi". Una richiesta che, ha garantito, ripeterà "nei prossimi giorni" anche in sede Ue. "La partita vera continua a giocarsi in Europa", ha affermato, sottolineando che, davanti all’emergenza sull’isola siciliana, l’Italia è stata lasciata sola. Il titolare del Viminale ha poi spiegato che il problema delle lentezze e della mancaza assunzione di responsabilità da parte europea non risiede nelle decisioni della Commissione Ue, e elogiato il lavoro della commissaria agli Affari interni, Cecilia Malmstroem. Il problema, ha detto, è che "c’è resistenza dai singoli Paesi, in particolare quelli del Nord".

L'intervista di Maroni:

La guerra in libia, i migranti. Maroni alle Regioni: «Accogliete i profughi o agiremo d'imperio». Il ministro: pantano Libia, un errore partecipare alla guerra

ROMA - «La Tunisia aveva promesso un impegno immediato per fermare i flussi migratori, ma le barche continuano ad arrivare. Se non ci sarà un segnale concreto entro i prossimi giorni, procederemo con i rimpatri forzosi». Il ministro dell'Interno Roberto Maroni alza il tiro in materia di contrasto agli sbarchi. Fa propria e rilancia la linea della Lega, poi analizza la posizione dell'Italia nella coalizione che partecipa ai raid in Libia: «Per provare a uscire dal pantano, l'unica soluzione è quella diplomatica proposta da Franco Frattini in accordo con la Germania».

Venerdì al rientro da Tunisi lei si era mostrato fiducioso sulla collaborazione con il governo locale. Che cosa è cambiato? «Sono arrivate altre mille persone che dicono di essere tunisine. E poi, a bordo di due barconi provenienti dalla Libia, circa mille tra somali ed eritrei. Non siamo in grado di sostenere questi ritmi e dunque bisogna adottare un nuovo atteggiamento».

E crede che l'uso della forza sia la strada giusta? «Potrebbe trasformarsi nell'unica possibile se gli sforzi diplomatici del governo italiano dovessero fallire. I somali e gli eritrei non possono essere rimpatriati perché scappano dalla guerra e hanno diritto alla protezione internazionale. Per usare l'espressione del governatore Zaia "non hanno le scarpe firmate", dunque li assisteremo e rinnoveremo all'Europa la richiesta di attivare la distribuzione tra gli Stati membri. Ma questo non può valere per i tunisini».

Dunque che cosa ha in mente? «Il problema è estremamente complesso e non esistono soluzioni facili come quella dei mitra evocata dal governatore della Sicilia Lombardo. Mercoledì mattina si riunisce l'unità di crisi a palazzo Chigi. Io confido che il governo tunisino faccia quello che ha annunciato, però se non ci sarà un intervento vero per fermare le partenze chiederò al governo di attuare la proposta di Bossi e di procedere ai rimpatri forzosi. Siamo attrezzati per farlo. Li mettiamo sulle navi e li riportiamo a casa».

Senza attendere il nullaosta delle autorità tunisine? «Le loro procedure sono troppo lente e in ogni caso non hanno mai accettato i rimpatri collettivi».

Pensate di usare le navi militari? «Su questo è in corso una valutazione giuridica legata alla mancata adesione del Paese di provenienza, potremmo usare quelle civili».

Intanto Lampedusa è ormai allo stremo. Come pensa di risolvere il problema degli stranieri accampati ormai ovunque? «Vorrei ricordare che sull'isola non ci è stato consentito di allestire una tendopoli. In ogni caso abbiamo individuato alcune aree dove allestiremo campi temporanei per l'identificazione e l'espulsione che potranno ospitare fino a 500 persone ciascuno. Si tratta di tende e moduli abitativi gestiti dal Viminale perché destinati a chi è clandestino e deve essere tenuto sotto controllo prima di essere rimandato a casa».

Una sorta di Cie a cielo aperto. Saranno distribuiti in tutte le Regioni? «Sono siti individuati un po' ovunque dal ministero della Difesa in aree militari dismesse. Stiamo valutando attentamente i siti con le prefetture perché, a differenza dei profughi, queste persone non hanno diritto a rimanere in Italia e quindi contiamo di esaurire le procedure nel più breve tempo possibile e poi rimpatriarli».

Frattini aveva proposto di elargire almeno 1.500 euro a chi accetta di essere rimpatriato e poi avete offerto alla Tunisia soldi e mezzi. Non rischiamo di ritrovarci sotto ricatto, proprio come avvenne con il regime libico? «È una situazione completamente diversa perché noi dipendevamo da Tripoli per l'approvvigionamento di petrolio ed energia, mentre con la Tunisia le parti sono invertite, sono loro a dipendere da noi soprattutto nel settore turistico visto che ogni anno ci sono 600 mila italiani che visitano il loro Paese».

E questo è stato fatto pesare? «Durante gli incontri abbiamo già sottolineato la decisione di alcune compagnie che organizzano crociere e per motivi di sicurezza hanno escluso la Tunisia dai loro tour. Loro sanno bene che per tornare alla normalità hanno bisogno di noi. In ogni caso voglio ribadire che i rimpatri assistiti sono programmi finanziati dall'Europa nell'ambito della cooperazione con gli Stati terzi e sono gestiti dalle organizzazioni internazionali, nessun contributo diretto agli immigrati come invece erroneamente è stato detto».

Lei ha annunciato un piano per la distribuzione dei profughi con una stima di 50.000 persone che potrebbero arrivare dalla Libia in Italia. Crede davvero di riuscire ad assisterle? «Sono rimasto male impressionato per l'atteggiamento di alcuni amministratori locali che ufficialmente mostrano buona volontà e poi sottobanco cercano motivi per evitare di essere coinvolti. Lo ripeto: l'unica regione esclusa sarà l'Abruzzo. Altrove si procederà secondo il piano che ho sottoposto alle regioni, che prevede un tetto massimo di 1.000 profughi ogni milione di abitanti».

Chi decide dove alloggiarli? «I governatori in accordo con province e comuni».

E se ci saranno rifiuti? «Allora saremo noi a individuare le aree. Io sono un fautore della condivisione di queste scelte impegnative, ma se questo non è possibile - e soprattutto di fronte a una situazione di emergenza che riguarda profughi che scappano dalla guerra in Libia - saremo costretti ad agire d'imperio».

Il ministro Frattini propone un asse con la Germania per arrivare a una soluzione diplomatica in Libia. Lei condivide questa linea? «Sin dall'inizio la Lega era contraria alla partecipazione dell'Italia alla guerra e avevamo chiesto di comportarci come la Germania. È stato un errore e mi sembra che la soluzione Frattini sia l'unica possibile se si vuole uscire da un pantano che può rivelarsi molto pericolosa».

Che intende? «Secondo le ultime informazioni Gheddafi è riuscito a portare dalla sua parte anche la tribù che gli era più ostile, quella dei beduini. Forse chi ha voluto questi raid non ha analizzato le capacità finanziarie illimitate del Raìs, non ha saputo valutare la sua forza. Per questo ha ragione Frattini quando dice che bisogna coinvolgere nella trattativa tutte le tribù».

L'Italia sostiene gli insorti? «L'Italia dialoga con chi può rappresentare la transizione, sapendo perfettamente che la realtà non è mai come appare. Basti pensare che alla guida dei ribelli ci sono gli ex ministri dell'Interno e della Giustizia di Gheddafi. Non possiamo lasciare zone fuori controllo, soprattutto tenendo conto dell'influenza che i Fratelli musulmani hanno in quell'area e dunque del sopravvento che può essere preso dai fondamentalisti. La Libia deve essere messa in una situazione di stabilità».

Passando alla politica interna, nell'ultima votazione il federalismo comunale è passato con il voto contrario dell'Udc e l'astensione del Pd. E' un segnale di collaborazione? «Forse il Pd credeva che bocciando il federalismo la Lega se la sarebbe presa con Berlusconi e avrebbe fatto cadere il governo. Quando hanno capito che noi rimanevamo leali e questi mezzucci non sarebbero serviti hanno deciso di astenersi compiendo quello che io ritengo un giusto passo in avanti. Del resto il federalismo fa comodo anche a loro che hanno moltissimi amministratori locali. Diciamo che siamo sulla strada giusta, anche perché quello dell'Udc io lo interpreto come un atto di coerenza».

Era proprio necessario nominare ministro Saverio Romano? «Io lo conosco perché è stato mio sottosegretario al welfare e l'ho molto apprezzato. Più in generale posso dire che se neanche il presidente della Repubblica ha bloccato questa nomina vuol dire che non esistevano i presupposti per farlo».

In realtà lo stesso presidente ha voluto sottolineare che non poteva farlo. «La Costituzione prevede la presunzione d'innocenza fino alla condanna definitiva. Sulla base di questo posso dire che si tratta di una scelta che rispettiamo e abbiamo condiviso».

Fiorenza Sarzanini
Inoltre, mi è stato appena segnalato questo articolo.

2 commenti:

Massimo ha detto...

L'internazionalismo di Napolitano è uguale ieri come oggi.
Ieri con Mosca, oggi con i "poteri forti".

Eleonora ha detto...

Vuoi dire "vendersi al miglior offerente"... no?