lunedì 7 marzo 2011

Scappa dal marito violento


LAMPEDUSA - C’era pure una tedesca alta, bella e bionda, quarant’anni, una bimba di 9 anni in braccio, fra i mille tunisini sbarcati l’altra notte a Lampedusa. Una sorpresa che richiama quella della scorsa settimana, quando, confusi fra i clandestini a bordo di un natante, furono trovati due giornalisti tedeschi impegnati in un racconto televisivo sui viaggi della speranza. Stavolta la protagonista, Tina Rotcam, stanca, impaurita e infreddolita dopo 24 ore di traversata, è una signora in arrivo dall’isola di Djerba, in fuga dal marito tunisino, dopo un divorzio e una contrastata causa giudiziaria. Una storia familiare con mille attriti scattati già da diversi anni.

STORIA - «Un amore finito», come ha detto agli uomini del questore Girolamo Di Fazio, entrati in contatto con l’ambasciata tedesca a Roma per le verifiche. «Controllate pure tutto, ma la verità è che io fuggo da un marito violento che voleva togliermi per sempre mia figlia. E invece sono io che me la porto al mio Paese...», insisteva in mattinata con i funzionari del capo della Mobile, Alfonso Iadevaia, tenendo per mano la bimba, a sua volta confortata dai volontari di Save the children, finora abituati a coccolare piccoli nordafricani. E lei, occhi grandi, sperduti, allarmati, s’è rasserenata nel pomeriggio quando, dopo la doccia e dopo una buona dormita, ha anche trovato dei giocattoli.

DIRITTI - Cosciente dei propri diritti, quando l’hanno trasferita con tutti i clandestini al Centro accoglienza Tina Rotcam ha chiesto di essere rilasciata: «Io semmai vado in albergo, essendo una cittadina tedesca». Ha invocato un contatto immediato con l’ambasciata e in serata ha ottenuto il consenso per trascorrere la notte in un albergo con la sua bimba. Come una turista. Arrivata però con un sistema mai collaudato prima. «Avevo provato mille volte a partire dalla Tunisia con la mia piccolina, ma era impossibile prendere un aereo», spiega. «Perché, dopo il divorzio, le autorità tunisine non hanno voluto riconoscere il provvedimento di quelle tedesche che affidavano a me la bambina. E il mio ex marito, violento come sempre, forte delle consuetudini e dei costumi tunisini, ha cercato di far prevalere la sua arroganza, togliendomi la bambina...». Di qui la ricerca di una via di fuga. Un piano messo a punto da oltre un mese, come dice lei: «Pensavo di andare in Libia e partire da lì per mare o in aereo. Poi i disastri della rivolta, i rischi accresciuti... Beh, l’unica via di fuga restava quella dei ragazzini tunisini che scappano dalla loro terra...». E si è accodata sabato notte a un gruppo di giovani raccolti sulla spiaggia di Djerba, pagando i suoi mille euro, biglietto di sola andata.

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