giovedì 24 marzo 2011

I clandestini tunisini


Per un attimo abbia­mo sperato che la na­ve da guerra San Mar­co, salpata da Lampe­dusa con un carico di cin­quecento immigrati appena sbarcati sulle coste dell’iso­la, facesse rotta sulla Tuni­sia, Paese dal quale gli inde­siderati ospiti provenivano. Purtroppo non è andata co­sì. La San Marco attraccherà in Sicilia e il suo carico uma­no verrà disperso per l’Ita­lia, come lo saranno i succes­sivi. Dicono che è il prezzo della guerra, ma così non è. Di libici, sulle carrette del mare, non c’è traccia. I sud­diti di Gheddafi sono sì alle prese con una guerra civile, ma non hanno nessuna in­tenzione di lasciare il Paese: stavano benissimo dove so­no e sperano di tornare a sta­re bene al più presto.L’onda­ta che ci sta invadendo arri­va dalla Tunisia, dove poche settimane fa è stato deposto un tiranno mascherato e in­sediato un governo demo­cratico. Non c’è logica nello scappare da una libertà ritro­vata, non ci sono le basi per dichiararsi perseguitato po­litico o sentirsi in pericolo di vita. E, in effetti, sui ventimi­la arrivi degli ultimi giorni, soltanto tremila hanno fatto richiesta di asilo. Sono prati­camente solo uomini. Dubi­to che tutti siano davvero nelle condizioni di dover scappare, fosse solo per il fat­to che non conosco uomini che lascerebbero moglie e fi­gli a casa in balìa di presunti aguzzini. Più facile che tra questi tremila la maggior parte millanti e la restante sia in fuga sì, ma non dal ti­ranno. Più probabilmente scappano dalla polizia dopo essere evasi dalle carceri (nelle quali si trovavano per reati comuni) durante i gior­ni della rivolta. Arruolare i tunisini tra le persone in diritto di ospitali­tà sull’onda emotiva della guerra è il peggior servizio che possiamo fare ai profu­ghi veri, se e quando questi arriveranno. È come intasa­re un ospedale di finti amma­lati: si sprecano risorse ed energie che potrebbero esse­re esaurite nel momento del vero bisogno. Le leggi che nel nostro Paese regolano immigrazione e ospitalità non risultano essere state so­spese, e semmai l’ecceziona­lità del flusso deve portare a stringere le maglie, non cer­to ad allargarle.

Credo che proprio alla lu­ce di tutto questo il governo abbia ieri deciso di inserire il problema dei clandestini nella risoluzione che il Parla­mento deve approvare sulla crisi libica. Berlusconi chie­de che la coalizione militare si impegni a bloccare sulle coste africane i trafficanti di uomini e i loro carichi. Ov­viamente questo non piace alla sinistra, che più proble­mi e casino ci sono in Italia più spera di trarne vantaggi politici ed elettorali. Bersa­ni fa il finto tonto sulla pelle di quei disgraziati e sulla si­curezza di noi italiani. È ad­dirittura offeso perché alle Camere ieri non è andato a parlare Berlusconi in perso­na, ma il ministro Frattini. Qualcuno gli spieghi che un motivo c’è, e non seconda­rio. Il premier, probabilmen­te, non può parlare con Ber­sani in quanto impegnato con altri interlocutori che chiedono riservatezza e bas­so profilo. Chi sono? Forse lo sapremo nei prossimi giorni. Per risolvere anche le crisi più drammatiche a volte contano più i rapporti personali che la forza milita­re. A volte, per ottenere risul­tati, serve di più dire «per Gheddafi mi sento addolora­to», che non seguire l’eti­chetta. Insomma, da queste parti qualcuno sta median­do davvero per mettere fine alla guerra. Se ne sono accor­ti tutti, americani compresi, salvo Bersani. Che sulle co­se importanti arriva sempre con un po’ di ritardo.


Sono 2.347 i profughi sbarcati da gennaio fino a ieri a Lampedusa, gli altri 13mila sono clandestini. Il sindaco di Mineo ha dunque definito «una presa in giro colossale» la decisione del Viminale di trasferire nel Residence degli aranci, che avrebbe dovuto ospitare soltanto i richiedenti asilo, anche i 600 migranti accampati a Lampedusa. Sul Piano profughi del Viminale continuano intanto i distinguo dei governatori. Il presidente del Veneto, Luca Zaia, è pronto a ricevere quelli libici. Ma «zero clandestini». Cioè nessuno di quei tunisini a cui si cerca una sistemazione: chi ha presentato richiesta di asilo troverà alloggio nel Residence degli aranci. Le Regioni si preparano invece all’ondata di rifugiati che potrebbe arrivare da Tripoli. Ma altri immigrati a Lampedusa manifestano l’intenzione umanitaria. I tecnici hanno verificato che la maggior parte di loro ha nazionalità tunisina. Non necessitano di protezione, per loro è difficile giustificare l’asilo, e vanno dunque rimpatriati o sistemati nei Cie. Che però sono pieni. Il nuovo governo tunisino guidato da Beji Caid Essebsi ha soppresso la polizia politica e quasi tutti i tunisini che hanno raggiunto le coste italiane sono perciò considerati clandestini.

Domani Maroni, che ha incassato il sostegno del suo omologo spagnolo Perez Reculcaba («Francia e Spagna non lasceranno sola l’Italia», ha detto il ministro dell’Interno di Madrid che auspica «un rapido ed efficace sostegno della Ue»), volerà a Tunisi per ridiscutere gli accordi di cooperazione su almeno due fronti. Il primo è quello dei pattugliamenti. Fino alla caduta del regime di Ben Ali i mezzi italiani cooperavano con le autorità locali per limitare le partenze. Con il crollo istituzionale sono saltati gli interlocutori e, con loro, anche i pattugliamenti congiunti. Da Zarzis e dagli altri porti tunisini le partenze continuano. L’ambasciatore Pietro Benassi è stato ricevuto dal nuovo esecutivo per preparare la missione del ministro, ottenendo il ripristino dei pattugliamenti. Che dev’essere però formalizzato. Maroni punta ad aumentare soprattutto il numero dei rimpatri: almeno cinquemila quelli da imbarcare. Ed è impossibile farlo con accordi che oggi prevedono rimpatri da dieci persone al giorno.

La seconda sfida riguarda i migranti con precedenti penali. Quelli evasi dalle carceri, o quei soggetti considerati «pericolosi per la pubblica sicurezza». Per loro sono stati trovati centinaia di posti nei Cie, dove le rivolte registrano un solo obiettivo: la fuga. A Gorizia otto tunisini sono stati arrestati per danneggiamento, lesioni, resistenza a pubblico ufficiale e rapina (uno di loro aveva sottratto le chiavi delle stanze). In sei hanno fatto perdere le tracce. Altri quattro bloccati lunedì mentre cercavano di varcare il confine con la Francia, al valico del Monginevro; trovati su una Nissan Micra guidata da un francese di 26 anni. Dai foglietti recuperati nelle loro tasche si suppone che un clandestino sia evaso dal Cie di Crotone. E non sono certo questi i migranti che le Regioni vogliono accogliere. Già decine gli arresti fatti invece a Ventimiglia, dove il business dei passeur è di nuovo fiorente. Se n’è accorto anche il ministro dell’Interno francese, Claude Guéant, che ha chiesto di «rispettare il regolamento europeo in materia di trattenimento dei migranti». Cioè: tenerli in Italia. Sembra questo il problema del Viminale. Gestire i clandestini destinati ai Cie, più che i profughi. A Torino una decina di tunisini ha danneggiato la struttura di detenzione che costa 1.350.000 euro l’anno. Stessa tecnica di fuga. Incendi e caos. Per Maroni potrebbero essere 15mila gli arrivi dalla Libia, ma da Tripoli non è partito nessuno: i 117 approdati a Catania hanno detto di essere libici solo per ottenere lo status di rifugiati. I 2.347 profughi staranno tutti a Mineo. Per i clandestini si parla di tendopoli. Su quella pugliese ci si interroga. Mentre a Lampedusa un centinaio di migranti ne ha costruita una fai-da-te. Stracci, vestiti e lenzuola. In attesa di capire in quanti ancora saliranno a bordo della nave San Marco, che stamattina sbarcherà ad Augusta con i primi 600 tunisini lampedusani diretti a Mineo.

2 commenti:

Nessie ha detto...

Già che ci sei, abilita se puoi anche questo importante link di Italia Oggi che svela importanti retroscena sui veri burattinai di Sarkò:

http://www.italiaoggi.it/giornali/dettaglio_giornali.asp?preview=false&accessMode=FA&id=1706370&codiciTestate=1&sez=hgiornali&testo=&titolo=Un'operazione%20anglo-americana

nuovopatriota ha detto...

Mi pare naturale che siano tutti clandestini. Infatti, come si evidenzia, non hanno al seguito donne e bambini.
Vanno respinti.
E dove non possibile come ora, avendoli fatti sbarcare, vanno ricondotti in Africa.
Vanno chiuse le frontiere agli immigrati e fatto un censimento per rispedire a mare quelli senza lavoro e senza fissa dimora.
Vanno controllati coloro che stanno rubando lavoro e casa agli italiani e rimandati alle loro patrie!

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+nuovopatriota+
[italia agli italiani! bula bula nella foresta!]