giovedì 31 marzo 2011

Obama e la guerra in Libia


I nuovi patrioti costituzionali, pronti a insorgere contro il tiranno Berlusconi in un onirico remake del Risorgimento, si sono subito schierati con Obama sulla guerra di Libia per abbattere Gheddafi-Berlusconi, e chissà se tra poco, il nostro presidente della Repubblica recupererà come valore della Resistenza anche la guerra di Libia, finora deprecabile anticipazione del colonialismo fascista. Negli Stati Uniti, però, la guerra di Obama in Libia è considerata anticostituzionale e si sono levate autorevoli voci democratiche e repubblicane per denunciare la fine della Repubblica e l’inizio di una presidenza imperiale che agisce in politica estera senza consultare il Congresso. Su Foreign Policy, fondata da Samuel P. Huntington, non certo un pacifista, e su Stratfor, importante rivista di global intelligence, Bruce Ackerman e George Friedman hanno denunciato l’incostituzionalità della guerra di Obama in Libia e la minaccia incombente sull’America di essere trasformata in un impero, dove un solo uomo decide la guerra, con conseguenze tragiche come accadde con Mussolini e Hitler. Ackerman, docente di diritto e scienze politiche a Yale, autore nel 2010 di The Decline and the Fall of America Republica, vicino alle posizioni di Rawls, osserva che Obama ha ricevuto dall’Onu la legittimazione a bombardare la Libia, ma la Carta dell’Onu non sostituisce quella degli Stati Uniti, che dà al Congresso, non al presidente, il potere di dichiarare la guerra.

Dopo la guerra in Vietnam, il Congresso approvò il War Powers Resolution per il quale al presidente è concesso di inviare forze armate all’estero solo con l’autorizzazione del Congresso e soltanto in caso di una “emergenza nazionale creata da un attacco agli Stati Uniti, i suoi territori o possedimenti, o le sue forze armate” può decidere azioni militari di soli 60 giorni. Il War Powers Resolution prevede anche ulteriori 30 giorni per il ritiro, se il presidente non riesce a ottenere l’autorizzazione del Congresso o una dichiarazione di guerra. Come osserva Bruce Ackerman, è plateale la violazione della Costituzione nel caso della guerra di Libia, perché Gheddafi non ha attaccato gli Stati Uniti. Obama non ha neppure avvisato il Congresso della decisione di bombardare la Libia. Mentre Bersani & C. accusavano Berlusconi di non essere andato a parlare in Parlamento, scambiandolo col presidente degli Stati Uniti, che ha invece l’obbligo costituzionale di parlare al Congresso e sotto accusa per averlo completamente ignorato. Obama ha soltanto rivolto un discorso alla nazione lunedì, dove non ha mai menzionato i ribelli, perché – come si scrive nei forum americani – il presidente non sa chi sono e si è gettato in avventura poco chiara. C’è chi accusa Obama di essersi venduto alla Lega araba e chi di essersi venduto alla lobby ebraica e questo è grave in un paese multiculturale.

Lo sbrego alla costituzione americana di Obama ha superato per Ackerman quello di Clinton per il bombardamento del Kosovo, per il quale però il ministero della giustizia aveva assicurato che il Congresso aveva dato il consenso con appositi fondi. Nel caso della guerra di Libia, il Congresso non ha stanziato alcun fondo per bombardare Gheddafi: Obama sta usando soldi stanziati dal Pentagono per altri obiettivi, non per i bombardamenti. Il dissenso del Pentagono, grave durante una guerra, si può cogliere anche dal tanto materiale sui crimini dei kill team in Afghanistan uscito su Der Spiegel e sulla rivista Rolling Stones, scelta tempo fa dal generale Stanley McChrystal per sprezzanti esternazioni su Obama e Biden. Per George Friedman, non certo un pacifista ed esperto di intelligence, il tentativo di trasformare gli Stati Uniti in impero globale – come hanno mostrato tante operazioni, dal Kuwait, ad Haiti, al Kosovo, all’Afghanistan, all’Iraq – è stato un disastro. Si è persa soprattutto la ragione della razionalità della guerra che è quella di prevenire il nemico ad agire, non di punire uno stato in cui è in corso una rivolta interna. La discussione sulla guerra incostituzionale di Obama alla Libia non è una questione morale, rivela le preoccupazioni politiche per le possibili negative conseguenze per gli Stati Uniti. Forse sarebbe il caso che da noi i volenterosi patrioti della Costituzione, cominciassero a rendersi conto delle perplessità americane su Obama per questa operazione bellica priva di legittimità, per la quale il Congresso non ha votato fondi e sulla quale il Pentagono dà segni di scetticismo.

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