martedì 8 marzo 2011

Orde di clandestini


Roma - Sono arrivati a bordo di una dozzina di imbarcazioni, dalla costa della Tunisia. La sera di domenica, nel corso della notte, all’alba di ieri. Quasi 1200 extracomunitari dal tramonto alla mattina. Nella serata di ieri altri due barconi hanno raggiunto l’isola, cinque erano in avvicinamento. Venti sbarchi in poco più di 24 ore, quasi uno ogni sessanta minuti. La grande migrazione dal Nordafrica in rivoluzione sta partendo. Un ritmo del genere significa una prospettiva possibile di quasi 10mila arrivi alla settimana di profughi sulle coste italiane. Ma guai a parlare di intervento armato. «Un intervento militare sarebbe un grave errore - ha detto il dice il ministro dell’Interno Roberto Maroni dopo il summit con la Lega - prima di bombardare e di trovarci con un rischio Afghanistan ragioniamo sugli aiuti».

La cosa «che mi preoccupa», aggiunge il titolare del Viminale, è che dietro questi sbarchi non ci sia solo disperazione: «Sono riapparse quelle organizzazioni criminali che operavano prima in Libia». I trafficanti di uomini si sono spostati nei porti della Tunisia: «Abbiamo segnalazioni di migliaia e migliaia di giovani che si dirigono verso i porti di Zarzis e Djerba, nel sud della Tunisia». Macchine e camion carichi di ragazzi arrivano a Zarzis senza interruzione. L’accordo con i Caronti del Mediterraneo prevede il pagamento di 2500 dinari, circa 1400 euro, per raggiungere l’Italia. In un bar vicino alla spiaggia si raccolgono le adesioni. Per partire si aspetta sempre la notte. Dieci, dodici ore di traversata, prima di avvistare le spiagge di Lampedusa. La richiesta di Maroni a Bruxelles diventa di ora in ora più preoccupata: «L’Europa è già invasa. Occorre un contingente di forze di sicurezza, un impegno maggiore dell’Unione Europea: noi siamo pronti a fare quello che abbiamo fatto con l’Albania agli inizi degli anni 80. Ma da soli non possiamo farcela».

C’è poi il piano della diplomazia: accanto alla gestione dell’emergenza l’Italia ha in corso colloqui continui con i Paesi dell’area del Mediterraneo e osserva l’evoluzione della rivoluzione libica. Ieri il ministro degli esteri Franco Frattini intanto ha incontrato alla Farnesina il suo omologo israeliano, Avigdor Lieberman. Frattini ha annunciato che sono stati avviati «con discrezione» contatti con il consiglio provvisorio libico, gli oppositori di Muhammar Gheddafi. L’Italia è favorevole all’istituzione di una no-fly zone sulla Libia, assolutamente contraria a un attacco di terra. Il divieto di sorvolo dovrebbe avere il sì necessario «della Lega Araba e dell’Unione Africana». E’ «assai difficile pensare» che aerei italiani saranno coinvolti, ma l’Italia «non potrà negare le sue basi». Un eventuale invasione di truppe statunitensi sarebbe invece «certamente un atto unilaterale».

A differenza di altri Paesi, l’Italia ha però la grande migrazione da gestire. Gli oltre mille arrivati sono tutti uomini tranne quattro donne e una bambina. Una bambina di 9 anni nata da mamma tedesca e da papà tunisino. La giustizia tunisina ha deciso di affidarla al padre, e la madre ha tentato il mare per sfuggire alla sentenza. Sette extracomunitari sono stati fermati a Pantelleria. I Cie, i centri di identificazione per immigrati, sono già sotto pressione. Nel centro di accoglienza di Lampedusa ieri mattina si trovavano quasi 1200 persone. Due aerei hanno trasferito a Crotone e Porto Empedocle 264 profughi. Ma le altre strutture, dal nord al sud, rischiano in breve tempo il collasso. In pochi giorni dovrebbe essere pronta la mappa degli edifici di supporto. Tre aree della Difesa sono state identificate al sud, e c’è poi il Villaggio della Solidarietà di Mineo. Ma sarà dedicato ai richiedenti asilo: una struttura non chiusa ma aperta. Il governatore siciliano Raffaele Lombardo, che pure guida una giunta di cui fa parte anche la sinistra, ieri si lamentava: «Non so se potrò andarmene in campagna serenamente e se non devo invece stare col mitra in mano, ma mitra non ne ho», sottolineando come i rifugiati saranno «liberi di circolare nelle nostre campagne». Le organizzazioni internazionali per ora non sembrano offrire grande aiuto morale. Il portavoce di Amnesty International Italia Riccardo Noury sostiene che «l’Italia è perfettamente in grado di gestire eventuali flussi di migranti». E non si devono quindi usare «terminologie allarmistiche come “esodo biblico” o “emergenza”».

2 commenti:

samuela ha detto...

Benvenuti alla festa che si prepara alle donne italiane dagli 0 ai 100 anni -e anche a qualche uomo se transumano i marocchini, Ciociara docet.

Nessie ha detto...

Amnesty, Onu, Ue = stessa mafia.

Non solo l'8 marzo è una presa per i fondi, ma anche e soprattutto i 150 anni dell'Unità d'Italia.
W l'Italia che non c'è più, che non esiste più!