MILANO - Il festival di Sanremo lascia dietro sé uno strascico di polemiche, non solo relative a questioni musicali ma anche politiche. Fa discutere in particolare il mini talk show messo in piedi da Maurizio Costanzo che, dopo aver invitato sul palco tre operai di Termini Imerese, ha interpellato il segretario del Pd Bersani e il ministro Scajola, entrambi in platea. Giancarlo Mazzuca (Pdl), componente della commissione di Vigilanza sulla Rai, parla di «gravissima violazione della par condicio» e annuncia che presenterà un'interrogazione parlamentare. Maurizio Costanzo, spiega, «ha strumentalizzato una manifestazione canora a fini politici. Bene ha fatto Scajola a ricordare che si era nel corso di una trasmissione di spettacolo che non poteva prevedere interventi di natura politica».
«NON CREDO ALLA TRAPPOLA» - Dal canto suo Bersani, che è stato fischiato dal pubblico appena ha preso la parola (al contrario di Scajola) e ha ridotto il suo intervento a pochissime parole, dice di non credere all'esistenza di un "complotto" ai suoi danni. «Un trappolone? Io non ci credo, certo il momento poteva essere pensato meglio perché il clima era già surriscaldato dopo le esclusioni dei cantanti e l'intervento era quindi un po' a freddo, fuori dal contesto» ha spiegato al dopofestival di Youdem.tv. Bersani, che ha partecipato alla serata finale insieme alla figlia Elisa, ha saputo solo a trasmissione già iniziata che Costanzo avrebbe dato la parola a lui e al ministro per lo Sviluppo economico. «Forse si è preso un po' sottogamba un momento così delicato con tre operai in cassa integrazione sul palco - aggiunge il segretario -. Non è stato divertente né opportuno, ma mi dispiace per gli operai. Trovi sempre qualcuno che non gradisce la loro presenza». Comunque, conclude, la Rai ha fatto bene a invitarli: «Gli spettatori non sono dei coglioni, hanno visto e alla fine stanno con i tre operai».
«NON POSSIAMO ESSERE SNOB» - Sui fischi ricevuti Bersani dice: «A Sanremo ci sono tante cose che non piacciono a tutti, ma anche cose belle. E soprattutto se c'è un evento visto da milioni di persone, non possiamo sentirci estranei e snob». Motivazione che ha convinto anche Morgan, il grande escluso di Sanremo che sabato sera si è collegato al Dopofestival. «Non è vero che Bersani è venuto a Sanremo a raccattare voti - ha detto il cantante -. Prima di tutto è giusto che la politica i voti se li vada a prendere e poi da anni la politica si è allontanata non solo dalla gente ma dai fatti culturali ed è quindi salutare che Bersani sia andato al Festival». Tra parentesi il segretario del Pd, decretando il suo personale vincitore del festival, ha indicato proprio Morgan, anche se prima della puntata finale aveva espresso gradimento per le canzoni di Irene Grandi e Cristicchi.
2 commenti:
Morgan ha fatto l'elogio della droga e poi si è pentito.
Bersani è nato e cresciuto da comunista (e con tutta la sanguinaria storia del comunismo che pesa sulle sue spalle in quanto segretario del partito erede di quella tradizione) e poi si è pentito.
Provebio nazionalpopolare (come il Festival di Sanremo): chi si assomiglia, si piglia... ;-)
Ma ti dirò, non me la prenderei tanto con Morgan (nel frattempo della polemica sicuramente ha venduto parecchi cd...), me la prendo con chi da imbecille gli è stato dietro nel bene e nel male. Bersani è stato per certo il più imbecille di tutti. Soprattutto a presentarsi a Sanremo.
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